Recensione Tu, io e Dupree (2006)

Una colorata commedia che nulla aggiunge al filone in cui si inscrive, ma che può contare su un cast di tutto rispetto: l'ennesimo film fatto di tormentoni e scene sceme ad hoc.

Uno di troppo

Le commedie hollywoodiane, che continuano ad essere immesse sul mercato con allarmante frequenza, ma che possono contare sullo zoccolo duro di un pubblico sempre più votato al disimpegno, si sa, non riescono ad offrire nulla di nuovo e sembrano ripetere all'infinito le stesse formule, con l'imprescindibile happy ending, le stesse gag, lo stesso umorismo trattenuto ed inoffensivo che fa tanto "film per famiglie", una soluzione che mette d'accordo un po' tutti nei weekend da trascorrere in sala. E, in questi prodotti fotocopia della grande fabbrica, anche le solite facce note tornano a fare capolino, con quell'Owen Wilson, biondissimo comico con naso importante, che è ormai di casa nel genere. In Tu, io e Dupree, è alle prese con l'ennesimo ruolo da discolo trentenne fonte di guai, un carattere, protagonista o meno, immancabile in questo tipo di pellicole. A lui si aggiungono Matt Dillon, fenomenale attore drammatico un po' a disagio nelle commedie, e Kate Hudson, che ancora aspetta il film giusto che la lanci.

Tu, io e Dupree: due novelli sposi più un amico-testimone di nozze senza casa e un lavoro perso a causa di ferie prese senza permesso per presenziare al matrimonio della coppia. Tutti insieme, per caso, sotto lo stesso tetto, vite scombinate e problemi buffi a go go. Dupree, mina vagante nella vita coniugale dei due innamoratissimi neo-sposini, è destinato a portar scompiglio anche nelle loro certezze e nei loro dubbi, demolendo in breve tempo ogni punto fermo della loro quotidianità. Con il suo essere terribilmente infantile, ma affettuoso, comprensivo e sempre presente, Dupree ricorda allo sposo imbronciato che nella vita non c'è solo spazio per le responsabilità e le cose serie, ma anche per il gioco e la spensieratezza, e alla sposa sfiduciata che non bisogna mai smettere di credere nei sogni e nella potenza dell'amore. E, alla fine, anche lui capirà che ad un certo punto della vita arriva il momento di crescere, senza dover per forza abbandonare il proprio spirito giocoso.

Diretto dai fratelli Anthony e Joe Russo, tra i registi della fortunata serie televisiva Arrested Development, che ha fatto loro vincere un Emmy per l'episodio pilota, Tu, io e Dupree è una colorata commedia che nulla aggiunge al filone in cui si inscrive, ma che può contare su un cast di tutto rispetto, con tanto di premio Oscar, Michael Douglas, nel ruolo del padre della sposa che non vede di buon occhio il povero genero. Sappiamo già quanto siano nobili i sentimenti di solidarietà e di indulgenza, e quanto siano importanti l'amicizia e l'amore, mai abbastanza magnificati. Ci sfugge però il senso di quest'altro film fatto di tormentoni e scene sceme ad hoc. Risate, però, è superfluo sprecarne, a dominare è più il fastidio per l'inutilità di questa ennesima sceneggiatura senza idee. Owen Wilson, reduce dal grande successo del gradevole 2 single a nozze, fa un passo indietro e rimanda la sua consacrazione definitiva a re della commedia americana.