Recensione Footnote (2011)

Di un tema dalle potenzialità umanamente esplosive come quello della rivalità tra padre e figlio, Cedar fa di Hearat Shulayim una commedia amara caratterizzata da uno humour asciutto, ma non freddo.

Un premio per due

Eliezer Shkolnik, per una vita intera meticoloso ricercatore di studi talmudici all'Università Ebraica di Gerusalemme, ha ricevuto una preziosa menzione d'onore nel tomo più famoso del luminare suo mentore: una nota a piè di pagina. Il resto della sua carriera è stato oscuro e frustrante grazie allo smacco ricevuto da un rivale che ha vanificato gli studi di anni con un'unica, fortunosa scoperta, il tutto esacerbato dai successi di suo figlio Uriel, che ha seguito i suoi passi adottando metodi diversi, che Eliezer ritiene superficiali e ascientifici. Ma il giorno in cui arriva un'inattesa chiamata dal Ministero dell'educazione, che annuncia che il professor Shkolnik sta per essere onorato con il Premio d'Israele, ambitissimo riconoscimento al quale Eliezer è stato vanamente candidato per vent'anni, le cose sembrano finalmente prendere una piega diversa per l'anziano accademico.

Il film di Joseph Cedar contiene indubbiamente elementi diversi e intereressanti, sia dal punto di vista formale che contenutistico, e riesce, grazie a una narrazione agile, creativa e ben articolata, a ingentilire l'impatto dello spettatore con un mondo polveroso e ostico.

Di un tema dalle potenzialità umanamente esplosive come quello della rivalità tra padre e figlio, Cedar fa una commedia amara caratterizzata da uno humour asciutto, ma non freddo. Il rapporto tra i due Shkolnik è affrontato con mano fin troppo lieve, anzi Cedar sembra voler tenere a distanza i suoi due eccellenti protagonisti, avvicinandoli solo per brevi scambi di congratulazioni formali, mettendo il resto della famiglia tra loro due, per evitare qualsiasi scontro aperto e di inasprire la sua storia. Lo sceneggiatore/regista, per di più, sembra volerci negare un approfondimento di altri elementi del plot che suscitano la nostra curiosità - il rapporto di Eliezer con la signora del parco, il riavvicinamento alla moglie, la relazione di Uriel con suo figlio Josh, e ancora molto altro.

Il risultato è un film a cui manca un po' di spessore: avremmo potuto trovare in Hearat Shulayim quella visione totale ed esistenziale dell'ebraismo che pervade un recente capolavoro come A Serious Man dei fratelli Joel e Ethan Coen, ma dobbiamo accontentarci di un approccio leggero e ironico alle idiosincrasie della figura del filologo, ed una certa originalità, graditissima, di prospettiva; valore aggiunto sono le interpretazioni, entrambe ricche di sfumature, di Shlomo Bar-Aba e Lior Ashkenazi.

Anche se la piccola insoddisfazione che lascia la visione di Hearat Shulayim deriva dal fatto che non ne abbiamo abbastanza, non ne possiamo parlare come di un difetto del film. Che però è forse troppo poco ambizioso per competere per la Palma d'oro - soprattutto considerando il valore altissimo che sembra caratterizzare il concorso di quest'anno - ma rimane assolutamente godibile, al punto di spingerci a continuare a tenere d'occhio Cedar, già autore dell'ottimo war movie Beaufort nel 2007.

Movieplayer.it

3.0/5