Recensione Confidence - la truffa perfetta (2003)

Non è senza dubbi che ci si avvicina a un film come Confidence, noir interpretato da nomi noti, potenzialmente appartenente alla categoria di film si trascina, purtroppo, sulla strada del già visto e dell'ordinario.

Un truffatore tra incudine e martello

Non è senza dubbi che ci si avvicina a un film come Confidence, noir interpretato da nomi noti, potenzialmente appartenente alla categoria di film si trascina, purtroppo, sulla strada del già visto e dell'ordinario, in una pallida replica di grossi film del genere. A sostenere quest'idea è soprattutto la presenza di un attore di grosso calibro, quale Dustin Hoffman, in un ruolo secondario, la classica star che serve ad attirare l'attenzione del pubblico su un prodotto di medio valore.
Per fortuna, bastano poche scene per farci capire che non siamo di fronte a un caso del genere.

Prima prova cinematografica dello sceneggiatore Doug Jung, Confidence risulta nel complesso una buona miscela di atmosfere thriller e noir, sorretto da una discreta regia da parte di James Foley, ma soprattutto da un buon ritmo e un montaggio vivo, veloce, a tratti frenetico. La storia, poco originale e piuttosto di routine per il genere, è però ben raccontata, avvalendosi di trovate visive molto efficaci per sottolineare il racconto fuori campo e i ripetuti flashback, che ricordano opere quali Lock & Stock - pazzi scatenati.
Il film è incentrato sulla figura del truffatore Jake Vig, preso di mira sia dalle autorità che dalla malavita, tra i classici incudine e martello, in grossi guai per aver truffato un boss e con la sola speranza di mettere a segno un colpo ancora più grosso per uscire dalla difficile situazione in cui si è cacciato. E' nella sua ricostruzione del piano malavitoso che lo sceneggiatore non va oltre il già visto di film quali Ocean's Eleven, ma riesce ad arricchire la storia alla base del film di personaggi accattivanti e piuttosto vari, e più di un dialogo frizzante, due elementi che danno al film quella marcia in più che non guasta, pur senza andare a scomodare azzardati paragoni tarantiniani, che più di una volta Foley si diverte a citare.
Personaggi, dicevamo, che hanno uno spessore emotivo che va oltre il necessario per lo sviluppo della trama, e che lo stesso Foley indica come il suo interessa principale nel raccontare questa storia noir. Questo campionario di caratteri è brillantemente ed efficacemente delineato dall'ottimo cast che letteralmente sostiene il film e gli dà la forma definitiva che gli permette di avere un tocco personale e di distinguersi comunque dal filone di cui fa parte.
In questo contesto, va sicuramente ricordata la prova di Paul Giamatti e l'adorabile Rachel Weisz, senza dimenticare il protagonista Edward Burns e il piccolo ruolo del boss che dipinge il solito Dustin Hoffman con una prova di compiaciuta esperienza.
Altro punto positivo è una colonna sonora di accompagnamento che segue il film con discrezione e metodo, venendo allo scoperto e facendosi notare nei momenti chiave, senza travalicare il proprio ruolo.

Non è un film che farà gridare al miracolo, ma, nel complesso, Confidence dimostra che si può fare un film riuscito e coinvolgente anche usando materiale poco originale e attingendo a piene mani a temi e materiale preesistente.

Movieplayer.it

3.0/5