Recensione Nanny Mcphee - Tata Matilda (2005)

Un film dall'aspetto curatissimo che, grazie anche ad un'intelligente sceneggiatura, riesce a dare ai giovani protagonisti e alla loro vicenda un buon spessore.

Una tata per domarli

Ha il suo bel da fare, il signor Brown, con i suoi sette pestiferi pargoli: dispettosi e indisciplinati fino all'inverosimile, i piccoli diavoli hanno già fatto fuggire ben diciassette tate, e sembrano voler fare di tutto per rendere la vita impossibile al povero genitore. Quest'ultimo, dopo la morte della moglie avvenuta un anno prima, ha anche difficoltà a tirare avanti col suo lavoro di impresario di pompe funebri: l'arcigna zia Adelaide, che sostiene economicamente la famiglia, ha promesso che taglierà i fondi se l'uomo non si risposerà. Ma inaspettatamente un aiuto "magico" giungerà per la famiglia, sotto forma di una misteriosa, nuova tata, che promette di domare i bambini... e, contro ogni previsione, sembra riuscirci.

Da una serie di romanzi per bambini di Christianna Brand, Emma Thompson ha voluto trarre la sceneggiatura di questo gradevole Nanny McPhee - Tata Matilda, ritagliandosi il ruolo di protagonista a fianco di un simpatico Colin Firth, di un'autoironica Angela Lansbury e di sette convincenti giovani attori. Il film, che vede al timone di regia l'inglese Kirk Jones (specializzato in spot pubblicitari, e già regista di Waking Ned) si sviluppa secondo i canoni della fiaba edificante, con i bambini pestiferi, il dramma familiare che ne determina il comportamento, il padre che suo malgrado non riesce a comunicare con loro, e l'intervento esterno che rimetterà a posto le cose. Tutto secondo copione quindi, ma con un tocco leggero, un tono che, nonostante il target a cui il film è rivolto, non risulta mai stucchevole, e un umorismo che riesce con naturalezza a divertire gli spettatori di tutte le età. La Thompson rende bene la dolce malia del suo personaggio, accompagnandolo nella sua graduale trasformazione (resa anche visivamente dal trucco), che è tale tanto agli occhi dei piccoli protagonisti quanto ai nostri.

Il principale punto di forza del film sta comunque nel suo curatissimo aspetto visivo, con le scenografie tardo vittoriane che si caricano di motivi fantastici negli interni (occhieggianti a film come il recente La fabbrica di cioccolato) e una fotografia ricca di toni surreali, sognanti, che conferisce alla pellicola un look fiabesco che colpisce da subito. Fiabesco e sognante è anche il tono generale del film, l'atmosfera che vi si respira: merito soprattutto di un'intelligente sceneggiatura, che non calca mai la mano sul patetismo nei dialoghi e nelle situazioni, e riesce a dare ai giovani protagonisti e alla loro vicenda un buon spessore. E se, sul finale, dovesse affiorare una lacrimuccia, non ci sarebbe certo da vergognarsi: le fiabe, in fondo, servono anche a questo.

Movieplayer.it

3.0/5