Transparent: un padre di nome Maura

Creato e in buona parte diretto da Jill Soloway, già produttrice e sceneggiatrice di Six Feet Under, Transparent abita la soglia tra commedia e dramma, sospinge il colosso dell'editoria Amazon nella serie A della produzione televisiva, e rischia di essere una delle migliori proposte dell'autunno in TV.

Quattro anni fa usciva un piccolo film che fece molta strada: si chiamava Beginners, era diretto da Mike Mills e interpretato, tra gli altri, da Ewan McGregor e Mélanie Laurent, e valse un Oscar come migliore attore non protagonista al veterano Christopher Plummer.

In Beginners, il personaggio interpretato da Plummer era protagonista di un tardo, estremo coming out con il figlio, che non aveva mai sospettato che il padre fosse gay; qualcosa di simile succede in Transparent, la punta di diamante tra le nuove serie lanciate in questa stagione da Amazon: Mort Pfefferman, un uomo con tre figli adulti decide, ormai anziano, di abbracciare finalmente lo stile di vita per cui ha sempre segretamente e dolorosamente anelato. Prima di dichiararsi Maura al mondo, deve prima affrontare un'impresa terrificante: confessarsi ai suoi tre figli.

Con il film di Mills, Transparent, creato e in gran parte diretto da Jill Soloway, condivide anche un mood dolceamaro, una calda e colorata atmosfera californiana, ma il suo humour è più tagliente e il suo spirito più coraggioso; inoltre, accanto a un Jeffrey Tambor sorprendente e degno erede di Plummer, ci sono i ritratti dei tre figli, che non hanno vite meno sottosopra di quella del padre anche prima della la rivelazione che modifica sensibilmente le dinamiche familiari; la loro inclusione assicura un costante e piacevole variazione della prospettiva, e ci permette di esplorare in lungo e largo un microcosmo umano insieme tenero, irritante, malinconico e divertente. Come gran parte delle famiglie.

Transparent: Jeffrey Tambor, Amy Landecker e Gaby Hoffman in una scena della prima stagione
Transparent: Jeffrey Tambor, Amy Landecker e Gaby Hoffman in una scena della prima stagione

Trans, parent

Transparent:Jeffrey Tambor in una scena della prima stagione
Transparent:Jeffrey Tambor in una scena della prima stagione

Il titolo dello show è un pun giocato sulla scissione del vocabolo inglese transparent (che significa, come è facile intuire, trasparente) nei due termini trans e parent; il secondo significa genitore, il primo si spiega da solo. C'è un padre che rivela di riconoscersi genere femminile, dunque, e il suo rapporto con la prole, che lo vede prima come genitore che come uomo o donna, o meglio, prima che come persona. "I miei figli sono egoisti", li accusa Maura, dopo il primo tentativo miseramente fallito di fare coming out, ma tutti i figli sono egoisti, perché nel momento in cui li mettiamo al mondo cessiamo di vivere in funzione di noi stessi e iniziamo a farlo in funzione di coloro della cui esistenza siamo responsabili. Non bastano dieci, venti, trent'anni a cambiare questa realtà fondamentale: anche se i figli adulti sono assorbiti tra carriera, famiglia, colpi di testa e incidenti assortiti, i genitori continuano a rappresentare per loro un porto sicuro, un tempio della memoria, una certezza che non cambia con il tempo.

Per questo per Sarah, Josh e Ali non significherà soltanto rimettere in discussione la figura del loro genitore, ma anche rivisitare il proprio passato, la propria infanzia, i propri segreti; non solo vedranno cambiare in qualche modo i rapporti con Maura, ma saranno influenzati anche i rapporti tra di loro, alla luce di quell'enigma e di quella sofferenza accanto alla quale, inconsapevoli e presi da sé stessi, sono cresciuti. Ma il titolo dello show è anche un'indicazione della ricerca dell'onestà che guida Maura nel suo difficile cammino, e che "ispira" i figli, innanzitutto Sarah, in alcune scelte avventate e dolorose. Nel momento in cui una verità così ingombrante, destabilizzante, e così delicata è alla luce, tutti i membri della famiglia iniziano a rendersi conto di quanto del loro cammino insieme fosse basato sulla mistificazione e l'apparenza.

Album di famiglia in divenire

Transparent: Gaby Hoffman in una scena della prima stagione
Transparent: Gaby Hoffman in una scena della prima stagione

Una scoperta alla luce della quale la decisione di Maura è solo l'inizio di un percorso che coinvolge tutti i membri della famiglia, non limitandosi al burrascoso presente di Sarah, bella casalinga un po' viziata e madre di due figli piccoli, che torna all'antico amore per una compagna d'università, di Josh, discografico di successo ed edonista che, messa incinta la giovane musicista la cui band sta lanciando, inizia a perdere inesorabilmente il polso della situazione, e di Ali, ultimogenita brillante e vitale che non ha ancora trovato la sua strada, ma spazia anche nel passato, per raccontare i supplizi della vita in-the-closet di Maura, l'atmosfera familiare attraverso gli anni, e il modo in cui quell'incoffessabile verità ha toccato le vite dei giovani Pfefferman sin dall'infanzia.

Il cast è formidabile nella sua interezza, ma ci sentiamo di dire che, se Jeffrey Tambor è l'anima tenera e straziata di Transparent, il suo cuore pulsante è la Ali di Gaby Hoffmann, una bellezza anticonvenzionale con una vita anticonvenzionale, che ci ricorda - ed è una nozione cruciale per Transparent - che raramente siamo ciò che gli altri vedono di noi.

Conclusione

Personaggi complessi, scrittura intelligente e stratificata, emozioni autentiche, per uno show che abita la soglia tra commedia e dramma, che sospinge il colosso dell'editoria Amazon nella serie A della produzione televisiva, e che rischia di essere una delle migliori proposte dell'autunno in TV.

Movieplayer.it

4.0/5