The Orville: l’ultima frontiera secondo Seth MacFarlane

Il creatore de I Griffin firma la sua prima serie non animata, una commedia spaziale concepita come omaggio all'universo di Star Trek.

The Orville: un momento della prima stagione
The Orville: un momento della prima stagione

Anno 2419: è stato un anno difficile per Ed Mercer, ufficiale dell'Unione Planetaria, dopo che questi ha beccato la moglie a letto con un alieno. Divorziato e in piena crisi professionale, Mercer ha diritto a un nuovo inizio quando gli viene affidato il comando della USS Orville, un'astronave di medio livello per le esplorazioni interstellari. Familiarizzatosi con l'equipaggio, di cui fa parte anche il suo migliore amico Gordon Malloy, il neo-capitano è pronto per la sua prima missione, la quale però potrebbe andare a rotoli a causa di disaccordi a bordo: il primo ufficiale assegnato alla Orville è infatti Kelly Grayson, l'ex-moglie di Mercer...

Leggi anche: Star Trek: 10 cose che (forse) non sapete sull'universo creato da Gene Roddenberry

Spazio: ultima (nuova) frontiera

Il caso vuole che ben tre progetti televisivi associati in qualche modo al brand di Star Trek abbiano debuttato nell'autunno del 2017 nel paese d'origine: c'è Star Trek: Discovery, che è proprio la nuova incarnazione catodica del franchise creato da Gene Roddenberry, disponibile in Europa su Netflix; c'è USS Callister, il primo episodio della quarta stagione di Black Mirror, che mette alla berlina sia le convenzioni narrative del primissimo Star Trek, quello andato in onda dal 1966 al 1969, che la mentalità talvolta pericolosa dei fan (con una particolare attenzione al bullismo e all'abuso di potere intrisi di misoginia); e poi c'è The Orville, la serie comico-fantascientifica nata dalla fantasia di Seth MacFarlane, creatore de I Griffin e American Dad! e fan dichiarato del franchise fantascientifico, in particolare della serie Star Trek: The Next Generation (motivo per cui uno dei suoi collaboratori fissi è l'attore Patrick Stewart, alias Jean-Luc Picard). Un progetto catodico ambizioso, il primo del fortunato autore e attore a essere realizzato in live-action anziché fare ricorso all'animazione (sebbene MacFarlane abbia partecipato, nella sola veste di produttore esecutivo, a Dads e Blunt Talk).

Leggi anche: Star Trek: Discovery e l'inizio di un nuovo viaggio

Per chi conosce il lavoro di MacFarlane, incluse le incursioni cinematografiche con Ted e Un milione di modi per morire nel West, quello di The Orville risulterà, di primo acchito, un concetto insolito: non ci sono le gag al fulmicotone, le digressioni costanti, la voglia di dissacrare a tutti i costi (se si esclude una battuta che mira alla quarta parete). Chi si aspettava l'equivalente per Star Trek di ciò che I Griffin hanno fatto in tre occasioni con Star Wars, prendendo di mira nei minimi dettagli gli Episodi IV, V e VI, potrebbe rimanere deluso, poiché dietro le risate - che ci sono - si celano cuore e sincerità. La serie, già rinnovata per una seconda stagione, è in effetti un ibrido: da un lato c'è la filologia legata a Star Trek, con vari elementi omaggiati (i titoli degli episodio sullo schermo, le musiche che fanno pensare subito a Jerry Goldsmith) o addirittura presi in prestito (un set è stato usato nei film più recenti, e attori come Penny Johnson e Brian George sono dei veterani di Star Trek - Deep Space Nine), arrivando fino ad ottenere Jonathan Frakes e Brannon Braga tra i registi (il secondo, storico produttore e sceneggiatore degli spin-off andati in onda fino al 2005, è anche produttore esecutivo); dall'altro c'è il mondo di MacFarlane, che appare nei panni del protagonista al fianco di Scott Grimes (voce di Steve Smith in American Dad!) e infarcisce le situazioni di sporadiche battute sul sesso e sulla crisi coniugale.

Leggi anche: The Simpsons Guy: Commento al crossover Simpson/Griffin

In bilico tra due toni

The Orville: l'equipaggio in una scena della prima stagione
The Orville: l'equipaggio in una scena della prima stagione

La volontà di firmare un prodotto equilibrato, che faccia ridere ma al contempo sia credibile come avventura spaziale, risulta evidente anche nella scelta di Jon Favreau come regista del pilot, e quindi autore dello stile visivo di tutta la serie. Favreau, veterano di Iron Man e Iron Man 2, sa bene come destreggiarsi tra effetti speciali, scene d'azione e ironia, e il risultato è un primo capitolo efficace ma a tratti anche tendente al neutro, quasi sopraffatto da un desiderio di non spingersi troppo in nessuna delle due direzioni. Si ride, ma le gag sono sottotono, e l'avventura, per quanto godibile, non presenta elementi particolarmente innovativi che giustifichino del tutto, almeno in questa sede, l'esistenza di The Orville in un panorama televisivo dove c'è già il vero Star Trek. Detto ciò, il potenziale per il miglioramento c'è ed è palese che l'obiettivo principale del primo episodio sia quello di introdurre il mondo e i personaggi prima di poter veramente andare là dove nessun MacFarlane è mai andato prima. E a giudicare dalla rivelazione finale, almeno una sottotrama comica di prim'ordine, data l'alchimia tra gli attori, bolle in pentola...

Movieplayer.it

3.0/5