Recensione Il cosmo sul comò (2008)

Settimo lungometraggio per Aldo, Giovanni e Giacomo, il primo a episodi, il primo in cui i tre comici si travestono, adottano nomi di fantasia e si truccano in maniera irriconoscibile, il primo diretto da un regista 'esterno' e non più da loro tre al fianco di Massimo Venier.

Un trio co(s)mico

La saggezza come soluzione di tutti i problemi terreni è spesso a portata di mano lì, sul comò, siamo noi che ci complichiamo anche le cose più semplici e non riusciamo ad afferrarla. Secondo Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti (in arte Aldo, Giovanni e Giacomo) potremmo avere il cosmo intero a nostra disposizione se solo ci fermassimo a riflettere attentamente.
Quello che fanno ormai da tempo immemore il maestro Tsu' Nam e i suoi due fidi apprendisti Pin e Puk all'ombra del maestoso ginko biloba, albero ispiratore di interminabili meditazioni e notoriamente dotato di poteri ancestrali. A suon di gong e di bastonate il maestro tenterà di 'illuminare' i suoi due discepoli e di condurli in uno stato di pace interiore. E' così che i siparietti dei tre protagonisti di questo stravagante fanta-racconto, che funge un po' da raccordo tra i quattro episodi del film, si trasformano di volta in volta in tre amici alle prese con problemi, vizi e virtù (poche) dell'italiano medio.
Li vedremo alle prese con la partenza 'intelligente' per le vacanze estive (l'episodio Milano Beach) tra valigie, suocere e le pignolerie di un Giovanni che tanto somiglia al mitico insopportabile Furio di Carlo Verdone. Ne L'autobus del peccato sono i protagonisti della vita un po' naif di un quartiere che ruota interamente intorno alla figura di Padre Bruno, che non fa che chiedere offerte ai fedeli per il restauro della chiesetta di periferia, mentre dall'altra parte il sagrestano Mario le rubacchia da anni per comprarsi una moto. Stile diverso e storia diversa nell'episodio dei Falsi Prigionieri in cui i nostri eroi diventano ritratti parlanti, reclusi contro la loro volontà da anni nelle cornici della pinacoteca di Hogwarts, che tentano di trasmigrare da un quadro all'altro (mantenendo un problematico équilibre) per combattere la solitudine e la monotonia. In ultima battuta l'immancabile tenuta nerazzurra da calcetto per i tre amici alle prese con paternità difficili ed altre clinicamente improbabili nell'episodio Temperatura Basale in cui il povero Giacomo si sottopone a consulti medici tra i più devastanti e bislacchi pur di riuscire a diventare papà.

Settimo lungometraggio per Aldo, Giovanni e Giacomo, il primo a episodi, il primo in cui i tre comici si travestono, adottano nomi di fantasia e si truccano in maniera irriconoscibile, il primo diretto da un regista esterno e non più da loro tre al fianco di Massimo Venier. E purtroppo anche il primo che non fa ridere. Sembra assurdo ma è proprio avvalendosi di una struttura a episodi - così apparentemente adatta al loro modo di fare comicità ricco di gag roboanti e caratterizzato da una fisicità assai spiccata - che Aldo, Giovanni e Giacomo fanno registrare un passo indietro rispetto al passato, interrompendo in un certo senso il cammino verso quella coralità e quello spessore narrativo (oltre che comico) che specie in Chiedimi se sono felice e Tu la conosci Claudia? avevano soddisfatto appieno il pubblico e regalato momenti indimenticabili.

Pescando da situazioni e personaggi già visti e rivisti nei classici della commedia all'italiana, il trio comico più famoso d'Italia fallisce clamorosamente nel tentativo di adattare per l'occasione le sue gag più spicciole e i suoi sketch televisivi più d'impatto, risultando non solo molto poco innovativo ma anche noioso. Eccezion fatta per il linguaggio usato nei frammenti di film 'in costume' (i falsi prigionieri di cui sopra, il maestro orientale con i discepoli e la scena del medico ayurveda esperto in terapie per la fertilità di coppia) unica nota davvero interessante di questo Il cosmo sul comò, che vedono implicata, per la prima volta nella storia cinematografica del trio, una massiccia quantità di effetti speciali e make-up. Nessuna volgarità, una comicità sana come nella miglior tradizione di Aldo, Giovanni e Giacomo, ma forse un po' troppo terra terra per riuscire a generare l'entusiasmo a cui i tre simpatici attori ci hanno sempre abituati.

Concludiamo con le note positive, obiettivamente un po' troppo flebili per un film di Natale che si prefigge di combattere al botteghino contro l'allegra brigata di De Sica in quel di Rio: si ride, ma non di certo a

crepapelle, solo nell'ultimo episodio in cui una straordinaria Angela Finocchiaro da il meglio di sé distruggendo il povero Giacomo nei panni dell'eccentrica ginecologa Alexandra Gastani Frinzi. A chiudere strategicamente i cento sonnacchiosi minuti di una commedia fin troppo dimessa, sia nei ritmi che nei contenuti.

Movieplayer.it

2.0/5