Recensione The Twilight Saga: Eclipse (2010)

Il terzo capitolo cinematografico della saga di Twilight si pone obiettivi ambiziosi: coniugare azione e romanticismo, umano e soprannaturale, favola e quotidianità.

Vampiro o licantropo, questo è il problema

Tutto inizia con una scelta. Avevamo lasciato Bella alle prese con la proposta di matrimonio di Edward, compromesso che le consentirebbe finalmente di venire trasformata in vampira, e poter stare accanto all'amato dimentica delle insidie del tempo. Ma, per quanto una diciottenne di oggi possa essere refrattaria al matrimonio, non è tanto il suo futuro stato civile a far tentennare la giovane protagonista: sono le insistenze del licantropo Jacob, restio a rassegnarsi all'idea che tra lui e Bella ci sia solo una profonda amicizia. L'idillio a due tra la sognante ma testarda umana e il vampiro gentiluomo, dopo essere sopravvissuto alla prova della lontananza in The Twilight Saga: New Moon, si trasforma qui in un triangolo. Nessun sotterfugio, nessuna tresca scabrosa, però: i due contendenti si sfidano a viso aperto per il cuore dell'amata, l'uno forte del proprio fascino algido, temprato dai decenni di tormentata solitudine, l'altro passionale e impulsivo, pieno della determinazione cieca di un sedicenne.

La vocazione fiabesca della saga della Meyer si riconferma nella maniera più eclatante: se c'è qualcosa di più romantico dell'essere concupita da un essere immortale, è avere l'imbarazzo della scelta tra due paladini delle rispettive specie. Melissa Rosenberg, di nuovo alla sceneggiatura, dimostra più polso rispetto alle precedenti pellicole, riuscendo a tradurre tanto il tentativo iniziale di Bella di negare la propria attrazione per Jacob, quanto l'ambiguità dei sentimenti della ragazza, accantonando in parte l'eccesso di romanticismo cui ci aveva abituati nei precedenti capitoli. D'altro canto la scelta di affidare la regia a David Slade, che già aveva diretto i vampiri decisamente poco amichevoli di 30 giorni di buio, dice molto sulla volontà della produzione di dedicare un maggiore approfondimento alla

componente action della vicenda, magari strizzando l'occhio a un pubblico più vasto delle sole (seppur tante) ragazzine già fan dell'opera cartacea. Ma, se è vero che i dialoghi fanno meno concessioni al sentimentalismo, dell'adrenalina promessa c'è solo una flebile traccia. Il ritorno di Victoria, stavolta forte di un esercito di vampiri Neonati con i quali spera di annientare Bella e l'intero clan dei Cullen, sembrava offrire l'occasione perfetta per mettere in mostra le capacità di combattimento di vampiri e licantropi, uniti in un'improbabile quanto fragile alleanza per proteggere se stessi e la propria comunità. All'impegnativo allenamento che vede protagoniste le due specie, e alla successiva battaglia, prospettata come una durissima prova per Quileute e Cullen, viene però dedicato uno spazio davvero misero, che non rende giustizia alla buona gestione delle scene di lotta operata da Slade. In confronto con il precedente capitolo, un uso più pacato degli effetti speciali ha conferito una maggiore credibilità ai movimenti dei protagonisti, senza sacrificare la giusta spettacolarità. L'inquietante sequenza iniziale ci aveva inoltre finalmente dato un assaggio della natura ferale del vampiro, ed è un peccato che nel prosieguo della pellicola questa coloritura più classicamente dark non abbia trovato altra espressione.

The Twilight Saga: Eclipse si apre all'approfondimento di alcuni dei comprimari più carismatici della saga: Jasper e Rosalie, a cui vengono dedicati due flashback che, sebbene non rispecchino i luoghi e i tempi descritti dalla controparte cartacea, introducono temi decisamente più adulti rispetto a quelli finora affrontati. La violenza, il desiderio di riscatto, il disprezzo per se stessi sono parte del passato dei Cullen, e sono verità con le quali anche il presente e il futuro di Bella sono chiamati a confrontarsi. La relazione con Edward, finora, aveva i contorni del sogno, di una fantasia infantile che si è magicamente realizzata per dare alla protagonista il senso di un'esistenza in cui si era sempre trovata fuori posto tra i suoi simili, e che solo un essere fiabesco poteva completare. Ma per Bella è tempo di maturare, di rendersi conto delle conseguenze delle proprie scelte e di ritornare alla propria realtà di diciottenne (ancora) umana, piena anche di problemi umani: il diploma, il sesso, i genitori.

Questo terzo capitolo cinematografico della saga di Twilight si pone degli obiettivi ambiziosi: coniugare azione e romanticismo, umano e soprannaturale, favola e quotidianità. Gli ingredienti ci sono tutti, ma non riescono a dare vita a un insieme omogeneo, come se in fase di sceneggiatura si fosse semplicemente tentato di comprimere il corposo materiale suggerito dalla Meyer, ma senza sapergli infondere scorrevolezza e continuità.

La gestione delle scene è troppo frammentaria, i cambi di registro improvvisi, e si ripete l'errore già commesso in New Moon, in cui a una parte centrale prolissa faceva seguito un epilogo troppo frettoloso. Paradossalmente, la volontà di adottare un approccio più adulto, meno votato alla prospettiva romantica, rischia di alienarsi le simpatie di parte dell'audience femminile di affezionatissime, senza per questo necessariamente soddisfare le esigenze del pubblico più smaliziato. Bisogna comunque dare atto a Slade di aver saputo gestire in maniera più sobria e misurata la regia, finalmente libera dalla contemplazione estatica degli avvenenti protagonisti, che offrono qui una buona prova recitativa, sebbene ancora enfatica a tratti. Si è scelto di dividere la trasposizione cinematografica di The Twilight Saga: Breaking Dawn, capitolo conclusivo della saga, in due pellicole: forse questo espediente, insieme alla regia di Bill Condon, saprà dare vita a una declinazione del tutto convincente dell'epilogo della storia d'amore di Bella ed Edward.

Movieplayer.it

2.0/5