Un italiano a Tokyo, l'incredibile avventura di Gabriele Roberto

Il suo è un insolito caso di 'fuga di cervelli': dopo aver studiato come compositore in Italia, si afferma in Giappone e vince anche un prestigioso premio. Adesso è collaboratore fisso di autori come Tetsuya Nakashima e Pang Ho-Cheung. Ed è proprio in occasione della presentazione al Far East di 'Dream Home', l'ultima fatica di Pang, che proponiamo ai lettori un'intervista esclusiva con il compositore.

Dal Piemonte al Giappone. Questa la straordinaria storia di Gabriele Roberto, giovane talento di Alba che è diventato uno dei compositori più apprezzati in Estremo oriente. Gabriele esordisce con la colonna sonora del film Memories of Matsuko di Tetsuya Nakashima (una specie di Il favoloso mondo di Amélie in chiave nipponica), che gli frutta l'ambito Japan Academy Award, sorta di Oscar del Sol Levante. E adesso non lo ferma più nessuno: collabora stabilmente non solo con Nakashima (avendo composto anche la colonna sonora del successivo Paco and the Magical Picture Book e dell'imminente Kokuhaku), ma anche con il famoso regista cinese Pang Ho-Cheung, per il quale ha musicato Exodus e il suo ultimo film Dream Home. E sarà proprio Dream Home - un'insolita commistione in salsa hongkonghese tra lo slasher truculento e la satira contro l'ossessione consumistica per la "casa dei sogni" - ad aprire in anteprima mondiale la prossima edizione del Far East Film Festival di Udine.
È dunque l'occasione giusta per chiedere al disponibilissimo Gabriele Roberto - che al momento si trova a Tokyo, dove vive stabilmente, ma che tra pochi giorni approderà a Udine per presentare il film assieme a Pang - di ripercorrere con noi la sua avventura. L'intervista traccia un breve excursus della sua carriera, partendo dagli anni di formazione e dalle influenze musicali, per arrivare ad approfondire la collaborazione con Nakashima e Pang, fino ad alcune anticipazioni sul suo nuovo lavoro: la colonna sonora del lungometraggio ispirato al noto manga e all'anime BECK: Mongolian Chop Squad, uno dei prossimi blockbuster della stagione giapponese.

Vorrei procedere con ordine parlando di quali sono le tappe formative e professionali che hanno segnato il tuo insolito percorso.

Gabriele Roberto: Ho studiato composizione ai conservatori di Cuneo e Alessandria con validissimi insegnanti come Massimo Bertola e Paolo Ferrara. Mi interessava avere una preparazione accademica solida e questo in Italia è possibile, se si scelgono i professori giusti. Il problema degli istituti italiani è che manca un po' il contatto diretto con gli strumentisti. Per questo ho deciso, dopo il diploma di composizione, di conseguire un Post-Graduate Diploma al Royal College of Music di Londra, dall'approccio più interdisciplinare. Ho mandato centinaia di demo in Italia, presso case di produzione cinematografiche e musicali, senza ricevere risposta. L'unica compagnia giapponese alla quale ho inviato il mio materiale, la GrandFunk Inc., invece mi ha contattato subito per un colloquio. I responsabili della casa hanno promesso che mi avrebbero ingaggiato e, alcuni anni dopo (promessa giapponese), mi hanno affidato la colonna orchestrale di Memories of Matsuko. Il film è stato un enorme successo e mi ha dato una grande visibilità.

Qual è il tuo mezzo ideale di espressione e quali sono le tue influenze in campo musicale? Gabriele Roberto: Senza dubbio prediligo l'orchestra. Con l'orchestra si può veramente fare di tutto, le possibilità di un artista sono infinite. Per quanto riguarda gli autori ci sarebbero tantissimi nomi da fare. Il mio amore è per i grandi compositori e orchestratori del passato. Lasciando da parte i classici, come Mozart e Beethoven, tra quelli del secolo scorso adoro Prokof'ev, Respighi, Stravinskij, Richard Strauss. Tra i più recenti Ligeti, Lutoslawski, Petrassi e diversi maestri che lavorano per il cinema. Sì, inclusi Ennio Morricone e John Williams!

Il tuo primo successo è stato la colonna sonora dello stravagante Memories of Matsuko, che ti è valso subito il riconoscimento del Japan Academy Award. La composizione dei brani sembra particolarmente eclettica e frutto di influenze divergenti. Come hai sviluppato il tuo lavoro? Gabriele Roberto: Memories of Matsuko è una sorta di musical, quindi il regista aveva già le idee molto chiare per la colonna sonora da associare alle immagini. La cosa interessante è stata proprio riuscire a conferire la mia impronta personale alle sue idee. A causa della varietà degli stili impiegati ho dovuto affrontare sfide non indifferenti. La scena del flashback della gita scolastica, per esempio, costruita come i vecchi film d'animazione americani, ha richiesto un virtuosismo orchestrale straordinario.

Che emozione hai provato nel ricevere il prestigioso Japan Academy Award, paragonabile per importanza all'Oscar del Sol Levante?

Gabriele Roberto: Non me lo aspettavo di certo. La premiazione è stata molto divertente, perfettamente organizzata. Purtroppo mi perdevo le battute! È stato simpatico ricevere le congratulazioni da Ken Watanabe, con cui ho scattato una foto da spedire alla mamma... A parte gli scherzi, non è niente male avere i riflettori puntati addosso per un minuto, soprattutto quando si tratta del riconoscimento per un lavoro svolto. Ci tengo a sottolineare, comunque, che ho condiviso il premio con il musicista giapponese Takeshi Shibuya, che ha composto le canzoni pop presenti nel film.

Per Nakashima hai musicato anche il suo successivo lavoro, Paco and the Magical Picture Book, presentato al Future Film Festival di Bologna nel 2009. Gabriele Roberto: Sì, sono contento di aver consolidato il rapporto con Nakashima, perché fa dei film molto originali che consentono di esprimersi con un linguaggio musicale estremamente vario. Si tratta di un tipo di produzioni che in Italia si fa fatica a trovare. Anche in questo caso il regista mi ha dato delle indicazioni molto dettagliate sul tipo di musica al quale era interessato. Si tratta ancora una volta di un film particolarmente eclettico, perché è per metà recitato da attori in carne ed ossa, mentre per la restante metà diventa un film d'animazione tridimensionale. La parte animata non è un'invenzione estetica fine a se stessa, ma diventa un espediente per rappresentare il mondo immaginario della bambina protagonista. Si assiste, infatti, a una fusione tra realtà e fantasia quando i pazienti di un ospedale psichiatrico allestiscono una pièce teatrale per la gioia della bambina. La fiaba si materializza così davanti agli occhi della bimba e, grazie all'animazione computerizzata, anche di fronte agli spettatori. Qui la musica è molto importante perché contribuisce a dar vita a un universo fantastico, tanto che senza il contributo musicale alcune scene finirebbero per non avere senso.

Hai lavorato anche alla colonna sonora del nuovo film di Tetsuya Nakashima, Kokuhaku, di imminente uscita in Giappone? Gabriele Roberto: Sì, ma questa volta si tratta di un progetto dai toni molto diversi rispetto a quelli delle precedenti opere del regista, che erano degli affreschi pop, a volte anche pieni di elementi tragici, ma sempre virati in chiave grottesca. Kokuhaku è invece un noir puro, incentrato sulla vendetta di un'insegnante contro i ragazzi che hanno assassinato sua figlia. Il registro del film è molto più sobrio e misurato, e dunque anche la componente musicale si è dovuta adattare di conseguenza. In questo caso mi è stato chiesto di eseguire compiti molto specifici e particolari, ad esempio di riadattare in chiave moderna un pezzo classico di Bach. Credo che la gran parte della colonna sonora del film consista di arrangiamenti inconsueti di brani classici preesistenti.

Parliamo adesso di un altro regista con cui hai intrapreso un altrettanto proficuo sodalizio, il cinese Pang Ho-Cheung, ospite fisso della platea del Far East Film di Udine. Cosa si prova a lavorare con un autore da sempre attento alla componente musicale come lui? Gabriele Roberto: Pang aveva visto per caso Matsuko in una sala ad Hong Kong ed era rimasto colpito dalla colonna sonora del film, tanto che mi ha fatto contattare immediatamente dalla sua assistente. Ci siamo incontrati al Tokyo Film Festival e dopo due mesi mi ha chiesto se ero disposto a lavorare al suo nuovo progetto, Exodus. L'approccio è stato opposto rispetto a Nakashima. Per Exodus (anch'esso presentato qualche anno fa al Far East Film Festival, ndr) il regista mi ha dato carta bianca con la sola ovvia richiesta di creare una musica che interagisse con il carattere e i contenuti della storia. È stata una collaborazione davvero speciale, sono molto soddisfatto perché penso sia una colonna sonora insolita per un film altrettanto inusuale. Ho potuto esprimere il mio mondo musicale senza dover cercare per forza un tema accattivante: un'opportunità rara. Dato che le immagini del film sono molto geometriche ho cercato anche io di scrivere una musica "geometrica".

Cosa puoi dirci invece in merito al tuo contributo per Dream Home, che sarà presentato in anteprima mondiale al Far Est Film Festival 2010?

Gabriele Roberto: Per me è stata davvero una sfida, dal momento che si tratta di un film decisamente insolito rispetto a quelli in cui mi sono cimentato in passato, essendo uno slasher ricco di scene estremamente violente che mettono a dura prova lo spettatore. Per questo motivo i produttori erano all'inizio un po' titubanti, nonostante Pang si fosse trovato molto bene con me nel precedente lavoro, e si chiedevano se un'opera del genere potesse essere nelle mie corde. Ho pensato che in questo caso sarebbe stata necessaria una commistione tra musica elettronica ed orchestra, e ho spedito alcuni demo che sono stati molto apprezzati dalla produzione. Ho dovuto radicalmente reinventare i miei linguaggi, perché in Dream Home non ho fatto uso, come mia abitudine, di una colonna sonora sinfonica con una ricca sezione di archi. Mi è stato chiesto esplicitamente di trarre ispirazione dai suoni tipici di una grande città come Hong Kong che potessero trasmettere sensazioni oppressive e disturbanti, come il rumore del vento, lo sgocciolio dell'acqua attraverso le tubature, e così via. Direi che la colonna sonora si divide radicalmente in due parti, in base alla struttura del film. La parte narrativa, che segue lo sviluppo psicologico dei personaggi (ad esempio durante i flashback della protagonista da bambina), possiede un accompagnamento musicale più dolce, in cui oltre alla musica elettronica ho inserito anche strumenti acustici come la chitarra, il pianoforte, il vibrafono, eccetera. Le sequenze di violenza pura, invece, hanno un ritmo molto più serrato e il suono dunque si fa più duro ed è esclusivamente di tipo elettronico.

A quale altro progetto hai preso parte in questo ultimo periodo? Gabriele Roberto: Ho appena finito di realizzare la colonna sonora dell'adattamento live action del manga e anime BECK: Mongolian Chop Squad, incentrato su un gruppo di ragazzi che formano una band, che è stato molto apprezzato anche in Italia. Il lungometraggio, che uscirà in Giappone a ottobre, è diretto da Yukihiko Tsutsumi, l'acclamato regista della saga di successo 20th Century Boys. In questo caso mi è stata affidata la composizione dell'intera colonna sonora orchestrale, ed è stata un'esperienza davvero stimolante, perché essendo presenti anche degli elementi fantastici all'interno del film, ho potuto sbizzarrirmi con svariati effetti elettronici e con la manipolazione dei suoni.

Pensi che per te sia più congeniale intraprendere un sodalizio duraturo sempre con gli stessi registi, come hai fatto fino adesso, o preferiresti lavorare anche con nuovi autori? Gabriele Roberto: Mi sento molto gratificato dal fatto che registi come Tetsuya Nakashima e Pang Ho-Cheung abbiano apprezzato il mio modo di lavorare e intendano proseguire il loro percorso artistico insieme a me. In più si tratta di due autori molto eclettici che possiedono un approccio diametralmente opposto, cosa che mi consente di variare di continuo la modalità di lavoro e di non scadere mai nella ripetitività e nell'automatismo. Ma per il resto sono aperto sempre a nuove possibilità e a qualunque progetto interessante mi vogliano offrire. Naturalmente sarebbe per me un gran piacere comporre le musiche anche per i registi del mio paese, o chissà, magari approdare anche in America...

Quali sono gli autori italiani o americani con cui vorresti collaborare? Gabriele Roberto: Tra i registi americani, ad esempio, credo che sarebbe interessante lavorare con Spike Lee (per He Got Game ha scelto le composizioni di Aaron Copland, dimostrando un'intelligenza musicale davvero ammirevole). In Italia, tanto per citare due grandi nomi, con Giuseppe Tornatore o Emanuele Crialese. Quest'ultimo l'ho conosciuto per caso anni fa in un bar di Roma, quando Respiro non era ancora uscito. Io stavo aspettando di essere ricevuto da Antonio Avati: che strana coincidenza! Come ho già detto, mi piacerebbe lavorare anche a produzioni occidentali, sia in Italia, sia negli Stati Uniti, se ci fossero dei progetti interessanti e adatti a me. Purtroppo in Italia sono pochi i film che danno spazio alle grandi orchestrazioni, perché la maggioranza delle produzioni (prevalentemente commedie sentimentali) privilegia soluzioni minimali.