Recensione Norbit (2007)

Eddie Murphy continua a darsi al trasformismo: questa volta si triplica sullo schermo ma si dimentica che ogni tanto un po' di trama non guasta.

Tre Eddie Murphy, zero storia

La vita di Norbit non è stata proprio il massimo. Abbandonato dai genitori davanti ad un ristorante cinese/orfanotrofio, il piccolo è cresciuto fino ad un certo punto a stretto contatto con Kate, una sua coetanea con il quale condivideva un'affinità elettiva. Purtroppo però Kate viene adottata e lui no, così dopo qualche anno di solitudine nella sua vita irrompe all'improvviso Rasputia, corpulenta ragazza dal carattere forte. Lei e la sua famiglia "altamente raccomandabile" diventano la famiglia di Norbit che lui lo voglia o meno. Ben presto arriva il matrimonio e una vita d'inferno per il povero Norbit, impiegato nella ditta di costruzioni di famiglia. Ma tutto potrebbe cambiare quando Kate torna in città, se non fosse per la folle e possessiva gelosia di Rasputia...

Trasformista lo è sempre stato Eddie Murphy, fin da Il Principe Cerca Moglie, ma quello che prima era un divertissement da Il Professore Matto in poi è diventata una vocazione. Norbit è l'ennesimo capitolo dell'evoluzione trasformistica di Eddie Murphy che è sempre meno riconoscibile e sempre più mimetizzato in vari personaggi disseminati nel film. In questo caso sono solo tre, il protagonista, Rasputia e Mr. Wong, ma il loro ruolo è fondamentale e le interazioni sempre maggiori e aiutate dagli effetti speciali. Più aumenta il trucco più aumenta la caratterizzazione e meno attenzione c'è per la storia. Questo in Norbit tocca quello che per ora è la punta massima: la trama è un canovaccio scontato su cui si inseriscono le tipiche figure archetipe e più in là di così non si va. Quello che dovrebbe essere il tipico trampolino di lancio, la base su cui costruire la personalità del film, rimane l'unico elemento in gioco.

Se la storia è quanto di più noioso, trito e poco emozionante (ma soprattutto non divertente) si possa immaginare, lo stesso non si può dire della dimensione visiva, unico elemento curato (a parte il trucco di Eddie Murphy) del film. La cittadina caramellosa e colorata del film, tutta strutturata per riflettere il mondo barocco e di cattivo gusto di Rasputia è convincente, è un ritratto (viene da pensare quasi involontario) di una realtà americana provinciale da incubo. Certo anche questo tema è ormai un altro cliché, ma se non altro, una volta trascinati con l'inganno a vedere Norbit, ci si può concentrare su qualcosa per dimenticare quello a cui si sta assistendo.