True Blood - St. 3, ep. 3 (It Hurts Me Too), 4 (9 Crimes), 5 (Trouble)

La terza stagione della serie di Alan Ball porta avanti le storie di tutti i suoi personaggi, mostrandoci un aspetto inedito di Bill Compton ed aggiungendo elementi alle new entry nella mitologia della serie.

Tutti quelli che si proclamavano stanchi dell'atteggiamento remissivo e piatto di Bill Compton avranno sicuramente di che ricredersi negli ultimi tre episodi andati in onda di True Blood, It Hurts me Too, 9 Crimes e Trouble, tre nuovi appuntamenti, separati da una pausa, che confermano il riscontro positivo da parte del pubblico della serie, ottenendo ben oltre i quattro milioni di spettatori ogni settimana.
Tra i primi due episodi, l'evoluzione di Bill è significativa ed è da ricondurre per lo più alla sua nemica giurata, Lorena, che ha il volto di Mariana Klaveno: dal sesso condito da rabbia che chiude il primo dei tre episodi di cui parliamo, a quello che ne consegue, sia nel rapporto con Sookie che nel comportamento del vampiro, il passo e breve ed è una delle novità della stagione. Ma tutta la parte di storia che fa capo al vampiro Compton ed alla sua ricerca da parte di Sookie, è la traccia principale del terzo anno di True Blood, anche perchè va ad intrecciarsi con la mitologia della serie, mostrandoci nuovi aspetti del mondo dei vampiri (in primo luogo il Re intepretato da Denis O'Hare ed il suo rapporto con i licantropi), ma anche intrighi, segreti ed interessi che lo popolano a tutti i livelli, coinvolgendo quindi in un unico quadro, che si va a mostrare poco per volta, anche Eric, Sophie-Anne ed il magister di Zeljko Ivanek, nonchè Tara ed il suo nuovo, inquietante quanto affascinante, amico vampiro Franklin (un fantastico James Frain).

Quindi la storia d'amore storica della serie, quella tra Bill e Sookie, resta centrale perchè collegata al filone narrativo principale, ma proprio per questo cambia registro e si allontana dai toni che avevano iniziato a stancare dopo due anni, mentre si continua ad interrogarsi sui poteri del personaggio di Anna Paquin, di cui proprio il finale di Trouble dà un'ulteriore quanto sorprendente prova, e sulle loro origini.
Accanto a lei si delinea maggiormente il placido personaggio interpretato da Joe Manganiello, il licantorpo Alcide che l'accompagna nella sua missione di ricerca, attraverso il quale riusciamo a cogliere anche alcuni aspetti in più della sua specie, di cui colpisce lo spirito del branco che li attraversa quando sono insieme. Ma oltre a dar spazio alle novità della stagione, si cerca anche di approfondire temi e personaggi già noti, e quindi sia Bill che Eric sono protagonisti di flashback che ci mostrano spaccati proveniente da momenti diversi del loro passato.
Rispetto all'ultima porzione della stagione 2, le sceneggiature sembrano avere di nuovo in pugno la situazione e riescono a raccontare con equilibrio le diverse sottotrame, alternandole in modo misurato a quella principale: Sam, per esempio, ha portato a compimento la sua ricerca dei genitori, ma deve ora affrontare le conseguenze dell'aver ritrovato una famiglia invadente e problematica, che non ha esitato a sistemarsi a Bon Temps in attesa di risolvere i propri guai; Tara, come detto, è invece alle prese con Franklin, passando dalla passione alla prigionia ad una proposta di matrimonio/conversione. Ma ogni personaggio ha il suo spazio ed è forte la sensazione di un mondo vivo in cui tutte le storie vanno avanti e si sviluppano, anche se ci vengono mostrate per pochi minuti.
Restano sempre impagabili Jessica e Jason.
La giovane vampira ed il fratello di Sookie si confermano le due anime più originali dello show di Alan Ball ed è sempre divertente vederli alle prese con le proprie disavventure, che siano il liberarsi di un cadavere o il provare uno dei suoi nuovi poteri per Deborah Ann Woll, o la nuova folle idea di diventare poliziotto per Ryan Kwanten. In termini di scene cult, proprio Truoble ci regala una perla assoluta, che però vede protagonista Franklin: l'uso della velocità da vampiro per la digitazione rapida di sms sul cellulare!
E' in momenti come il suddetto che True Blood, giunta al suo terzo anno di vita, dimostra di essere ancora viva e vegeta e saper cogliere, con la giusta dose di grottesco, quegli aspetti quotidiani ed irriverenti del mondo vampiresco che la differenziano dagli altri prodotti che analizzano queste creature. E sa farlo senza tirarsi indietro quando c'è da stupire e spingersi sempre un passo più avanti sul piano della trasgressione, sia in termini di gore e sangue che vengono mostrati, sia dal punto di vista delle scene di sesso.
True Blood si conferma una visione piacevole e completa, che sa fornire spunti interessanti e dialoghi potenzialmente cult, alternandoli a momenti al limite del trashma anche ad altri ai limiti della poesia. Per ora, in attesa di comprendere nella loro totalità i risvolti della trama della terza stagione, ci possiamo accontentare.