Tykwer e Owen aprono Berlino 2009 con The International

Un plot complesso, un villain inafferrabile - una potentissima banca - e un eroe affascinante e determinato per il film di Tom Tykwer. Protagonisti della conferenza stampa sono il regista e la star Clive Owen.

Apre ufficialmente la 59. edizione del Festival di Berlino il thriller The International, ricco di azione e di una grande dispendio di location, e costruito su un intricato plot conspirazionale. Alla conferenza che segue la proiezione per la stampa accreditata partecipano il regista - tedesco e naturalmente oggetto di grande interesse per i colleghi locali - Tom Tykwer, la star Clive Owen, protagonista della pellicola e un altro interprete particolarmente popolare, il grande Armin Mueller-Stahl.

Mr. Tykwer, c'è una certa somiglianza fisica tra lei e Clive Owen. E' un caso?

Tom Tykwer: Mi hanno fatto notare una cosa del genere anche dopo che avevo girato Profumo - Storia di un assassino. No, non mi identificavo affatto con quel personaggio, e nemmeno con questo! Quando si cerca l'interprete migliore possibile per il proprio progetto, non si guarda certo alle analogie fisiche, ma solo al fatto che sia l'attore giusto.

Alla luce di quando dice nel suo film, cosa prova di fronte alla crisi finanziaria internazionale che stiamo vivendo?

Tom Tykwer: Quando sono entrato a far parte del progetto, ci si stava lavorando già da un paio d'anni, anche se lo script era ancora parzialmente un work in progress. Trovai subito la sceneggiatura davvero interessante, sorpattutto perché focalizzata su un villain singolare e inusuale: una grande banca. E no, non sono certo contento per la crisi finanziaria, è un disastro che ci riguarda tutti e per cui il sistema ha indubbiamente le sue responsabilità. Il film non dice semplicisticamente che le banche sono "il male", le banche sono un'istituzione utile ed intelligente, ma è pacifico che alcune svolgono attività criminali.

Che tipo di fonti ha utilizzato?

Tom Tykwer: Abbiamo parlato con diverse persone che lavorano in questo ambiente. Non ho parlato con gente che ammettessero candidamente di aver commesso o commissionato omicidi, questo no. The International è un thriller, un'opera di intrattenimento, anche se riflette alcuni aspetti della società attuale.

I suoi film sono molto diversi tra loro. Che cosa cerca quando s'impegna per un film?

Tom Tykwer: Oltre a un protagonista che mi somigli? Cerco dinamismo ed energia nei personaggi e un'idea che mi coinvolga. In particolare mi piace la situazione in cui il protagonista cerca in tutti i modi di prevalere su un sistema che gli è avverso. E' l'idea alla base di Lola corre: lei non accetta le regole, non si arrende finché le cose non vanno come vuole lei.

Tornerà mai a dedicarsi a piccoli film indipendenti dopo la sua "promozione" hollywoodiana?

Tom Tykwer: Non credo che il tipo di cinema che si fa sia definito dalle "dimensioni", io sono affascinato dall'esperienza, non mi attrae il budget o la location, ma l'immagine che mi coinvolge al cuore del progetto. Ho appena fatto un piccolissimo film in Africa, costato solo 600.000 dollari.

Mr. Owen, come è stato per lei girare a Istanbul e Milano?

Clive Owen: Istanbul mi ha interessato particolarmente, perché era l'unica città in cui abbiamo girato in cui non ero ancora mai stato. Ricordo che Tom e il location manager erano alla ricerca di un angolo adatto per la scena finale. Poi mi arrivò una telefonata: avevano trovato un posto incredibile per la scena sul tetto. E' stata la primissima cosa che abbiamo fatto dell'intero film, e non è stato facile per me immaginare tutto quello che Lou Salinger aveva passato fino a quel momento senza aver lavorato al resto del film - senza aver fatto il resto del viaggio. A Milano sono di casa, ci vengo spesso con amici. Mi sono divertito molto a girare là.

Dopo I figli degli uomini e The International, lei sembra abbonato alle drammatiche sparatorie...

Clive Owen: Beh, non è un fattore determinate! Quello che mi ha attratto in questo film, come del resto è accaduto per I figli degli uomini, è stato lo script intelligente e elettrizzante che mi ha ricordato diversi formidabili thriller politici degli anni '70, ma anche il nome di Tom Tykwer, che ritengo uno dei registi più bravi che ci siano in giro oggi.

Armin Mueller-Stahl, cosa ha significato per lei interpretare uno di questi perfidi banchieri?

Armin Mueller-Stahl: (Dopo la precisazione di Tykwer: "non è un banchiere, ma un consulente, e c'è una bella differenza") Bisogna capire che io non sono il personaggio che interpreto. Molti fanno questo errore, se interpreto un personaggio gioviale sono gentili e disponibili, se ne faccio uno come questo mi guardano con sospetto. La verità è che sono felice dei ruoli che interpreto. Mi sono successe tante di quelle cose interessanti nei film, che se mi fossero successe nella vita reale sarei probabilmente al manicomio. Devo dire che preferisco la mia vita sul grande schermo a quella reale!