Recensione Little Miss Sunshine (2006)

'Little Miss Sunshine' è una vera rivelazione, una commedia esilarante che dipinge con abile cinismo e una giusta dose di follia la middle class americana

Una famiglia di svitati

Gli Hoover sono una famiglia americana come tante... o forse no. Il padre è un guru del management che predica la self-motivation ma, nel frattempo, rischia la bancarotta. Il nonno è stato cacciato dall'ospizio perché sniffa eroina e il suo principale passatempo è quello di molestare donne e leggere riviste porno. Lo zio, maggior esperto di Marcel Proust negli USA, ha appena tentato il suicidio perché respinto da uno studente col quale intratteneva una relazione omosessuale. Il figlio maggiore è un seguace di Nietzsche che ha scelto di non parlare più con nessuno fino a quando non riuscirà a diventare pilota di aerei nell'esercito mentre la piccola di casa, Olive, di soli sette anni, passa il suo tempo a guardare concorsi di bellezza in tv fino a quando viene selezionata per una kermesse californiana, Little Miss Sunshine, concorso per bambine che si svolge a Redondo Beach e che coinvolgerà tutta la famiglia Hoover in un rocambolesco viaggio a bordo di un furgone Wolksvagen giallo canarino.

Road movie scatenato, Little Miss Sunshine è una vera rivelazione, una commedia esilarante che dipinge con abile cinismo e una giusta dose di follia la middle class americana che si nutre di falsi miti televisivi, rodendosi nel desiderio di diventare il numero uno in un campo qualsiasi. I due registi Jonathan Dayton e Valerie Faris, marito e moglie nella vita, provengono dalla fucina del videoclip, ma, a differenza di altri cineasti, non hanno trasposto sul grande schermo il linguaggio imperante in stile MTV concentrandosi soprattutto sulla scelta dello script per una pellicola che ha richiesto una lunga lavorazione. Molto apprezzato al Sundance e al Sidney Film Festival, Little Miss Sunshine può essere accostato alle commedie indipendenti che hanno svecchiato il cinema americano degli ultimi anni, per intenderci le pellicole di Wes Anderson (soprattutto I Tenenbaum) o I heart Huckabees - Le strane coincidenze della vita, ma accanto alle stramberie pseudo-intellettualistiche e all'ironia allucinata di cui sono imbevuti questi lavori, Little Miss Sunshine si avvale di momenti di pura comicità, verbale e fisica, che coinvolgono il pubblico trascinandolo in risate irrefrenabili (esemplari la gag del poliziotto che ferma gli Hoover per accertamenti, il trafugamento del cadavere in ospedale e le avventurose partenze del furgone).

Oltre alla regia puntuale e incisiva e lo script, il film può vantare un cast di tutto rispetto. Nei panni dei genitori, coppia in crisi capace di restare accanto ai figli, nonostante tutto, troviamo gli eccellenti Greg Kinnear e Toni Collette, bravissima attrice australiana che il cinema americano sta riscoprendo e utilizzando sempre di più vista la sua grande duttilità. Centrate anche le performance di Steve Carell, professore gay in crisi, e del nonno, l'irresistibile Alan Arkin. Il tono cinico e graffiante contro quella tipica mentalità americana che rigetta i losers accompagna tutto il film, anche se nel finale trovano il giusto spazio anche la rivincita dei valori familiari e delle relazioni affettive. Una piccola perla: il concorso di bellezza Little Miss Sunshine che occupa la parte finale del film non è stato costruito apposta per le riprese, ma è un vero concorso di bellezza per bambine che si svolge in un albergo californiano e che viene mostrato dai registi con occhio critico. Creare volontariamente gag sullo schermo diventa inutile quando la realtà supera la fantasia.

Movieplayer.it

4.0/5