Rossella: Un romanzo (popolare) di formazione

Dopo le fiction brevi proposte negli ultimi mesi, la Rai torna con questo Rossella ad un prodotto a serialità lunga (sette episodi) in cui l'affresco della società d'epoca si mescola ad un attento e graduale approfondimento dei personaggi, che si svelano e si trasformano nel corso della storia.

Siamo a Genova, nel 1896. Sullo sfondo di un'Italia preda di tensioni e tumulti, con una borghesia che fa di tutto per conservare i suoi appena acquisiti privilegi, e una classe operaia che preme per diritti e condizioni di vita più umane, seguiamo la storia di Rossella, figlia di un grande industriale, cresciuta nel lusso di una delle tante famiglie borghesi che hanno ripreso atteggiamenti e modi di pensare propri dell'aristocrazia. Un universo che snobba ed emargina la donna, strutturalmente esclusa dalla partecipazione politica, impossibilitata a scegliere per sé, con l'orizzonte più appetibile che è costituito da un matrimonio imposto dalla famiglia. Ma Rossella non accetta queste condizioni, è uno spirito libero e vuole che le sia riconosciuto quello che le sembra un diritto naturale: scegliersi la sua vita, viverla seguendo il suo cuore e le sue inclinazioni. Così, quando il classico colpo di fulmine la fa innamorare dello squattrinato ma ambizioso giornalista Giuliano Sallustio, la ragazza sfida tutto e tutti per seguire i suoi sentimenti, compresa l'intransigente opposizione di suo padre che la vorrebbe sposata con il figlio di un altro ricco imprenditore, con cui l'uomo ha appena stretto un vantaggioso accordo industriale. Rossella non esita a rompere con la sua famiglia per seguire il suo cuore, e riesce infine a coronare il suo sogno e a sposare il suo Giuliano: ma l'amico medico Riccardo Valeri, nobile illuminato, insinua nella sua mente il tarlo del dubbio: Giuliano è davvero quello che dice di essere? A cosa sarebbe disposto il giovane giornalista, quali azioni sarebbe capace di compiere, pur di coronare le sue smodate ambizioni?

Dopo le recenti fiction brevi proposte negli ultimi mesi, tra le quali si ricorda l'affresco storico/sociale di Mia madre, la Rai torna con questo Rossella ad un prodotto a serialità lunga (sette episodi di circa un'ora e mezza l'uno) patrocinato come sempre dalla specializzata Rai Fiction, in questo caso in associazione con Cattleya. La lunga durata ha permesso al regista Gianni Lepre un'operazione di più ampio respiro, in cui l'affresco della società d'epoca, con le sue usanze e le costrizioni che imbrigliano le vite di tutti i protagonisti, si mescola ad un attento e graduale approfondimento dei personaggi, che si svelano e si trasformano nel corso della storia. Tra questi, è certo da ricordare quello del giornalista Giuliano Sallustio (a cui dà vita un efficace Giuseppe Zeno), affascinante quanto ambiguo, un arrampicatore sociale che trascinerà l'ingenua protagonista in una vita peggiore di quella che lei stessa si era, con convinzione, lasciata alle spalle; tuttavia, anche quando il giornalista si svela per ciò che è, non si riesce ad esprimere una condanna totale e incondizionata delle sue azioni, viste le ragioni che comunque gli si riconoscono. Complessità che vale anche, dal lato opposto, per il medico Riccardo Valeri (che ha il volto di Danilo Brugia), personaggio certo più problematico di quanto appaia nelle prime battute della storia, presentato come positivo ma ossessionato dal suo lavoro e capace di trascurare, deliberatamente quanto colpevolmente, la donna che lo amava e che ora prova per lui un sordo rancore (la fragile Sophie interpretata da Francesca Cavallin).
Su tutti spicca lei, Rossella, dapprima ragazzina testarda e poi donna sempre più consapevole, capace di trasformare l'impeto di ribellione adolescenziale, che la porta a scelte sbagliate e poi pagate duramente, in reale presa di coscienza, che la fa diventare emblema di un universo, quello femminile, messo tra parentesi dalla società dell'epoca, invisibile e considerato quasi "naturalmente" marginale (non dimentichiamo che nessun paese europeo, a fine '800, concedeva alle donne il diritto di votare) ma nondimeno pulsante di vita, peculiare sofferenza, in qualche caso progettualità. L'attrice Gabriella Pession ben rappresenta l'evoluzione del suo personaggio, adattandosi alla sua crescita, anagrafica e umana, nel corso della storia, contornata da comprimari come la sorella Paolina interpretata da Teresa Saponangelo, donna rassegnata ma ispiratrice di empatia, e l'abile Fabio Sartor, un padre altrettanto prigioniero delle convenzioni dell'epoca. Una menzione speciale va poi fatta alla fantasmatica presenza di Monica Guerritore nel ruolo della madre di Rossella, un personaggio il cui dolore le si può leggere sul volto fin da quella prima inquadratura in cui, da impalpabile ricordo che era, la vediamo trasformarsi in persona reale, fatta di carne e sangue.
Un insieme di caratteri, dunque, che agiscono sull'instabile palcoscenico di una società in movimento, allora più che mai ricca di fermenti, tra illusioni deliberatamente instillate nel cuore della gente (il colonialismo) e tragici risvegli fatti di miseria e disuguaglianze. Un affresco che il regista può restituirci come un vero romanzo popolare, collettivo eppure calato nella realtà spicciola degli individui comuni, grazie anche ad una produzione che fa di un attenta ricostruzione storica uno dei suoi punti di forza principali.