Viggo Mortensen incontra il pubblico a Roma 2008

L'attore newyorchese, rilassato e in gran forma, trascorre quasi due ore con il pubblico del Festival per raccontare la sua carriera, parlando delle tappe più significative e del suo modo di intendere il cinema e la recitazione.

Dopo aver partecipato alla presentazione di due pellicole molto diverse, Appaloosa di Ed Harris e Good di Vicente Amorim, Viggo Mortensen conclude i suoi impegni ufficiali alla terza edizione del Festival del Film di Roma con l'appuntamento più corposo, l'incontro con il pubblico, quello che nelle intenzioni degli organizzatori doveva presentare l'artista Mortensen in tutte le sue sfaccettature (pittore, musicista, poeta oltre che attore) ma che, su richiesta dell'interessato, è stato alla fine prettamente a tema cinematografico.
Il neo-cinquantenne newyorkese (Viggo ha varcato la soglia del mezzo secolo lo scorso 20 ottobre) ha quindi parlato della sua carriera, decollata tardi, già nel nuovo millennio con la Trilogia degli Anelli tolkieniana e commentato una selezione di scene tratte dai suoi lavori, per lo più suggerite proprio da lui.

Si comincia con Lupo solitario, esordio alla regia di Sean Penn che regalò a Mortensen il suo primo ruolo da protagonista; la scena che vediamo è quella, davvero dura e sconcertante, in cui Viggo/ Frank Roberts maltratta la dolce Patricia Arquette: "Patricia è davvero grandiosa in questa scena. Il film è incentrato sulla tensione tra i due fratelli, ma anche il rapporto tra il mio personaggio e quello di Patricia è molto interessante. E' passato tanto tempo, ma ancora mi ricordo quanto mi sorprese la proposta di Sean Penn. Mi passarono un messaggio in cui per di più il suo nome era stato scritto male e mi scervellai per capire chi tra i miei amici potesse essere l'autore dello scherzo, e invece... Dopo aver letto lo script mi sarebbe piaciuto interpretare più la parte dell'altro fratello, Joe, ma alla fine questo ruolo mi ha dato molto, è stato stimolante andare alla ricerca della 'parte buona' di Frank."

Una scena tratta da Il destino di un guerriero - Alatriste (al fianco di Ariadna Gil, che recita accanto a Mortensen anche in

Appaloosa) fornisce il destro a una domanda sul typecasting guerresco di Viggo: "Dipende dalle reazioni del pubblico, se il pubblico risponde bene a un determinato ruolo ecco che i produttori tendono a riproporlo. Anni fa - sarà stato il fatto che sembravo giovane per la mia età, e la mia voce era diversa da quella che è ora - facevo provini su provini ma mi offrivano sempre ruoli da bravi ragazzi, che io non trovavo interessanti. Ora non so quale sia il mio ruolo tipo; dopo La promessa dell'assassino, forse, spadaccino nudo!"
"Mi piace fare ruoli così diversi - prosegue Viggo - è come lo stato del sogno, ed è uno dei motivi per cui sono entrato in questo ambiente. C'è un momento, nei sogni, in cui capisci che le cose non sono quello che sembrano, e così è nelle storie. Quando arriva quella realizzazione sta a te decidere se fare qualcosa o no. E questo è anche ciò che rende interessante la vita."

Prevedibilmente arriva anche la domanda sulla leggendaria immersione di Viggo nei suoi ruoli, vedasi la quotidiana convivenza con la spada di Aragorn in Nuova Zelanda durante la realizzazione del Il signore degli anelli. Ma Viggo Mortensen è un attore "di metodo"? "Non so neanche cosa voglia dire. Suppongo si riferisca all'Actors' Studio, a Stanislavskij, Strasberg e dintorni. Il metodo in realtà è tutto quello che funziona. Ma forse per attori di "metodo" si intendono quelli particolarmente ossessivi, che si immergono nei loro personaggi, si fanno chiamare con il nome di questi per mesi e poi faticano a uscirne. Per me non è così. Certo, mi piace prepararmi. Una cosa che faccio sempre, di fronte a un nuovo script, è cercare di capire che cosa è successo prima di pagina 1; fatto quello, per me sei già a buon punto. A volte per esplorare un personaggio è necessario ricorrere a tutti i tuoi trucchi, e a volte sono cose che possono sembrare folli. Una volta, mentre brandivo la spada per le strade di Wellington, fui avvicinato da due poliziotti, che mi invitarono ad andarlo a fare a casa mia. Ed è vero che viaggio molto per studiare i miei ruoli. Per La promessa dell'assassinio sono stato a lungo in Russia ed è stato interessantissimo, anche perché nessuno mi riconosceva. Solo un bambino, per strada, ad un tratto mi fissò e mi si avvicinò sussurrando. 'Aragorn!' e io, annuendo, 'Shhh!'
Le persone si relazionano ai film anche attraverso il filtro delle proprie esperienze e delle proprie emozioni. E questo rende tutto più interessante: io non faccio il mio lavoro da solo, è una conversazione dopotutto."

Dopo la proiezione della famosa scena dell'amplesso con Maria Bello per le scale di A History of Violence, Viggo parla del suo rapporto con Cronenberg, il regista che gli ha regalato la consacrazione artistica, con cui Mortensen accetterebbe di fare "qualsiasi film, anche prima di leggere lo script". "Con Cronenberg c'è sicuramente una certa sensibilità in comune, anche se siamo persone molto diverse. A volte ci si trova seduti a un tavolo con un gruppo di persone, e qualcuno dice qualcosa di interessante o curioso, ma nessuno sembra reagire. Poi ti trovi a voltarti verso una persona in particolare e capisci che qualcun altro ha pensato la stessa cosa che hai pensato tu. E' così con David, c'è una comunanza di percezione che rende i rapporti, professionali e non, molto più facili. Mi è capitato di volergli fare una proposta, un suggerimento, e lui mi diceva 'Sì, provalo così' senza che avessi aperto bocca. E poi è il regista più sicuro di sé che abbia mai incontrato. Nessuno è completamente sicuro di sé, soprattutto in questo ambiente, ma lui sa sempre quello che fa, è esigente, come sono io, ed è estremamente organizzato."
E su un'altra scena cronenberghiana già cult, quella del bagno turco ne La promessa dell'assassino: "Sapevo che sarei stato completamente nudo e che avrei dovuto fare una scena di lotta senza alcuna protezione, ma ero tranquillo perché mi fidavo di Cronenberg. E lui ha girato quella scena con una intelligenza e un'organizzazione incredibile, girando prima il complesso della sequenza e poi alcuni dettagli che gli servivano. Alcuni registi avrebbero avuto bisogno di cinque giorni di riprese per realizzare quella scena. David Cronenberg è il tipo di regista che ti fa capire che per girare un film drammatico e intenso, non c'è bisogno di essere sotto pressione o che ci sia un'atmosfera spiacevole sul set. Purtroppo per molti è così."

Arrivano infine due scene tratte da La compagnia dell'anello e da Le due torri, ovvero la meravigliosa scena della morte di Boromir ("I would have followed you to the end, my brother, my captain, my king.") e una sequenza tratta dalla versione estesa del secondo capitolo della trilogia. Viggo confessa di aver scelto la prima in onore di Sean Bean, un attore con cui si è trovato particolarmente bene sul set neozelandese, e di cui ha sentito la mancanza una volta esauritosi il ruolo di Boromir. "Avevamo lavorato a lungo su quella scena. Quella mattina girammo prima la parte di Sean, che fu straordinario, e io ero piuttosto nervoso, e credevo di non essere all'altezza. Venne il mio momento e Sean fu assolutamente generoso. Spesso non ci si rende conto di quanto sono egoisti certi interpreti nella realizzazione di campi e controcampi. Non ti aiutano affatto, perché pensano così di dare maggior risalto alla propria performance. Sean ha fatto l'esatto opposto, mi ha aiutato moltissimo, e credo che si veda."
La seconda è una scena che Viggo avrebbe voluto nella versione theatrical de Le due torri, una sorta di "parentesi leggera" nello sviluppo del rapporto tra Aragorn e la Dama Bianca di Rohan; in essa, come ricorderanno i possessori dei DVD della versione estesa, Eowyn serve al futuro Re di Gondor una mefitica zuppa che lui, da vero gentiluomo, finge di apprezzare. "D'altronde c'è moltissimo materiale che avremmo voluto inserire, e purtroppo non è stato possibile. Questa scena mi piace molto perché credo che un momento divertente tra Eowyn e Aragorn arricchisca molto la loro storyline. La minestra era veramente atroce. Non letale, però. Se fosse stata velenosa sarebbe stata una vera scena 'di metodo'!"