Recensione Burnt By The Sun 2: Exodus (2010)

Un film atipico, che supera il confine del cinema d'autore e diventa, per la messa in scena imponente, quasi un blockbuster, ma non per questo rinuncia a sequenze estremamente suggestive e poetiche e ad un tocco di ironia e follia.

Una nazione in fuga dalla guerra

Sono passati cinque anni dal suo arresto per ordine diretto di Stalin, e quando comincia l'invasione nazista in Russia il Generale Kotov è un prigioniero politico, mentre sua moglie e sua figlia vivono nascoste, tacendo la loro reale identità e il legame con quello che una volta era un considerato un eroe e che invece ora è solo considerato un traditore.
Sono passati invece sedici anni da Sole ingannatore, il film che raccontava le prime vicende di Kotov e i suoi familiari traditi dal vendicativo Mitya Arsentyev; sedici anni da quel Premio Speciale della Giuria al 47° Festival di Cannes e da quell'Oscar come miglior film straniero che rilanciarono il cinema di Nikita Mikhalkov e in generale il cinema russo post perestroika.

Mikhalkov è ormai cineasta noto a livello mondiale, ma continua a rimettersi in gioco sia come regista che come attore (come già in passato, è suo il ruolo del protagonista) riprendendo la storia che più l'ha reso celebre ed espandendola: non più quindi raccontandoci la Russia e la repressione di Stalin solo attraverso il ritratto di una famiglia come avveniva nel primo episodio, ma mostrandoci questa volta l'intera nazione, le conseguenze dirette della sua dittatura e della guerra contro Hitler. E lo fa con un film atipico, che supera il confine del cinema d'autore e diventa, per la messa in scena imponente e per il gran numero di scene spettacolari, quasi un blockbuster, ma non per questo rinuncia a sequenze estremamente suggestive e poetiche e ad un tocco di ironia e follia che in alcuni momenti ricorda il cinema di Emir Kusturica.

Più film di guerra che enigmatica opera d'autore, questo sequel diventa quindi quasi una scusa per raccontare la Russia staliniana ed in particolare un periodo drammatico come quello della seconda guerra mondiale: al regista non interessa una vera e proprià continuità con il film precedente; sebbene quasi tutti gli attori siano tornati in questo secondo capitolo, Mikhalkov non si cura affatto nè della differenza di età tra personaggi ed interpreti, né tantomeno del fatto che li avesse implicitamente "uccisi" in una didascalia alla fine della prima pellicola. E se in Sole ingannatore non facevamo altro che seguire una giornata di una famiglia che si faceva simbolo di un intero paese, questa volta ognuno dei protagonisti ci accompagna in un separato viaggio all'interno dell'inferno della guerra, una nazione aggredita che non può fare altro che fuggire e curare le proprie ferite, incapace di controbattere alla ferocia e all'organizzazione militare nazista.

Il film ha già avuto una release in patria qualche settimana fa, ma è stato un vero e proprio flop e soprattutto bersaglio di critiche ferocissime dovute alla natura politica del film e alla stretta amicizia del regista con Putin: molto critico di Stalin e non interessato affatto a mostrare l'aspetto eroico e valoroso delle battaglie combattute dall'esercito russo, ma piuttosto soltanto l'orrore vissuto da soldati impreparati e inermi civili vittime di crimini inenarrabili. Nel 1945 l'esercito russo finirà con il conquistare Berlino e vincere la guerra, ma per il momento siamo molto lontani da qualsiasi accenno di vittoria o speranza: il film infatti non si conclude, ma ci lascia nel pieno della guerra, dandoci appuntamento al prossimo Burnt by the Sun 3: The Citadel.

Movieplayer.it

3.0/5