Recensione Transylvania (2006)

Una trama essenziale, punteggiata da dialoghi scarni recitati in una miscela di lingue che si intreccia a sottolineare la scarsa rilevanza delle parole in 'Transylvania', in cui è la musica ad essere protagonista ed a fornire l'ossatura che sostiene la narrazione.

Tra musica e follia

Presentato tra i film fuori concorso al Festival di Cannes 2006 e poi quest'anno al Napoli Film Festival, arriva nelle sale il recente lavoro di Tony Gatlif: Transylvania, a metà tra una love story ed un road movie, che vede protagonita Zingarina, in viaggio nella Transilania del titolo insieme all'amica francese Marie, sulle tracce del musicista rumeno Milan che l'ha lasciata senza alcuna spiegazione e da cui aspetta un bambino.
L'incontro con lui non porta i risultati sperati e la ragazza, delusa ed arrabbiata, abbandona l'amica ed inizia a vagare da sola, fino all'incontro con il commerciante Tchangalo con il quale instaura un forte e morboso legame.

Una trama essenziale, un pretesto per un viaggio alla ricerca della propria identità, punteggiata da dialoghi scarni recitati in italiano, francese, rumeno ed inglese, una miscela di lingue che si intreccia a sottolineare la poca rilevanza delle parole nel film di Gatlif, in cui è la musica a farla da protagonista ed a fornire l'ossatura che sostiene la narrazione. La musica in Transylvania simboleggia la vita e ne segue l'andamento e gli umori, adattandosi alla protagonista, sottolineandone e giustificandone il comportamento.
Quello di Zingarina è il ruolo ideale per la recitazione sopra le righe di Asia Argento, efficace nel rendere gli aspetti contrastanti ed eccessivi della ragazza, la sua rabbia, la sua follia ed allo stesso tempo la sua fragilità. E' lei a reggere il film, nel bene e nel male, sulle proprie spalle, facendo da metronomo per lo sviluppo della storia, ben accompagnata da Birol Ünel nel ruolo di Tchangalo.

La regia di Gatlif valorizza gli spazi ed i paesaggi della Romania, ma allo stesso tempo si sofferma sui dettagli e sui volti, traendone un'intensità che suggerisce un mondo ben più complesso della storia lineare che sta raccontando, lasciandoci gettare soltanto uno sguardo fugace al fascino ed al mistero del mondo e della cultura degli zingari, già al centro del suo interesse in passato.
Anche la musica si rifà a sonorità gypsy, pur intrisa di uno spirito puramente rock e ribelle che ben si adatta alla personalità di Zingarina.

Transylvania non è un film da grande pubblico e non cerca di esserlo, ma è bene che ci sia spazio anche per questo tipo di produzioni nelle sale italiane, anche se in un periodo di relativa calma che anticipa le grandi uscite dell'autunno.

Movieplayer.it

3.0/5