Recensione Ken il guerriero - La Leggenda del vero salvatore (2008)

Questo La leggenda del vero salvatore, ultimo capitolo della saga-reboot dedicata al noto personaggio degli anni '80 è un prequel che narra le vicende di Kenshiro immediatamente successive alla sconfitta da parte del rivale Shin, e precedenti all'incontro con i giovani Bart e Lynn e al lungo viaggio nello scenario post-apocalittico che tutti conosciamo.

Un salvatore post-apocalittico

Quello di Ken il guerriero è un personaggio multimediale per eccellenza. Giunto in Italia nel periodo di pieno boom dell'animazione televisiva nipponica, da subito presenza fissa nei palinsesti delle reti locali (e nei pomeriggi dei bambini/adolescenti degli anni '80) l'eroe post-apocalittico creato dai mangaka Buronson e Tetsuo Hara ha mantenuto intatta la sua popolarità nei suoi oltre 25 anni di storia, conquistando nuovi fans nei primi anni '90, epoca dell'esplosione del fenomeno manga in Italia, godendo di infinite repliche televisive, di nuove incarnazioni fumettistiche, di un risibile film live action (Fist of the North Star, datato 1995) e di svariati oggetti di merchandising; prima del recente restyling cinematografico in un ciclo di cinque lungometraggi, ognuno dedicato a un personaggio della saga, che riassumono la storia originale dandole una nuova veste grafica, più aggiornata ai tempi: parliamo, in ordine, dei film La leggenda di Hokuto, La leggenda di Julia, La leggenda di Raoul, La leggenda di Toki e infine questo conclusivo Ken il guerriero - La leggenda del vero salvatore, ora approdato nelle sale italiane. A dire il vero, di questa nuova saga, i cui capitoli sono stati tutti sviluppati in Giappone tra il 2006 e il 2008, solo il primo, il terzo e il quinto episodio sono stati presi in considerazione dalla distribuzione italiana per l'uscita nei cinema, mentre i restanti due hanno trovato una collocazione come OAV direttamente per il mercato dell'home video, contribuendo probabilmente a generare un po' di confusione in chi non abbia seguito le vicissitudini produttive del progetto.


Incongruenze distributive a parte, va sottolineato che questo La leggenda del vero salvatore è in realtà un prequel, un racconto inedito che in un lungo flashback narra le vicende di Ken immediatamente successive alla sconfitta da parte del rivale Shin, e precedenti all'incontro con i giovani Bart e Lynn e al lungo viaggio raccontato nelle due serie animate degli anni '80. Una scelta, quella di offrire agli spettatori un prequel, che si rivela vincente in quanto aggira i problemi riscontrati nei film precedenti (la difficoltà di condensare una storia lunga ed elaborata in poche ore, la parziale non fruibilità della trama per chi non avesse familiarità con l'universo del personaggio) e offre anche agli appassionati un qualche motivo di interesse in più, raccontando le vicende del personaggio prima che questi divenisse l'eroe che tutti conosciamo, e narrando la sua "formazione" e presa di coscienza che lo porteranno a intraprendere il ruolo di salvatore di cui resta ammantato per l'intera saga.
Così, il film parte con Kenshiro e Julia che, finalmente riuniti dopo l'odissea che per tanto tempo li aveva tenuti lontani, coronano infine il loro sogno d'amore sposandosi in un tempio abbandonato; poco dopo, di fronte a un tramonto, la donna, malinconicamente consapevole della sua malattia e del poco tempo rimastole, chiede a suo marito di narrarle gli eventi subito successivi al rapimento di lei da parte di Shin, ovvero quella parte di vita di Ken di cui ancora lei non è a conoscenza. Così, nel flashback che rappresenta il cuore del film, vediamo un Kenshiro che viene quasi ucciso da un branco di lupi, soccorso da una famiglia di viandanti ma poi venduto come schiavo, acclamato in un combattimento di gladiatori, ribellatosi alla tirannia di un despota locale e persino crocefisso, prima della presa di coscienza del suo ruolo di salvatore dell'umanità e dell'inizio del suo pellegrinaggio per restaurare l'ordine e difendere gli innocenti in un mondo devastato e ormai preda della barbarie.

La dimensione salvifica/cristologica di cui il personaggio è ammantato (che nella saga originale era invece appannaggio del fratello Toki) è un po' la cifra principale di questo lungometraggio, che insiste sull'inconsapevolezza e l'avventatezza che muovono le azioni di un ancora giovane Ken, ma anche sul profondo senso di umanità e giustizia che fin da subito caratterizza il suo operato, che ne fa un elemento "alieno" (e per questo destinato a giocare un ruolo eccezionale) in un mondo che quell'umanità sembra invece averla smarrita, e in cui l'egoismo e il cinismo sembrano l'unica possibile ricetta per la sopravvivenza. L'incontro con l'anziano maestro Fugen, vero mentore iniziale del personaggio, contribuisce ad aumentare nel guerriero la consapevolezza della sua forza e del suo ruolo di predestinato, ma anche a cementarne gli ideali di giustizia e difesa dei più deboli: la dimensione melò già presente nella serie originale, e ulteriormente accentuata nei film precedenti, viene qui confermata dagli eventi che seguono l'incontro con i due ragazzini che soccorrono il protagonista (antesignani dei più noti compagni di viaggio Bart e Lynn) e dal suo atteggiamento nei confronti di amici e nemici, dei quali vengono indifferentemente comprese le motivazioni. Lo stesso mercante di schiavi che fa prigioniero Ken nelle sequenze iniziali finisce per diventarne un alleato, mentre tanto il laido Siska, tiranno della città che terrorizza gli abitanti, quanto il bramoso e crudele Jugai, guerriero ribelle della scuola di Nanto, rivelano come da tradizione motivazioni più che umane per le loro azioni. Questa quasi totale assenza di personaggi totalmente negativi, in un mondo che sembra spingere naturalmente l'essere umano alla malvagità, è forse l'elemento più interessante del film, unito alla naturale curiosità nel vedere le origini e la nascita di quello che è a tutti gli effetti un mito.
Stilisticamente ed esteticamente, è il Kenshiro che abbiamo sempre conosciuto, tra gli scenari post-apocalittici debitori in parti uguali al western e a saghe fantascientifiche occidentali come quella di Mad Max oltre la sfera del tuono, le bande criminali che opprimono e terrorizzano la povera gente, gli stilizzatissimi combattimenti di arti marziali, le movenze del personaggio debitrici a un'icona come quella di Bruce Lee, le efferate conseguenze degli scontri, con i corpi che esplodono e il sangue che schizza in grande quantità impregnando il campo di battaglia come da tradizione. Se a questo Ken il guerriero - La leggenda del vero salvatore manca un po' la dimensione epica e quasi shakespeariana che aveva caratterizzato alcuni dei precedenti episodi di questa saga-reboot (primo tra tutti il riuscito La leggenda di Raoul) va tuttavia ribadito come il film, riuscitissimo a livello tecnico e di qualità dell'animazione, abbia il pregio di risultare perfettamente fruibile e comprensibile anche a chi, per assurdo, del personaggio di Kenshiro non avesse mai sentito parlare. Anche questi ultimi, o semplicemente tutti quegli spettatori non appassionati del composito universo del personaggio, potrebbero trovare, non tanto per assurdo, qualche motivo di interesse in un film come questo: per un prodotto destinato sulla carta a un mercato di nicchia come quello degli otaku e dei nostalgici di ogni risma, non è un pregio da poco.

Movieplayer.it

3.0/5