The Walking Dead - Stagione 2, episodio 13: La linea del fuoco

La seconda stagione della serie horror AMC si chiude con un episodio ricco di azione, che vede la preparazione a un diverso setting e l'introduzione di un nuovo affascinante personaggio.

E' infine arrivato, l'attesissimo finale di questa seconda stagione di The Walking Dead: una conclusione che va a chiudere una stagione fortunatissima dal punto di vista degli ascolti (e quest'ultimo episodio, con nove milioni di spettatori, ha stabilito un nuovo record per l'emittente via cavo AMC), che ha assorbito senza grossi contraccolpi l'addio dello showrunner Frank Darabont, e che, raddoppiando il numero di episodi della precedente, è riuscita a mantenere lungo tutto il corso della sua durata un invidiabile equilibrio tra azione, orrore, e una costruzione narrativa di ottima fattura. Com'era prevedibile, i primi due ingredienti sono quelli preponderanti in questo La linea del fuoco, che segue la drammatica puntata che vedeva l'uscita di scena di Shane, e che ci mostra la già anticipata invasione di Erranti, con la conseguente, forzata decisione del gruppo di lasciare definitivamente la fattoria di Hershel; uno sviluppo le cui conseguenze, ricche di implicazioni per il proseguimento della serie, occupano buona parte dell'episodio. Conseguenze ancora una volta mortali per due personaggi, stavolta secondari (parliamo di Patricia e di Jimmy, vecchi residenti della fattoria) la cui dipartita risultava quasi inevitabile in un episodio che vede l'attacco, in massa, di un'orda di morti viventi affamati. Questo stesso comportamento da parte degli Erranti, che somiglia, come ricordato nel corso dell'episodio, a una migrazione, fa sorgere più di un interrogativo sul loro modo di agire, che va a sommarsi alla rivelazione, da parte di Rick, della natura del virus (tutti sono infetti, e basta la morte fisica di una persona a innescare la sua trasformazione in Errante) e all'introduzione, verso la fine, di un nuovo personaggio, già noto ai lettori del fumetto di Robert Kirkman.

Questo episodio, in effetti, pur reggendosi su quantitativi massicci di azione e su un ritmo narrativo che, almeno nella prima parte, si mantiene su livelli altissimi, presenta tutti gli ingredienti di una puntata-chiave, che oltre a chiudere una stagione, ha il compito di introdurre motivi e temi che saranno destinati a caratterizzare la successiva. Merito di nuovo dell'abilità degli sceneggiatori, che ancora una volta, ricongiungendo la storia con le tavole originali di Kirkman, riescono a soddisfare in pieno le esigenze del "genere" (un finale di stagione, per una serie come questa, vuole il culmine di un climax e il precipitare drammatico di una situazione precedentemente in bilico: requisiti qui pienamente soddisfatti) e a introdurre contemporaneamente elementi-chiave per la prosecuzione della serie, mostrando anche la fondamentale evoluzione di alcuni dei personaggi. Il primo di questi è senz'altro lo stesso Rick, che dopo l'inevitabile uccisione di Shane sembra aver accettato definitivamente, e con una sicurezza mai vista in passato, il suo ruolo di leader: il suo discorso finale, ad alta tensione emotiva, va a costituire uno dei punti fermi su cui, con tutta probabilità, poggeranno gli equilibri del gruppo da questo momento in poi. Persino la reazione di sua moglie Lori alla rivelazione, da parte sua, del modo in cui è morto veramente Shane, non impedisce a Rick di prendere in mano una volta per tutte, e in modo irreversibile, la leadership del gruppo: quelle sue parole ("questa non è più una democrazia") lasciano ben pochi dubbi in proposito. Che gli altri accettino o meno la sua guida, l'ex poliziotto farà la sua parte fino in fondo: poco importa che finora il solo Daryl sembri aver capito, e condiviso, la sua difficile decisione di non rivelare a nessuno la vera natura del virus che ha generato gli Erranti.
Una rivelazione, quest'ultima, in qualche modo già anticipata dall'episodio precedente, dalla subitanea trasformazione in Erranti di Randall e dello stesso Shane, e che ricongiunge quest'ultimo episodio a quello che aveva chiuso la stagione precedente, con quelle parole sussurrate dallo scienziato Jenner all'orecchio di Rick di cui finalmente comprendiamo la natura. Una consapevolezza, quella che la propria stessa fine possa rappresentare un pericolo per le persone a sé vicine, inevitabilmente destinata a cambiare l'atteggiamento dei membri del gruppo nei confronti della stessa possibilità di morire: con la presa di coscienza di una responsabilità in più, oltre che con l'inquietante spettro della trasformazione finale in qualcosa che rappresenta, per la sua stessa natura, un insulto all'idea di umanità.
Ma in questo La linea del fuoco troviamo anche altri due elementi che concludono la stagione generando un alto quantitativo di tensione e di attesa per la successiva tranche di episodi: il primo è la già ricordata apparizione di un nuovo personaggio, che i lettori del fumetto conoscono già come la guerriera Michonne, oscura figura (per ora) senza volto che, con la sua katana, salva la vita ad una Andrea che sembrava inevitabilmente condannata. Il secondo elemento è l'apparizione, nell'inquadratura che chiude l'episodio, di quella che intuiamo sarà la nuova base dei protagonisti e il probabile setting per la terza stagione: se poi sarà davvero quello il luogo in cui "diventare più forti e mettere le radici", di cui parla Rick nel discorso finale, questo ancora non ci è dato saperlo. In un mondo come quello rappresentato in questa serie, il futuro continua ad avere, inevitabilmente, tinte fosche: non abbiamo ancora avuto modo di vedere veri raggi di luce, ma solo un gruppo di personaggi che è riuscito finora, quasi contro ogni logica, a sopravvivere. E' abbastanza, in questo universo apocalittico, per spingere loro stessi (e noi spettatori) a fare di tutto per fare in modo di assistere all'ultimo atto, quale che esso sarà e per quanto lontano, nello spazio e nel tempo, potrà collocarsi.

Movieplayer.it

4.0/5