Torino Film Festival, Jon Turteltaub dice Viva Last Vegas!

Il nostro incontro con il regista della commedia intepretata da De Niro, Douglas, Kline e Freeman, inno all'amicizia e alla spudorata vitalità della terza età; 'Quattro premi Oscar insieme sono un miracolo', ci ha raccontato.

Erano quattro amici e lo sono ancora, Billy, Paddy, Archie e Sam gli sprintosi protagonisti di Last Vegas, la commedia diretta da Jon Turteltaub scelta per aprire il 31.mo Torino Film Festival; un'opera godibile che si regge per intero sulle interpretazione di un quartetto d'eccezione composto da Michael Douglas, Robert De Niro, Kevin Kline e Morgan Freeman. Si ritrovano dopo anni di lontananza nella capitale del gioco d'azzardo per celebrare il matrimonio di Bill con una donna molto più giovane di lui. Tra dissapori mai del tutti sbolliti e slanci di altruismo, questo gruppo di vecchietti scatenati vivrà due giorni di divertimento e spensieratezza e uno di loro troverà anche il vero amore, una cantante di piano bar sensuale e spiritosa. Nella nostra piacevole chiacchierata con Turteltaub non potevamo non cominciare dall'esperienza sul set con mostri sacri del calibro di De Niro e Douglas e il regista newyorchese non si è sottratto alle nostre curiosità sull'argomento...

Prima domanda, è stato difficile mettere insieme quattro stelle di questo calibro?
Difficile? Difficile è trovarne uno, metterne insieme quattro ha del miracoloso. Credo che molti di loro siano stati convinti ad accettare dalla possibilità di lavorare con gli altri e dal fatto che questa potesse essere un'occasione da non lasciarsi sfuggire. Il primo ad essere arruolato è stato Michael Douglas, che aveva letto la sceneggiatura anni fa, poi è arrivato Robert De Niro. A questo punto ero già soddisfatto perché avevo coperto metà del cast. Morgan non ha neanche letto la sceneggiatura, ci ha contattati tramite il suo agente dimostrandosi subito entusiasta. Chi mi ha fatto penare è stato Kevin Kline, che è conosciuto nell'ambiente proprio perché dice no ad ogni proposta, ecco perché non lo si vede spesso in tv o al cinema. Sono volato a New York abbiamo passato un po' di tempo insieme e dopo una chiacchierata di 5 ore l'ho convinto. Non dimentico Mary Steenburgen, semplicemente perfetta per il ruolo di Diana. E' la donna più affascinante ed elegante che abbia mai conosciuto ed è un'attrice generosa ed aperta. Ed anche molto alta, ecco perché ha dovuto indossare ballerine in tutte le sequenze.

E il progetto com'è nato?
La CBS ha mandato a me la sceneggiatura, che era stata scritta 8 anni fa, ma i dirigenti erano stati molto chiari sul fatto che non ci fossero soldi, per questo non l'ho letta subito; ma quando l'ho fatto mi sono subito innamorato, ho capito che era perfetto e che non mi sarebbe interessato dei soldi.

Sul set com'è andata?
Me la facevo sotto all'idea di lavorare con tutti loro, del resto sono convinto che se non hai timore reverenziale davanti ad un grandissimo attore, non puoi fare il regista; allo stesso tempo devi anche contenerti.

Come sono questi geni al lavoro?
Due si sono rivelati esattamente come me li aspettavo, ovvero Michael Douglas, col suo temperamento forte e carismatico e Kevin Kline, folle e divertente. De Niro invece era timido e taciturno, passava la giornata a mandare sms, non so a chi. Morgan lo immaginavo serioso, invece mi ha stupito. La verità è che sono stati tutti bravissimi, nessuno ha voluto fare il difficile. Ed erano così perfetti che se il film fosse stato trasformato in commedia teatrale, avremmo potuto invertire tutti i ruoli in scena ogni sera.

La preoccupano i possibili paragoni con Una notte da leoni?
No, assolutamente, sono due film molto diversi fra loro; leggendo la sceneggiatura non ho fatto proprio caso ai punti di contatto, in fondo quello che mi interessava raccontare era il percorso di un gruppo di persone anziane che trovano la gioia in questa fase della vita. Comunque, nessuno si sarebbe sognato un confronto con Una notte da leoni se il film fosse stato ambientato a Torino e non a Las Vegas. L'importante è che la gente ami il film, poi se lo compara ad altro, non è un problema.

Diana, il personaggio della cantante interpretato da Mary Steenburgen è una delle tante figure femminili positive nel film...
E' vero, la sceneggiatura ci mostra donne risolte, che si conoscono e sono a proprio agio, che sanno cosa desiderano e cosa le fa felici o meno; è bello che gli uomini siano chiamati a relazionarsi a questo livello con loro.

Tra i personaggi qual è quello che lo ha più emozionato?
Quello di Kevin Kline...

L'uomo che viene 'spinto' al tradimento dalla moglie che gli regala addirittura un preservativo e una pasticca di Viagra, ma che ad un passo dal fattaccio, molla tutto per amore della moglie...
Esatto, il percorso del personaggio di Kevin è quello che fa ogni uomo nella sua vita, lo so che se lo raccontassi in giro mi direbbero tutto che è impossibile una cosa del genere, ma io gli ho creduto, la scelta che ha fatto secondo me è la più giusta. Anche se le persone con cui ho parlato non erano del mio stesso avviso.

Cosa vuol dire essere un regista e essere regista a Hollywood in questi tempi?
Rispondo alla prima domanda. E' una professione così egocentrica, permette ai sogni, alle idee, ai pensieri e ai sogni di esistere fuori di te e poi pensi che ci sia qualcuno che ti voglia dar retta. Quanto a Hollywood si ragiona in termini di tempo, denaro e star, si è perso l'amore per il cinema.

C'è stato qualcosa che è stato cambiato apposta nello script su suggerimento di uno degli attori?
Sì, sono stati tutti incoraggiati a essere liberi. Douglas era molto attento alle battute, ma quando lavora il suo obiettivo principale è quello generare energia per i comprimari. Kline, invece, ha cambiato tutto in corsa, inventandosi nuove battute, facendo centinaia di prove differenti, provando con il cappello, senza il cappello, cantando, muovendosi in un certo modo. Bob e Morgan erano una via di mezzo tra improvvisazione e totale adesione alla sceneggiatura, sono molto precisi ma ripetono tutto decine e decine di volte per esplorare tutta la gamma possibile di espressioni. Ognuno usava il metodo che gli suonava di più. L'unico limite era quello di mantenere la commedia comica e molto veritiera.

Giochiamo un po', scegli quattro attori di oggi per interpretare un remake di Last Vegas tra trent'anni...
Il ruolo di Michael Douglas lo darei a Chris Pine, mi sembra adatto, no? Quello di Robert De Niro lo proporrei a Jesse Eisenberg. Il ruolo di Morgan Freeman è un po' complicato. Scelgo Zachary Quinto. E Kevin Kline...ancora Kevin Kline.