Torino 27, quarta giornata: fari puntati sul cinema d'autore

Con La bocca del lupo, Le roi de l'évasion e gli altri film in cartellone, la kermesse torinese continua a dispensare emozioni. Tra le star della quarta giornata, il regista Paolo Sorrentino.

Continua la kermesse che dispensa emozioni e cioccolatini, non di certo per addolcire i giudizi del grande pubblico, che finora ha potuto vedere film mai deludenti tra opere d'esordio di registi giovani e successi del passato introdotti da dive e celebri cineasti, una manifestazione in cui si ritaglia un spazio anche il piccolo Future Film Festival diretto da Giulietta Fara e Oscar Cosulich.

Oggi in concorso il film italiano La bocca del lupo e il francese Le roi de l'évasion, opere che affrontano la tematica della sessualità e dell'amore uscendo dai canoni e dagli schematismi abituali, riversando uno stile originale sia nell'impatto visivo sia nella selezione tematica.
La bocca del lupo segna il ritorno al cinema del giovanissimo Pietro Marcello, che aveva esordito con il documentario Il Passaggio della Linea che gli aveva assicurato un primo discreto successo a Venezia 64, dove aveva vinto il premio Pasinetti. Il regista casertano non abbandona del tutto il piglio documentaristico e lo infonde in un'opera dotata di contaminazioni di genere e omaggi cinematografici. Alterna così sequenze oniriche, flashback, momenti di poesia, interviste frontali, immagini di repertorio che non collimano mai come in un collage posticcio, ma vengono sostenute dal collante tematico: un amore che non conosce barriere di nessun genere. Un'opera molto particolare che segna-la l'ingresso nella cinematografia italiana contemporanea di una generazione di registi che dimostra coraggio con scelte visive e narrative estremamente atipiche e che sperimenta restando agganciati a un passato di cui tiene sempre conto. Un film non convenzionale sulla Genova dell'immigrazione scomoda, della prostituzione facile, della criminalità latente e della purezza disarmante in cui un pregiudicato apparentemente duro sa amare un transessuale e sa sognare con lui un futuro insieme. Al ritmo di chi naviga un mare spesso dispersivo e si prende i suoi tempi per indagarlo a fondo e non perdersi durante la tempesta.

Le roi de l'évasion è invece un film smaccato e sfacciato che fa della fornicazione una metafora emblematica: è la storia di un omosessuale quarantaquattrenne, Armand, che sfida le regole del villaggio in cui lavora e abita per vivere appieno la sua libertà di amare. Asseconda così, per capriccio o per curiosità, una sedicenne che si è invaghita perdutamente di lui. In questo modo tenta di sfuggire a una routine abitudinaria che iniziava a soffocarlo perfino nei sogni e si mette in gioco per riprendersi la sua indipendenza dal conformismo cui chi gli sta intorno si è piegato. Ma a volte la direzione che imbocchiamo non è la stessa di quella alla quale giungiamo attraverso un percorso, tortuoso, che abbiamo scelto personalmente. Una commedia anomala e divertente questa di Alain Guiraudie (che si era presentato anche nel 2005 al Torino Film Festival) che ironizza anche sulla corporalità ed è sostenuta da un ottimo cast.

Nella sezione Festa Mobile - Figure nel paesaggio troviamo invece il francese Non ma fille, Tu n'iras pas danser dell'artista eclettico Christophe Honoré, critico dei Cahiers du cinéma, scrittore di romanzi, regista di pièce teatrali e autore televisivo e cinematografico. Il film cerca di osservare da un punto di vista femminile ma non femminista (la sceneggiatura è firmata da una donna, Geneviève Brisac) un microcosmo familiare in cui viene superato il solco dei sentimenti alla ricerca della felicità. Ci racconta la storia di Léna, che si è appena separata dal marito Nigel e che ritorna in Gran Bretagna a trovare i genitori, i nonni dei suoi bambini, ma scopre che stavano pianificando il suo futuro, per il suo bene, a sua insaputa. Nel difficile ruolo della "cattiva madre" l'attrice italiana Chiara Mastroianni, che regge bene un personaggio spigoloso che soffre inquietudini e malinconie tremende.
Evento della sezione, fuori concorso, il film Lulu & Jimi del tedesco Oskar Roehler: un omaggio dichiarato, fin dalla dedica, al regista David Lynch e alla sua sorprendente visionarietà. Ambientato nella Germania degli anni '50, Lulu & Jimi racconta la storia di una ragazza della ricca borghesia oppressa da una madre severa e ambiziosa e di un ragazzo americano di origini afro appassionato della musica di Elvis Presley. I due, separati da differenze insormontabili per l'epoca, s'innamorano all'istante, ma non poche persone e situazioni cercheranno di ostacolarli e dividerli in ogni modo. Sogni d'amore tra una realtà drammatica come quella familiare delle pellicole di Douglas Sirk e una patina comica alla John Waters culleranno per tutto il tempo due personaggi che ricordano, e non a caso, i protagonisti di Cuore selvaggio di Lynch.
Proseguono gli incontri con i personaggi più celebri del mondo dello spettacolo dopo la presenza di Charlotte Rampling, che ieri sera ha introdotto l'emblematico film Max Mon Amour di Nagisa Oshima e ha parlato della sua esperienza al fianco del grande maestro giapponese che "aveva un modo particolare di dirigere gli attori e si aspettava che tutti sul set recitassero bene il proprio ruolo al primo ciak e se così non succedeva si arrabbiava terribilmente". Questo pomeriggio l'interessante incontro con il regista Paolo Sorrentino, che racconta i suoi esordi e svela che il film che ha influenzato la sua strada professionale e che ha stimolato la sua vocazione e il suo entusiasmo per il cinema è stato Roma di Federico Fellini. L'autore campano, che rappresenta attualmente uno dei maggiori autori del cinema italiano d'eccellenza, presenta il film del cuore e incontra gli spettatori nella sezione Figli e amanti, da lui inaugurata a quest'edizione.

Last but not least, in programma nella sezione Rapporto confidenziale, l'omaggio al regista Nicolas Winding Refn: sarà proiettato questa giornata Gambler, il documentario diretto dalla danese Phie Ambo sulla lotta del regista per superare un varco molto particolare della sua carriera. Gambler racconta infatti le difficoltà economiche che ha dovuto affrontare il regista in seguito al flop del film Fear X, cruciale nella sua filmografia ma accolto male dalla critica e dal pubblico.