Recensione Moulin Rouge (2001)

Con Moulin Rouge, il regista Baz Luhrmann conferma il suo gusto per anacronismo e irriverenza reinventando il genere del musical.

Un sogno lungo un can-can

Baz Luhrmann è l'uomo che aveva "osato" trapiantare gli eterni amanti shakespeariani di Verona in California; aveva fatto assumere extacy a Romeo e a Mercuzio; aveva sostituito le armi da fuoco ai fioretti e aveva coreografato i duelli a ritmo di Cardigans e Radiohead.

Con Moulin Rouge, il regista australiano conferma il suo gusto per anacronismo e irriverenza; questa volta ci porta nella Parigi di fine Ottocento, per raccontarci, tra fasti visivi e canzoni pop anni '80 e '90, un'altra storia d'amore altrettanto archetipica nella sua tragica, onesta, assoluta banalità.
A differenza di Romeo + Giulietta, Moulin Rouge è però un vero e proprio musical; i dialoghi "normali" lasciano spazio a quelli cantati, creati adattando una miriade di grandi successi popolari che abbiamo cantato e fischiettato migliaia di volte. Soltanto silly love songs per una silly love story; perché in Moulin Rouge non conta la trama, né l'indagine psicologica dei personaggi, né il rigore della sceneggiatura. Quello che conta sono le emozioni, semplici e devastanti: il riso - difficile dimenticare il rubicondo Jim Broadbent che interpreta maliziosamente "Like A Virgin" di Madonna - e il pianto, perché la nostra sciocca storia d'amore, come ci annuncia mestamente nelle primissime battute la voce di Ewan McGregor, non è destinata a concludersi con un lieto fine.

L'operazione è un'arma a doppio taglio, perché è facile attaccare la debolezza del plot e la schematicità dei personaggi, dimenticando la magnificenza delle scenografie, dei costumi, delle coreografie e degli arrangiamenti, lo splendore dei colori e la genialità delle innumerevoli trovate registiche di cui Luhrmann costella la sua creatura. E' facile etichettare Moulin Rouge come polpettone kitch, confezionato con furbizia e con grandissimi mezzi, ma cinematograficamente irritante e trascurabile.
Il punto è che questo è un film che va visto lasciandosi indietro preconcetti e pedanteria; se non si è in condizione di apprezzare un film che nulla vuole insegnare ma che vuole offrire solo onesto intrattenimento, tanto vale non investire due ore del proprio tempo in Moulin Rouge.

Ma per chi saprà lasciarsene conquistare questo film sarà una miniera di sorprese: Moulin Rouge è musica per l'occhio, per l'orecchio e per il cuore. Splendida e bravissima Nicole Kidman, che riesce ad essere bollente, divertente, vulnerabile e spezzata ad un tempo; ottimo McGregor, che ha nuovamente la possibilità di sfoggiare la sua bella voce, oltre alla sua grinta e alla sua energia; semplicemente incontenibile Jim Broadbent, e potremmo andare avanti a lungo, ma ci fermiamo qui, curiosi, come gran parte del pubblico cinematografico, di sapere quale sarà la prossima magnifica follia firmata Baz Luhrmann.

Movieplayer.it

4.0/5