Una vita spericolata: Marco Ponti è tornato

Una vita spericolata rimanda ai primi due film di Ponti, a quel guardare a un certo cinema americano, fatto di dialoghi fulminanti che devono colpire quasi quanto l'azione. Road movie, commedia, pulp, gangster movie e romanticismo: fatte le debite proporzioni, è come provare a fare Una vita al massimo, in Italia e nel 2018.

Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy, Eugenio Franceschini e Matilda De Angelis in una scena del film
Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy, Eugenio Franceschini e Matilda De Angelis in una scena del film

"Quando esce l'iPhone 8 chi è che vuole l'iPhone 5? Io sono l'iPhone 5". Lo dice Soledad (Matilda De Angelis), attrice prodigio caduta nel dimenticatoio, una delle protagoniste di Una vita spericolata, il nuovo film di Marco Ponti. Dovete sapere che, da una manciata d'anni, sono due le cose che attendo con ansia: che i Fratelli (ora sorelle) Wachowski ripetano un nuovo Matrix, e che Marco Ponti giri un altro Santa Maradona, cult generazionale del 2001 che aveva fatto gridare al miracolo per il cinema italiano. Ora, se per le Wachowski ho perso le speranze, per Marco Ponti no. E, se Una vita spericolata non è un altro Santa Maradona, c'è dentro tutta la voglia di tornare a fare quel cinema così particolare, fuori dagli schemi della produzione italiana, un cinema dal respiro internazionale.

Leggi anche: Una vita spericolata: al via le riprese del film di Marco Ponti con Lorenzo Richelmy

Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy, Matilda De Angelis ed Eugenio Franceschini in un'immagine promozionale del film
Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy, Matilda De Angelis ed Eugenio Franceschini in un'immagine promozionale del film

Dal Sestriere al Salento

Una vita spericolata parte sui monti del Sestriere, in una banca: Rossi (Lorenzo Richelmy) ci è andato per avere un prestito, ma, si sa, la banca presta soldi a chi ha già i soldi. Soledad si trova lì per parlare con il direttore, e il perché lo scopriremo dopo. È una serie di sfortunati eventi a dar vita a un equivoco: Rossi si trova a fare una rapina che in realtà non era sua intenzione fare, e a coinvolgere Soledad e l'amico BB (Eugenio Franceschini, nel ruolo che doveva essere di Domenico Diele, sostituito per le note vicissitudini). Da qui partirà una fuga che li porterà, lungo tutta l'Italia, fino nel Salento. A proposito di Soledad e BB: Matilda De Angelis si conferma una presenza magnetica, riempie lo schermo e lo buca a ogni inquadratura. E con Eugenio Franceschini Marco Ponti potrebbe aver trovato un nuovo attore rivelazione, un nuovo outsider come era Libero De Rienzo in Santa Maradona.

Leggi anche: Domenico Diele, l'attore arrestato dopo incidente mortale

Santa Maradona prega per noi

Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy in una scena del film
Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy in una scena del film

Sarà che avevo voglia di ritrovare il Marco Ponti di Santa Maradona, sarà che effettivamente il regista torinese abbia cercato di tornare a quel tipo di cinema, a fare finalmente un film personale, libero, senza freni, fatto sta sembra di ritrovare tante cose dei suoi primi due film in Una vita spericolata. C'è il precariato perenne di Santa Maradona, quello della generazione di vent'anni fa che è anche quello di oggi, c'è la strana coppia di amici - comico e spalla - che riprendono Andrea e Bart, i protagonisti di quel fortunato film. E poi l'elemento heist movie di A/R Andata + Ritorno, quella rapina che qui è il punto di partenza e lì era il punto di arrivo. E, a proposito di questi due film, c'è una sorpresa che non vogliamo svelarvi.

Leggi anche: Youtopia, Matilda De Angelis: "Le cam girl? Alcune lo fanno per scelta, altre vivono in situazioni disagiate"

Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy, Antonio Gerardi e Matilda De Angelis in una scena del film
Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy, Antonio Gerardi e Matilda De Angelis in una scena del film

Una vita (spericolata) al massimo

Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy e Eugenio Franceschini in una scena del film
Una vita spericolata: Lorenzo Richelmy e Eugenio Franceschini in una scena del film

Ma è soprattutto il linguaggio, lo stile di Una vita spericolata che rimanda ai primi due film di Ponti, quel guardare a un certo cinema americano, fatto di dialoghi fulminanti che devono colpire quasi quanto l'azione. Una vita spericolata mescola road movie, commedia, pulp, gangster movie e romanticismo: fatte le debite proporzioni, è come provare a fare True Romance, cioè Una vita al massimo, in Italia e nel 2018. Quel film di Tony Scott nasceva su una sceneggiatura di un certo Quentin Tarantino. Sì, non dobbiamo aver paura di nominare Tarantino invano, perché è a quel cinema che Ponti guarda, quello da cui ha imparato la lezione, dal quale ha capito che un altro cinema in Italia era possibile, e che nelle scene ci potessero essere quei dialoghi surreali, ma assolutamente reali, quelli che magari si fanno tra amici tra una birra e l'altra. Se in Italia oggi ci sono i film di Mainetti e Rovere, forse un po' del merito è anche di Ponti.

Leggi anche: Cinema italiano: non ancora veloce come il vento, ma nemmeno più un perfetto sconosciuto

Alti e bassi

Una vita spericolata: Matilda De Angelis in una scena del film
Una vita spericolata: Matilda De Angelis in una scena del film

A differenza dei film del regista americano, e anche di Santa Maradona, Una vita spericolata non è quel perfetto meccanismo a orologeria che potrebbe essere.
Troppe situazioni sembrano forzate - tutto l'inizio in banca ad esempio - e cercate per portare il film nella direzione in cui deve andare.
I proverbiali dialoghi di Ponti ci sono, ma vanno un po' a intermittenza. È un film che vive un po' di alti e bassi. Ma non è forse così la vita?

Leggi anche: La cena di Natale, a "tavola" con il cast e il regista Marco Ponti

Essere l'iPhone 5. Essere i buoni

images/2018/06/21/9-1.jpg

E poi torniamo a quell'iPhone 5. Perché sentirsi un modello superato, oggi, capita a chiunque, non solo a chi è famoso. Forse lo stesso Ponti si sarà sentito così in alcuni momenti della sua carriera. Ma, nel nostro piccolo, ci siamo passati tutti. Uno dei punti di forza del film è anche quello di analizzare con una certa schiettezza la continua ansia da prestazione a cui siamo sottoposti nella vita quotidiana. Una volta c'erano il lavoro, il successo, la reputazione. Oggi c'è tutto questo, ma ci sono anche i follower su Instagram, i selfie, e quella notorietà che è elevata a valore assoluto: essere conosciuti va oltre il bene e il male. Tanto che, rapinatori o attrici, si viene richiesti e acclamati comunque. Ponti prova a raccontarci i nostri tempi, con in più quell'aspirazione, che, anche se non sembra, oggi è di molti: essere i buoni, essere dalla parte giusta, provare a tenere in qualche modo dritta la barra della propria vita. Questi tre Robin Hood, protagonisti di Una vita spericolata, ci provano.

Leggi anche: Youtopia, Matilda De Angelis: "Per il film mi sono messa a nudo, ma ora sogno una supereroina"

Rage Against The Machine

images/2018/06/21/marco-ponti-.jpg

E Marco Ponti è uno dei buoni. Prova, con onestà, a fare un cinema che gli piace, un cinema che lui vorrebbe vedere al cinema. Un cinema che si avvicina a Tarantino ma anche al western di Sergio Leone, alle pallottole volanti di Guy Ritchie, agli inseguimenti di Thelma & Louise, a Bud Spencer e Terence Hill, come dice sempre lui, a un certo cinema americano degli anni Settanta che metteva in scena persone sole che lottavano contro il sistema. C'è anche una rabbia contro la "macchina", una Rage Against The Machine, in questo film. E, non a caso, a suonare (ma anche a fare sound design) nella colonna sonora, c'è un certo Tom Morello. Dobbiamo amare Marco Ponti. Perché Marco Ponti ama il cinema.

Movieplayer.it

3.5/5