Recensione Il Club delle promesse (2004)

Per una volta il titolo italiano si dimostra più indovinato dell'originale, ma la parte dolente è che il film non mantiene quanto promesso dallo slogan: 'Una commedia leggermente drammatica'.

Un club poco promettente

Tre amici d'infanzia che si sono giurati lealtà, amicizia e sostegno reciproci, lasciano la piccola isola bretone dove hanno trascorso l'adolescenza per quella grande capitale francese dove sorge la Torre Eiffel. Yann, omosessuale sentimentalmente legato ad Alfredo, Kathy, femmina dalla gelida bellezza che fugge gli uomini e Tara, paffutella convivente di un misogino baffuto, hanno da poco superato i trent'anni e fanno un bilancio delle proprie vite. L'occasione per sedersi e guardarsi negli occhi arriva insieme alla notizia di un cancro che costringe Yann al ricovero in ospedale.

Questo è il punto di partenza della storia che segue l'introduzione dei personaggi. Yann ricatta le due ragazze. Se vogliono che lui continui a vivere devono seguire le sue direttive. Tara ha il compito di lasciare Thomas, il baffuto, mentre Kathy deve trovare un uomo che le piace, avere una relazione con lui e, soprattutto, mantenerla. Per una volta il titolo italiano si dimostra più indovinato dell'originale. Il club delle promesse è più efficace del francese Au secours, j'ai trent'ans! (Aiuto, ho trent'anni!), ma la parte dolente è che il film non mantiene quanto promesso dallo slogan "Una commedia leggermente drammatica".

Il film della regista Marie-Anne Chazel, attrice comica molto nota in Francia che a cinquantadue anni esordisce alla regia, è l'adattamento del romanzo Last Chance Saloon dell'autrice irlandese Marian Keyes. Purtroppo il risultato non fa ridere come vorrebbe anche a causa del difficoltoso adattamento dei dialoghi delle commedie francesi. Il difetto maggiore, però, è l'evidente mancanza d'elementi che dovrebbero consentire al pubblico di riconoscere personaggi e circostanze. Non ci si identifica con quei trentenni del titolo francese e gli stessi tre attori, Pierre Palmade, Giovanna Mezzogiorno e Nathalie Corré, non comunicano quell'amicizia che dovrebbe statuire un legame indissolubile.

Inoltre, vedere la sempre brava Mezzogiorno doppiata da se stessa non aiuta il film. Non solo per il labiale che spiacevolmente non coincide ma anche perché sarebbe stato desiderabile vederla recitare in francese, in quello che è il suo primo impegno da protagonista in una produzione transalpina. Copie in francese non ne saranno distribuite. Si sa che lo spettatore italiano è allergico ai sottotitoli, ma un giorno uscirà la versione in DVD. Per fortuna.