Recensione Ed Wood (1994)

Il peggior regista di ogni tempo? Ed Wood, naturalmente! Mito del cinema di serie Z, misconosciuto per decenni, ritorna a far parlare di sé e ad entusiasmare i nuovi fans del trash grazie a Tim Burton che, nel 1995, gli ha dedicato questo sincero omaggio cinematografico.

Trash, amore e fantasia

Il peggior regista di ogni tempo? Ed Wood, naturalmente! Mito del cinema di serie Z, misconosciuto per decenni, ritorna a far parlare di sé e ad entusiasmare i nuovi fans del trash grazie a Tim Burton che, nel 1995, gli ha dedicato questo sincero omaggio cinematografico.
La vita di Wood è abbastanza avventurosa: nasce nel 1924, prende parte alla seconda guerra mondiale come marine, dopo la guerra lavora in un luna park, nel '47 sbarca ad Hollywood e si dedica al teatro, intanto scrive numerose sceneggiature e si prodiga in mille maniere per girare il suo primo film che purtroppo resterà incompiuto. Durante gli anni cinquanta stringerà amicizia con Bela Lugosi e lo convincerà a partecipare a tre suoi lavori. Sul finire della propria fallimentare carriera cinematografica Wood (morirà a 58 anni nel 1978, alcolizzato e povero) si riciclò in autore di romanzi da edicola, così detti pulp.
Fra le sue opere letterarie una molto significativa per capire il mondo hollywoodiano in cui l'autore sopravviveva, è stata pubblicata dalla casa editrice romana "Derive e approdi" e si intitola: "Hollywood: la corsa dei topi", col l'intento di scrivere un manuale per aspiranti divi, Wood svela i marci compromessi che fanno da sfondo a chi insegue il facile successo nella Mecca del cinema.

La pellicola di Burton merita di essere visionata con molta attenzione, perché in maniera estremamente intelligente riesce a ricreare tutti i meccanismi perversi che possono decretare gli insuccessi di un giovane cineasta che vuole realizzare i propri sogni nel modo più libero possibile. Ed ecco che le vicende di Wood ci offrono uno spaccato inedito della Hollywood fra gli anni '40 e '50 ricostruita con dovizia di particolari, in grado di mettere l'accento sul lato malinconico e oscuro di quella "fabbrica di sogni" che tanto ci affascina. In compagnia di Ed passeggiamo per gli enormi Studios (dove Wood lavora come maestranza), bussiamo con lui, alle porte dei piccoli produttori intenti a curare gli interessi della propria società e per questo pronti ad influire dispoticamente sullo stile e sulla storia imponendo all'autore soluzioni più commerciabili possibili; ci spremiamo le meningi pur di trovare i finanziamenti necessari, insieme alla nostra scalcinata troupe giriamo alcune scene per strada costretti a scappare all'avvicinarsi della polizia perché privi di permessi, cerchiamo materiali di scarto e povere scenografie in disuso pur di mettere insieme il nostro B-Movie! Ma tanta fatica per niente: siamo alla prima del film e dobbiamo abbandonare il campo perché il pubblico e la critica non ci apprezzano nemmeno un po': ripagano i nostri sforzi tirandoci di tutto!!!

A questo punto sarebbe logico pensare ad un ritiro dalle scene, invece Wood insiste! Molto significativo a questo proposito, è l'incontro tra Ed e il suo mito/maestro Orson Welles, che dopo aver creato quel capolavoro di Quarto potere non ebbe affatto vita facile, comunque Welles saprà rincuorare il suo affranto ammiratore (lo stesso Wood è stato definito un Welles di serie Z), gli infonderà nuova carica rivolgendogli queste parole: Per difendere l'immaginativa bisogna combattere, perché spendere una vita per realizzare i sogni di qualcun altro?.

Ma Ed Wood non è solo la parziale biografia del più sfortunato e strambo autore cult, vuole essere anche una commovente storia di amicizia tra il giovane regista e l'ormai vecchio e ammalato Bela "Dracula" Lugosi, entrambi accomunati dallo stesso crudele destino. Il drammatico caso di Bela , attore di successo ma dimenticato da tutti, mette in risalto l'abbrutimento dello star system: dimensione ipocrita, cinica e spietata, così quando un personaggio cavalca l'onda del successo sono tutti (produttori, registi, spettatori ecc.) ai suoi piedi, ma non appena le cose smettono di andare per un certo verso, non ci pensano su un minuto di più e gli voltano le spalle, considerandolo oramai morto e sepolto!!! Semplice regola della domanda e dell'offerta, ma in questo caso non ci sono in ballo delle merci, ma grandi artisti che prima di tutto sono esseri umani. Le strategie dell'industria cinematografica sono mosse da interessi economici, quando una risorsa ha successo si sfrutta fino all'esaurimento sfornando una quantità di divi e film, simili fra loro, di solito fiacchi e inutili, ma non appena il pubblico comincerà a disertare le sale si troverà un'altra star o un altro genere cui far riferimento. Purtroppo tutto questo decreta la morte delle vere opere d'arte, della loro originalità e unicità a favore di sottogeneri consapevolmente mediocri in grado di rassicurare avidi produttori e spettatori sempre più rincretiniti.
Comunque la toccante e tenera storia Wood/Lugosi, fa pensare al saldo legame di amicizia tra Burton e Vincent Price (il quale incarnava l'inventore in Edward mani di forbice), il parallelo salta agli occhi in modo palese : tutti e due i giovani cineasti sono stati fans di quelle vecchie glorie del cinema, e tutti e due offrono ai loro idoli l'ultima apparizione sul grande schermo.

Tornando al film di Burton, appare evidente come questa pellicola sia una delle più intense e sentite dal regista, le disastrose avventure di Ed vengono raccontate quasi in prima persona da Tim... alcuni critici hanno definito Tim Burton come un Ed Wood ma con il dono del talento; mentre la storia si snoda si avverte la partecipazione accorata del regista alle sorti del suo anti eroe, verso la fine del film c'è lo spettacolare incontro di Ed con Orson (Vincent D'Onofrio): un momento topico...viene descritto come un sogno, in quelle poche battute che i due cineasti si scambiano troviamo condensato il significato del film di Burton. Ed Wood è un film sul cinema, Orson Welles rappresenta l'essenza del cinema, dunque il Cinema stesso invita Wood a non mollare. Ci si avvia verso una conclusione fiabesca : Plane 9 viene accolto con favore dal pubblico! Sarebbe il modo migliore di concludere una favola... però qui si tratta della vita, perciò la dimensione onirica si spezza bruscamente: prima dei titoli di coda, Tim rivela come è andata a finire la carriera di Ed, mette le cose a posto e si ritorna ,ahimè, alla realtà.

Wood è l'eroe burtoniano per eccellenza, per tutta la durata del film mostra un atteggiamento singolare: è un fallito perfettamente riuscito, eppure sembra entusiasta della propria scelta di vita, adora il cinema e si distrugge per esso, sempre coerente con se stesso, pronto a meravigliarsi come un bambino davanti alla magia della settima arte, a discapito di tutto e tutti mantiene la semplicità e l'ingenuità proprie dell'infanzia.

Dicevo che Wood, come Vincent, come Jack Skeletron, come Pee Wee, come Edward mani di forbice, è un eroe burtoniano: perché, anche lui come gli altri, vive da outsider in contraddizione con il resto del mondo, trova la felicità nel regno dell'immaginazione, purtroppo però Wood non esce dalla fantasia di Burton, è un individuo reale, autentico il suo dramma, ed è proprio la realtà che rasenta la fantasia a rendere il film così emozionante.

L'interpretazione di Johnny Depp si contraddistingue per la naturalezza con la quale riesce a rendere i tratti salienti della personalità di questo essere bizzarro: sempre stupito, col suo sorrisone stampato sul viso che non abbandona neanche per un attimo il suo proverbiale ottimismo.
Sebbene la narrazione assuma spesso un tono da commedia( passando per i registri dell' horror, del dramma e del documentario su come allestire un film), il protagonista non viene mai dipinto come un pazzo ridicolo, il gusto del travestimento di Wood, che adora indossare indumenti femminili, non ha nulla di perverso o grottesco, ma rivela la sensibilità del personaggio che candidamente afferma di amare talmente le donne da voler rassomigliare loro almeno nel modo di vestire.

I critici hanno abbondantemente osannato Martin Landau, il quale nelle vesti di Bela Lugosi ha guadagnato un meritatissimo Oscar come miglior attore non protagonista, con una maestria insuperabile esprime il dramma esistenziale vissuto dal vecchio attore ed entusiasma gli animi dei più sensibili tra gli spettatori. Tutto il cast è eccezionale: Sarah Jessica Parker e Patricia Arquette danno vita a due personaggi femminili ugualmente importanti ed entrambi particolarmente riusciti, Lisa Marie nelle vesti di Vampira, ex sfortunata presentatrice TV, è identica all'originale! Memorabile il cameo di Bill Murray nel ruolo di un impresario gay dotato di un humour irresistibile.

Tutti coloro che appaiono nel film sono esistiti o esistono ancora, a guardare gli originali non si capisce quali sono gli attori e quali i personaggi reali!!! Questa pellicola è quasi più vera del vero! Anche la scelta del bianco e nero realizzata da Stefan Czapsky appare del tutto appropriata, i set di Wood sono stati ricostruiti in maniera dettagliata, e la colonna sonora, sebbene manchi l'abituale Danny Elfman, non può essere trascurata, infatti Howard Shore utilizza efficaci sonorità in stile bossa nova e fa appello alle stesse musiche originali dei film di Wood.