The Recruit, la recensione della serie spionistica: dalla Bielorussia con amore

La recensione di The Recruit: un protagonista carismatico come Noah Centineo diventa un'avvocato fresco di laurea reclutato dall'FBI in una spy story molto più grande di lui. Dal 16 dicembre su Netflix.

The Recruit, la recensione della serie spionistica: dalla Bielorussia con amore

Una volta che sei una recluta lo sei per sempre. È questo che deve aver pensato Alexi Hawley che, dopo il successo di The Rookie con Nathan Fillion che ha portato alla recente creazione dello spin-off The Rookie: Feds, torna con un'altra storia di un novellino, questa volta su Netflix. Come illustreremo nella recensione di The Recruit, se The Rookie metteva al centro una recluta "matura" con tutte le difficoltà del caso, questa volta il protagonista è un ventenne quindi alle prime armi anche anagraficamente oltre che professionalmente. La serie arriva tutta disponibile dal 16 dicembre su Netflix e potrebbe aprire un filone action funzionale e concorrente a Prime Video che ci sta puntando molto.

Non sono una spia, sono un'avvocato

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The Recruit: un momento della serie

Dopo una star conosciuta e amata come Fillion, in The Recruit Alexi Hawley sceglie un emergente ma che già si è fatto notare, ovvero la faccia da schiaffi di Noah Centineo. Lanciato dalla trilogia streaming To All The Boys, e prima ancora dalla serie The Fosters dove ha interpretato Jesus Adams, è stato visto di recente in Black Adam come Atom Smasher, parte della Justice Society of America. Ma ora punta tutto sul ruolo di Owen Hendricks, che sembra cucitogli addosso. Owen è un avvocato reclutato dalla CIA alla facoltà di legge che si ritrova come primo caso - e meglio tutto nasce da una possibile lettera di minacce contro l'agenzia - in una cospirazione molto più grande di lui che lo porterà in giro per il mondo a scavare nei file più secretati della compagnia. Una spy story fresca e avvincente che ha dalla sua un protagonista carismatico come Centineo che può attirare un target giovane senza però eliminare dall'equazione i fan veterani del genere. Una caratterizzazione e un'interpretazione che nonostante lo facciano sembrare uno sbruffone, fin da subito ci permettono di non detestarlo per come ci trasporta in medias res nel suo mondo e nel suo bisogno di non fermarsi mai perché altrimenti resterebbe solo coi propri pensieri e potrebbe essere un problema.

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The Recruit: un'immagine della serie

Non come nella serie spin-off de Il Mistero dei Templari in cui la tematica teen sembra fin troppo presente insieme all'algoritmo. Qui invece il mix sembra più equilibrato e guarda all'essere adulti, all'imparare a prendersi le proprie responsabilità, sul lavoro come nella vita. Un romanzo di formazione spionistico in pratica. Scrittura, regia, fotografia, montaggio, sono tutti elementi volti all'action al cardiopalma, condito di plot twist e anche un po' di romance, come ogni spy story che si rispetti. C'è poi la storia personale del protagonista insieme a quella dei suoi due coinquilini, anche loro nell'ambiente legale ma non alla CIA: lui è l'unico che non può mai raccontare cosa fa a lavoro, come accadeva in Alias. Il caso in cui Owen si ritrova invischiato riguarda un'ex risorsa della Bielorussa, Max Meladze (Laura Haddock, vista in Da Vinci's Demons e nei Guardiani della Galassia come madre di Peter Quill). Portando con sé forti atmosfere da Guerra Fredda, che piacciono sempre nelle storie di spie, la donna potrebbe rivelare al mondo il proprio rapporto passato con l'agenzia e soprattutto fare i nomi degli agenti coinvolti anche sotto copertura. Un rischio che ovviamente la CIA non può permettersi e spetterà all'ultimo arrivato sbrogliare la matassa ed evitare il caos internazionale.

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Un romanzo di formazione spionistico

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The Recruit: una foto di scena

Ma è anche a livello produttivo e registico che la serie fa un ottimo lavoro di messa in scena, adoperando gli stilemi del genere grazie alla regia nei primi episodi di Doug Liman, l'uomo dietro a spy story e d'azione come The Bourne Identity, Mr. & Mrs. Smith, Jumper, Edge of Tomorrow. Un possibile incidente diplomatico e internazionale di livelli catastrofici per un ragazzo alle prime armi che dimostra subito iniziativa e voglia di fare ma deve imparare a muoversi in quel covo di serpi che è la CIA. Un'agenzia che ci viene presentata come un luogo quasi maledetto, in cui per sopravvivere non bisogna fidarsi di nessuno, nemmeno dei propri colleghi sempre pronti a rubarti il lavoro. Ne sono un esempio Violet (Aarti Mann) e Lester (Colton Dunn, che bello rivederlo dopo Superstore), che risultano però fin troppo fastidiosi nel portare una sorta di vena comica e nel mettere i bastoni tra le ruote costantemente all'ultimo arrivato. I rapporti tra i personaggi sono altrettanto importanti in questa serie, quanto il caso e i colpi di scena perché spesso ne sono la causa, come lo sono stati in passato. Passato e presente, USA e Bielorussia, si mescolano e confondono proprio come nella seconda stagione di Slow Horses per far emergere la verità. Sebbene non tutti i rapporti abbiano una storyline forte, è quello tra Owen e Max ad emergere, grazie alle interpretazioni e alla chimica di Noah Centineo e Laura Haddock. Una relazione che proporrà evoluzioni inaspettate, che potrebbero ribaltare la prima regola che si daranno i due: "Mi posso fidare di te? - Quando i nostri interessi si allineano, sì. Altrimenti no. Come di nessuno". Sono davvero tutti sospettati e sospettabili in The Recruit, potenziali doppiogiochisti per una rete di spie che si annida fin nei piani alti dell'agenzia, e fino all'ultima scena.

Conclusioni

Un protagonista giovane e carismatico, un’ottima co-protagonista e buoni comprimari, con una regia dinamica che viene dal genere. Sono questi gli elementi principali emersi dalla recensione di The Recruit, che potrebbe aprire un nuovo filone di successo su Netflix.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • L’affezione di Alexi Hawley per le reclute e la regia di Doug Liman nei primi episodi.
  • Le caratteristiche del genere spionistico ben collaudate che mescolano passato e presente in odore di Guerra Fredda.
  • Il carisma di Noah Centineo e la sua chimica con Laura Haddock.
  • Il ritmo frenetico.

Cosa non va

  • Non tutti i personaggi e le storyline sono caratterizzati allo stesso modo.
  • La coppia Violet-Lester risulta più fastidiosa che divertente.