Tre manifesti a Ebbing, Missouri: in cerca di giustizia con una scatenata Frances McDormand

Frances McDormand è la strepitosa protagonista del nuovo film scritto e diretto dall'autore di In Bruges, Martin McDonagh, in concorso al Festival di Venezia 2017: un incalzante dramma messo in scena con cadenze da commedia, ricco di situazioni e di battute da applauso e servito alla perfezione da un cast impeccabile.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Frances MacDormand in una scena del film
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Frances MacDormand in una scena del film

Il dolore per la perdita di una figlia, il morso logorante dei sensi di colpa, il sentimento di frustrazione e di rabbia per una giustizia che non sembra appartenere a questo mondo: quando ci si accosta a temi del genere, pare inevitabile che il tono da assumere sia naturalmente quello più serio e drammatico. Chi conosce Martin McDonagh, però, sa bene come il registro più congeniale al cineasta londinese sia quello della black comedy declinata in chiave da thriller.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri: un primo piano di Frances McDormand
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: un primo piano di Frances McDormand

Nel solco dei due precedenti lungometraggi di McDonagh, il cult In Bruges - La coscienza dell'assassino del 2008 e il quasi altrettanto fortunato 7 psicopatici del 2012, si pone anche il suo terzo film, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2017: Tre manifesti a Ebbing, Missouri. E a differenza degli altri titoli citati, dominati da cast quasi completamente al maschile, al centro di questa nuova pellicola troviamo invece una protagonista femminile, Mildred Hayes, che risulta cucita a pennello su una formidabile Frances McDormand.

Leggi anche: Frances McDormand e Joel Coen: "Il nostro segreto? Avere ancora storie da raccontarci"

Il romanzo (esplosivo) di Mildred

Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Frances McDormand in un'immagine tratta dal film di Martin McDonagh
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Frances McDormand in un'immagine tratta dal film di Martin McDonagh

Descrivere Mildred, che incontriamo nell'incipit mentre percorre in automobile una solitaria strada di campagna, come un personaggio grintoso sarebbe davvero un understatement. Mildred, infatti, non è semplicemente una donna di carattere: è un'autentica forza della natura, animata da una determinazione di ferro e pronta ad assecondare i suoi propositi più assurdi e spericolati pur di ottenere quella giustizia tanto a lungo invocata, ma che le appare quanto mai illusoria. E la giustizia, per Mildred, significa vedere identificato e condannato l'uomo colpevole di aver stuprato, ucciso e poi bruciato sua figlia adolescente Angela. Le forze dell'ordine, però, non sono ancora state in grado di soddisfare le aspettative di Mildred; pertanto questa madre in lutto pensa bene di 'sollecitarle' affittando tre cartelloni pubblicitari su cui comporre la frase: "Stuprata mentre veniva uccisa. E ancora nessun arresto. Come mai, sceriffo Willoughby?".

Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Frances McDormand in una scena del film
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Frances McDormand in una scena del film

La comparsa di questi tre manifesti, proprio la domenica di Pasqua, infiammerà (addirittura letteralmente!) la più o meno quieta esistenza della cittadina di Ebbing, in Missouri, aprendo un "braccio di ferro" fra l'inarrestabile Mildred e il corpo di polizia locale, capitanato appunto dallo sceriffo Bill Willoughby - un Woody Harrelson lodevolmente sotto le righe in una parte ricca di sfumature. Ma lo sguardo di Martin McDonagh, pur restando puntato quasi sempre sulla sua caparbia eroina, si allarga pure a un ampio numero di comprimari, tutti ben caratterizzati: dal Robbie di Lucas Hedges, il figlio di Mildred, costretto a convivere con le pervicaci ossessioni materne, al James di Peter Dinklage, timido corteggiatore della donna, passando per un esilarante Sam Rockwell.

Leggi anche: Woody Harrelson si racconta: "Devo a Michael J. Fox il rilancio della mia carriera"

I cittadini di Ebbing: bizzarri, folli, umanissimi

Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Sam Rockwell sul set del film
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Sam Rockwell sul set del film

Ed è a Rockwell che McDonagh affida il ruolo più divertente, nonché il più emblematico del film: Jason Dixon, un poliziotto impacciato, impulsivo, razzista, ma soprattutto incredibilmente stupido. Con il suo atteggiamento dai tratti infantili (il suo unico interesse consiste nel leggere fumetti, ascolta la musica con le cuffiette a tutto volume senza accorgersi di cosa gli accade intorno) e la sua aggressività da bulletto della scuola, che tuttavia può sfociare in conseguenze estreme, Dixon potrebbe presentarsi come una figura macchiettistica e fondamentalmente ridicola. Ma proprio il superamento di tale facciata ci dà prova della profondità della scrittura di McDonagh: una scrittura che non si limita affatto a sfruttare i consueti stereotipi, ma prende spunto da essi per costruire individui complessi e realistici. Individui, per di più, incredibilmente 'umani': e se ad esempio Sam Rockwell strappa puntualmente la risata con le irresistibili goffaggini di questo poliziotto non troppo raccomandabile, il suo Dixon vivrà la parabola narrativa più completa e sorprendente.

Leggi anche: Venezia 2017: tutte le star attese al Festival

Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Woody Harrelson sul set del film
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Woody Harrelson sul set del film

Allo stesso modo, a McDonagh bastano a volte una manciata di battute per delineare con precisione sentimenti e stati d'animo dei vari personaggi: l'ironia pungente che Robbie ha ereditato dalla madre, ma che non gli impedisce di soffrire per la situazione in cui si trova suo malgrado; la delicata gentilezza di James, accompagnata da un'orgogliosa consapevolezza di se stesso; la comprensività, la pacatezza e l'umanesimo dello sceriffo Willoughby, tanto in famiglia, quanto sul lavoro (si vedano le interazioni fra Harrelson e la McDormand, cariche di sottotesti). E poi ovviamente c'è Mildred, la cui condizione di madre sofferente non le impedisce di sfoderare un'energia incontenibile e un sarcasmo a dir poco letale (il suo discorso al parroco è una replica da KO). Ma un'altra componente fondamentale della storia, che sta attorno ai personaggi ma in realtà fa parte dei personaggi stessi, è Ebbing: lo specchio di una certa provincia americana, e forse dell'America stessa, con la sua pretesa di innocenza e i suoi pregiudizi semi-inestirpabili, la sua ansia di ordine e di giustizia e, di contro, la sua violenza repressa, ma talvolta portata ad esplodere.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Frences McDormand e Peter Dinklage in una scena del film di Martin McDonagh
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: Frences McDormand e Peter Dinklage in una scena del film di Martin McDonagh

Ecco, Tre manifesti a Ebbing, Missouri riesce nell'impresa di unire in maniera fluidissima - ma al contempo traboccante di umorismo - tali dicotomie: a volte servendosi solo di meri dettagli, come quando uno scontro feroce (uno dei momenti clou del film) è scandito dalla voce di Joan Baez e dalla melodia folk di The Night They Drove Old Dixie Down. E con un approccio tanto libero e coraggioso, perfino un soggetto del genere evita a piè pari le trappole della retorica, ribaltando continuamente le prospettive e le posizioni morali dei suoi personaggi e congedandosi con un finale sapientemente ambiguo, in cui però la furia vendicatrice sembra cedere il posto a un rinfrancante senso di humanitas, suggellato dalla più improbabile delle amicizie.

Movieplayer.it

4.5/5