Tra la terra e il cielo: fuga verso la libertà

L'indiano Neeraj Ghaywan debutta alla regia con un racconto presentato a Cannes lo scorso anno nella sezione Un Certain Regard, e firma un'opera di denuncia dell'India contemporanea divisa tra soffocanti tradizioni e un'urgente spinta verso la modernità.

Due dei principali magazine d'oltreoceano non gli hanno risparmiato commenti d'elogio, sbracciandosi in incensamenti come: "Il più acclamato film indiano dell'anno" (The New York Times) e ancora "Una regia ben congegnata, un messaggio forte" (Hollywood reporter). E forse non hanno torto, non completamente almeno. Perché se Tra la terra e il cielo, esordio del regista indiano Neeraj Ghaywan, ha i meriti indiscutibili del film di denuncia, il coraggio dell'opera prima e un tocco che lo allontana dalla dominanti tendenze bollywoodiane, è altrettanto vero che questo melo sociale i suoi limiti ce li ha e li rivela proprio nella scrittura incapace di sviluppare pienamente il potenziale della storia.

Fly Away Solo: un'immagine del film di Neeraj Ghaywan
Fly Away Solo: un'immagine del film di Neeraj Ghaywan

Lontano da Bollywood

Ma partiamo dall'inizio. La sua curiosa marcia trionfale comincia lo scorso anno a Cannes dove il film, un coproduzione franco-indiana, fu presentato in Un Certain Regard aggiudicandosi una menzione speciale come opera prima e il Premio Fipresci. Lui, il regista, si è formato facendo da assistente a Anurag Kashyap (sua la saga Gangs of Wasseypur e Ugly), il suo mentore come lo ha definito più volte e non nasconde la sua ammirazione per i maestri europei: "Sono molto influenzato dal cinema di Haneke e dai fratelli Dardenne", confessa. Con Tra la terra e il cielo Ghaywan firma un debutto che mette insieme cinema di impegno civile, realismo e fiction popolare. Un'operazione che si sottrae agli stilemi di Bollywood, aggira la censura e si fa portatrice di un'immagine dell'India che per una volta non è quella patinata e sgargiante dello schizofrenico alternarsi di balletti e canzonette, macchina macina soldi che ha contribuito a diffondere nel mondo il volto meno disturbante del paese.

Dell'amore e altri guai

Fly Away Solo: una scena del film di Neeraj Ghaywan
Fly Away Solo: una scena del film di Neeraj Ghaywan

Ghaywan la mette a nudo, la guarda dritto in faccia e rispolvera ciò che Bollywood si è sempre preoccupata di nascondere; ne emerge una società ancora prevalentemente arcaica, dominata da una rigidità morale che non risparmia nessuno, è l'India delle discriminazioni sociali e di genere, delle caste, delle punizioni inflitte a chi tenta di opporsi alla tradizione, dei diseredati, dei ghat (le gradinate di pietra che conducono agli argini del Gange e dove ogni giorno si praticano centinaia di cremazioni) brulicanti di cadaveri da bruciare.

Tra la terra e il cielo: un momento del film
Tra la terra e il cielo: un momento del film

È in questo ritratto dai toni quasi neorealisti che risiede la forza di Tra la terra e il cielo; il pretesto narrativo è offerto dalle storie di diversi personaggi che corrono parallele, si sfiorano e si mescolano sulle rive del Gange nella città sacra di Benares (Varanasi). Devi (Richa Chadda) è una studentessa di informatica, lavora, vive insieme all'anziano padre e ogni giorno prova a conquistarsi caparbia uno scampolo di libertà, quel mondo fatto di arcaici cerimoniali le sta stretto, vivere liberamente il sesso con il proprio fidanzato è impensabile se non tra le pareti scalcinate di qualche clandestina camera d'albergo. Una scelta che entrambi pagheranno caro: lui con la morte lei con l'infamia e un giudizio morale pesante come un macigno. Deepak (Vicky Kaushal)invece studia ingegneria, viene da una famiglia povera e come suo padre probabilmente passerà la vita a bruciare i morti lungo le rive del fiume. La sua colpa? Essersi innamorato perdutamente di una ragazza che appartiene a una casta più alta della sua.

Tra la terra e il cielo: un'immagine tratta dal film
Tra la terra e il cielo: un'immagine tratta dal film

Un racconto di riscatto sociale

È un angolo di mondo attraversato da moti di ribellione, speranza e voglia di emancipazione, un pezzetto d'universo sospeso tra fedeltà alla tradizione e modernità, in cui le giovani generazioni avranno il compito di traghettare vecchi e bambini verso un futuro migliore e libero da pregiudizi.

Tra la terra e il cielo: un'immagine del film
Tra la terra e il cielo: un'immagine del film

Come del resto ci fa sapere lo stesso regista: "Avevamo voglia di ritrarre una città reale come ce ne sono tante oggi, in piena mutazione e dove i giovani parlano dei loro sogni, pur sentendosi prigionieri in una trappola socio-economica. Non a caso, ciascuno dei protagonisti del film desidera fuggire", racconta. E così può capitare che questa fuga verso la libertà passi attraverso i primi timidi approcci con i social (Deepak usa Facebook per comunicare con la ragazza di cui si innamora), o gli incontri clandestini di due amanti segreti prima che vengano tacciati di "comportamento indecente". C'è della poesia nella regia di Ghaywan, nelle suggestioni e atmosfere a cui riesce a dar vita; peccato che la scrittura non sia altrettanto all'altezza, disorganica e debole nel momento in cui i due fili narrativi finiscono per incontrarsi, banale quando si tratta di dare spazio al racconto d'amore.

Movieplayer.it

2.5/5