Recensione The Rum Diary - Cronache di una passione (2011)

Johnny Depp interpreta un giornalista che si ritrova in una Portorico bagnata da fiumi di alcool, tra sirene bionde e squali americani. Ma nonostante le premesse, la regia si mantiene incolore fino alla fine.

Una commedia rum-antica

Una scalcinata redazione di un giornale, la Portorico degli anni '60, bagnata da un mare turchese e da fiumi di alcol, e un intreccio pericoloso tra bionde sirene, speculatori, ubriaconi, droga e quant'altro. Un intreccio, che poi alla fine tanto intreccio non è, perchè in The Rum Diary - cronache di una passione, adattamento del romanzo d'esordio di Hunter S. Thompson è più un collage di situazioni strampalate che vedono protagonista Johnny Depp, qui nel ruolo di Paul Kemp, un giornalista americano che si ritrova nel posto peggiore al mondo, per chi come lui è dedito all'alcool, e viene incaricato dal direttore di occuparsi della rubrica degli oroscopi e sostituire il precedente redattore che ha fatto una brutta fine.
Al suo arrivo in una movimentata San Juan, il nostro astrologo improvvisato si imbatte in una splendida Pesci, o meglio una bionda sirena del Connecticut, fidanzata con Sanderson, un americano che ha intenzione di trasformare il posto in un Paradiso per turisti. Sarà proprio quest'ultimo a chiedere l'aiuto di Kemp, perchè metta in buona luce i suoi loschi affari, in modo da avere la strada spianata. Il nostro eroe si ritroverà quindi a decidere se assecondare la richiesta di Sanderson, lasciandosi travolgere dal fascino della sua fidanzata e ovviamente dall'alcool.


Un lavoro fortemente voluto da Johnny Depp, questo The Rum Diary, un film realizzato e interpretato in nome della grande amicizia che lo legava a Thompson, e diretto da Bruce Robinson, che ha accettato di tornare dietro la macchina da presa a vent'anni da Gli occhi del delitto. Accanto a Depp, un cast di livello formato da Aaron Eckhart nel ruolo del ricchissimo Sanderson, una splendida Amber Heard capace di catalizzare l'attenzione su di sè ogni volta che appare sullo schermo, quindi Michael Rispoli, Richard Jenkins e Giovanni Ribisi in quelli dell'allucinato Moberg, redattore del giornale per cui Kemp lavora, ormai logorato dall'alcool.

Eppure nonostante le premesse e un cast pregiato, The Rum Diary si rivela più un'inconsistente (e fin troppo lunga) sfilza di disavventure esotiche, alle quali manca un vero collante narrativo e soprattutto una regia che sia in grado di esaltarne i punti di forza. Se si esclude infatti qualche sequenza - su tutte quella della scarrozzata in auto per le vie di San Juan - la regia si mantiene completamente piatta per ben due ore, e si concentra unicamente su Depp, come se la presenza della star dei Pirati dei Caraibi bastasse a far funzionare la pellicola. Persino le scene più allucinate non si differenziano molto dal resto della pellicola, come se Robinson si fosse ritrovato a svolgere un lavoro senza che vi fosse un reale interesse nel farlo, al contrario di Depp, più motivato nel dare corpo all'alter-ego di Thompson. Non basta neanche puntare sullo scenario del film, perchè le lotte clandestine tra galli, i bar malfamati e le spiagge da sogno non servono a tenere su un film a cui manca una buona dose di personalità e inventiva, sia a livello strutturale che creativo.
Un'occasione sprecata, e un secondo passo falso per Depp dopo il deludente The Tourist, che avrebbe avuto tutt'altro impatto con un'impostazione registica in grado di incanalare adeguatamente un soggetto del genere.

Movieplayer.it

2.0/5