Recensione Mister Hula Hoop (1994)

I fratelli Coen continuano a rendere omaggio al cinema americano con cui sono cresciuti, senza perdere di vista il loro personalissimo stile e la loro vena più graffiante.

Tra nostalgia e parodia

Quando il presidente della Hudsucker si suicida gettandosi dall'ultimo piano del grattacielo, il consiglio dei saggi, guidato dal perfido Sidney J. Mussburger, decide di far scendere di valore la compagnia affidandone la direzione ad un semplice e imbranato fattorino così da poter acquistare tutto il resto del pacchetto azionario ad un prezzo molto più basso. Ma l'apparente ingenuità di Norville Barnes nasconde in realtà un grande, seppur peculiare, istinto per gli affari e le cose per Mussburger non andranno come previsto.
In un riuscitissimo mix tra Arriva John Doe, La signora del venerdì, Quarto potere e decine di altri immortali capolavori anni '30 e '40, i due fratelli Ethan Coen e Joel Coen continuano la loro lunga e vittoriosa marcia all'interno del difficile mondo del cinema autoriale, riuscendo a realizzare una commedia che racchiude, sintetizza e soprattutto ironizza sul sogno americano e su un'epoca ormai lontana, ma resa mitica dalla celluoloide.

Aiutati da una direzione artistica minimale ma proprio per questo assolutamente perfetta, una fotografia coloratissima ma che al tempo stesso riesce a richiamare il meglio della cinematografia in bianco e nero e soprattutto da tre straordinarie interpretazioni da parte di Tim Robbins, Jennifer Jason Leigh e Paul Newman che rendono vivi più che mai dei personaggi che in fondo non sono null'altro che delle semplici macchiette di alcuni stereotipi del cinema del passato (il tontolone dall'animo puro, la giornalista arrivista ma con senso di colpa e il potente uomo d'affari doppiogiochista e senza scrupoli), i due geniali fratelli, tra l'altro freschi della prestigiosa Palma d'Oro ricevuta a Cannes per Barton Fink, continuano a rendere omaggio al cinema americano con cui sono cresciuti fondendo la leggerezza delle commedie alla Jerry Lewis al romanticismo-melò di La vita è meravigliosa, il dramma sociale dei già citati film di Orson Welles e Frank Capra al tocco magico e surreale dei musical d'annata, tutto questo però senza perdere di vista il loro personalissimo stile e la loro vena più graffiante.

La loro straordinaria filmografia continuerà ancora per diversi anni, regalandoci capolavori quali Fargo, Il grande Lebowski e L'uomo che non c'era, per poi subire una flessione con le ultime opere sugli schermi quest'anno; una flessione che ci auguriamo possa essere solo momentanea, ma se anche così non fosse quello che ci rimane è comunque una fonte inestimabile di risate e genialità che, come nel caso specifico di questo Mr. Hula Hoop, non solo non si esaurisce dopo la prima visione, ma anzi acquista sempre più valore in quelle successive.

Movieplayer.it

4.0/5