Recensione Lost in Beijing (2006)

'Lost in Beijing' concentra l'attenzione sui personaggi, trasmettendo un senso di oppressione e, allo stesso tempo, smarrimento, che rende lo spettatore partecipe della loro situazione e di cosa voglia dire vivere in una metropoli come Pechino.

Travolti da un'insolita Pechino

Il boom dell'economia cinese ha portato molti dalla provincia a trasferirsi nelle grandi città, in cerca di un'occupazione meglio remunerata e di un futuro più solido.
E' quello che accade alla coppia protagonista di Lost in Beijing, Liu Ping Guo e An Kun, che con i loro nuovi lavori riescono tranquillamente ad andare avanti nella metropoli.
Lei lavora come massaggiatrice al Gold Basin Foot Massage Palace e lui come lavavetri nello stesso edificio. Il capo di Liu Ping Guo, Lin Dong, è sposato, ma non può avere figli e questa situazione è un peso per lui.
Quando Liu Ping Guo arriva sul luogo di lavoro dopo aver bevuto troppo, in chiaro stato di confusione, l'uomo si approfitta di lei, sotto gli occhi del marito che lava i vetri dall'esterno.
Dopo una prima reazione rabbiosa, An Kun pensa di poter trarre profitto dalla situazione e ricatta l'uomo, e anche quando Liu Ping Guo scopre di essere incinta, An Kun raggiunge un accordo con Lin Dong su chi debba tenere il bambino e sull'eventuale compenso economico per lui.
La situazione, una volta nato il piccolo, non è come An Kun se l'era immaginata e la situazione si complica in modo drammatico.

La giovane regista Li Yu concentra l'attenzione sui suoi personaggi per tutto il film, seguendoli con la camera a mano e stringendo l'inquadratura intorno a loro, fotografando i visi, le mani, i piedi e dettagli della loro vita. Questo trasmette un senso di oppressione e, allo stesso tempo, smarrimento, che rende lo spettatore partecipe della loro situazione e di cosa voglia dire vivere in una metropoli del genere.
E' la protagonista Liu Ping Guo il personaggio che meglio trasmette questo senso di smarrimento, che si lascia trascinare da eventi più grandi di lei, non essendo in grado di controllarli o gestirli.
Ma anche i due uomini della storia, così come la moglie di Lin Dong e l'amica di Liu Ping Guo, Xiao Mei, presentano caratteristiche interessanti: Lin Dong, con la sua trasformazione da freddo uomo d'affari a padre affettuoso; An Kun con il suo passaggio da marito geloso a ricattatore avido fino al desiderio di paternità che lo fa tornare sui suoi passi; Xiao Mei, anch'ella travolta dalla vita, anche se in modo diverso.

La Pechino di Li Yu è quindi un'ambientazione opprimente, con i suoi palazzi, i suoi spazi, le strade, la gente. Contrariamente alla tecnica usata per i personaggi, la regista riprende sempre la città con campi lunghi, amplificando l'impressione di vastità.
Ad aiutare il suo lavoro sui personaggi, contribuiscono le interpretazioni degli attori, che dipingono delle figure per lo più solide e credibili, nonostante alcune scelte e decisioni da loro prese possano apparire forzate.
Ma forse è un'impressione dovuta alla distanza culturale che ci separa dalla Cina e dalla difficoltà di comprendere completamente le loro abitudini e reazioni.

Movieplayer.it

3.0/5