The Last Guardian: chi trova un Trico trova un tesoro

Uno dei giochi attesi più a lungo è arrivato su PS4 prima di Natale ed è un'esperienza unica ed appagante.

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Era il 2007 quando le prime immagini di quello che sarebbe stato The Last Guardian apparvero, presentato poi all'E3 2009 con il titolo di Project Trico e previsto due anni dopo per Playstation 3. Ma le numerose complicazioni della sua lavorazione ha portato a numerosi ritardi che avrebbero fatto giurare ai più che non avremmo mai visto il nuovo gioco di Fumito Ueda, l'autore a cui dobbiamo titoli come ICO e Shadow of the Colossus. E invece, dopo una gestazione travagliata, è nato Trico.

Nove anni dopo quel primo breve filmato promozionale, il gioco del Team ICO per Sony ha finalmente visto la luce, diventando uno dei titoli di punta di PS4 per le feste appena trascorse e lasciando un misto di sensazioni uniche per un videogioco a quelli che l'hanno giocato. Perché The Last Guardian è un videogioco fuori dal comune a partire dalla sua concezione, rivelandosi un'esperienza intima ed appagante, che non si può però considerare nelle corde di tutti i videogiocatori per le sue caratteristiche narrative e di gameplay.

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Nel paese delle creature selvagge

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Il giocatore di The Last Guardian deve infatti impersonare un ragazzino che si risveglia in una grotta, accanto ad un grosso animale privo di sensi, ferito e sofferente. Per questo è diffidente nei nostri confronti, non ci permette di avvicinarci, ma per nostra fortuna ha una grossa catena al collo che gli impedisce di poterci fare del male. Bisogna conquistare la sua fiducia e proviamo a farlo portandogli dei buffi barili che sembra apprezzare e mangiare con gusto. Questo lo mette di nuovo in forze, ma ci permette anche di guadagnare punti ai suoi occhi, tanto da riuscire ad arrampicarci su di lui per tirar via la lancia che ha conficcato nella carne e poi la catena che lo blocca.

Una volta libero, il Trico - così chiamiamo l'animale - ci segue in giro per la serie di grotte in cui siamo intrappolati e funge da utilissimo alleato per superare alcuni passaggi a noi preclusi, da usare alla stregua di un'arma per difenderci dai pericoli in agguato in questo luogo misterioso e vasto mentre cerchiamo la strada per uscirne e, indizio dopo indizio, scopriamo la storia che racconta e la verità sull'animale che ci accompagna e su come siamo arrivati là.

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Tra mitologia e leggenda

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The Last Guardian è una storia. Lo è perché ci è proposta con una voce fuori campo che ce ne racconta lo sviluppo a posteriori, accompagnandoci e guidandoci nella nostra avventura. È una storia che profuma di leggenda e si tinge di mitologia, a dispetto di una struttura di gioco che non si discosta di molto dal più classico dei platform, che ci costringe a saltare, arrampicarci, tirare leve ed in generale trovare la strada per procedere. Ma è un'impalcatura di gioco che poggia su una base mitologica forte e affascinante, su un mondo che sa di storie e suggestioni antiche, che affascina con il suo semplice e ingenuo calore.

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Un calore che echeggia anche nella messa in scena, in un impianto artistico che fa perdonare e dimenticare alcuni evidenti limiti tecnici: abbiamo parlato di una gestazione travagliata e la diretta conseguenza di ciò è un impianto sviluppato inizialmente per una console di generazione precedente e che si presenta almeno un paio di gradini sotto i migliori giochi degli ultimi tempi. Ma The Last Guardian sopperisce con l'arte alle carenze tecniche, presentandoci una cura visiva che lascia a volte senza fiato: parliamo di luci, colori, suoni (compreso il linguaggio del giovane protagonista e della voce narrante) e in generale di una solidità generale che rende possente, reale e credibile quello che ci troviamo a vivere tra le rovine in cui noi e Trico ci muoviamo.

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A spasso con Trico

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È proprio Trico il vero valore aggiunto di The Last Guardian, un compagno d'avventura vivo e indipendente: abbiamo bisogno di lui per superare alcuni passaggi del gioco, per salvarci in situazioni di pericolo e difenderci da alcune presenze evidentemente ostili che ci troviamo ad incontrare nel nostro cammino, ma il suo supporto non va dato per scontato. Perché non siamo noi giocatori a controllare Trico, non possiamo muoverlo sfruttando i comandi del nostro pad, dobbiamo piuttosto costruire un rapporto con lui, instaurare fiducia e complicità, conquistare quell'aiuto di cui abbiamo così bisogno. Non possiamo far saltare Trico su una sporgenza, dobbiamo invece fargli capire di cosa abbiamo bisogno e sperare che abbia voglia di farlo.

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È in questo rapporto quasi simbiotico che si cela il cuore del gioco: Trico è un compagno prezioso che dobbiamo meritare, una figura insieme maestosa e goffa, un essere imponente, rabbioso e dolce, con una storia che comprendiamo di dettaglio in dettaglio, come il disegno di un puzzle che si compone davanti ai nostri occhi. Ciononostante, The Last Guardian resta un gioco con i suoi rompicapi, scalate e salti nel vuoto, più di tanti altri di cui vi abbiamo parlato da queste pagine, ma la componente mitologica che l'accompagna ha le potenzialità per affascinare i suoi giocatori, e non solo, grazie ad una componente cinematografica, un impianto visivo ed una solida base mitologica che vedremmo bene trasposte in altri media.