The Crown: uno sguardo affascinante sulla vita dei reali e sulla società britannica

La serie di Netflix creata da Peter Morgan, online dal 4 Novembre, svela il lato più umano e privato della famiglia Windsor e delle figure politiche più importanti dei primi anni del regno di Elisabetta II.

The Crown: la protagonista Claire Foy
The Crown: la protagonista Claire Foy

È ancora una volta Peter Morgan, dopo The Queen, a raccontare il lato più privato dei reali e dei protagonisti della vita politica britannica con The Crown, il nuovo progetto di Netflix che si preannuncia già come uno dei più interessanti e di qualità realizzati per il servizio di streaming.
Fin dai primi minuti della serie, la cui prima stagione è composta da dieci episodi ed è in catalogo dal 4 Novembre, è infatti evidente come lo sceneggiatore abbia ripreso il suo spettacolo teatrale The Audience, con protagonista Helen Mirren, adattandolo con incredibile attenzione per il piccolo schermo. La narrazione degli incontri tra la Regina Elisabetta II e chi ha ricoperto il ruolo di primo ministro durante il suo regno diventa così il ritratto di una società in evoluzione dopo la seconda guerra mondiale, sospesa tra il rispetto della tradizione e il desiderio di cambiare, attraverso i dubbi e i problemi di una sovrana salita al trono in modo drammatico e inaspettato.

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Un racconto equilibrato e ben strutturato

A differenza di altri progetti in costume dallo spunto narrativo simile, come ad esempio il recente Victoria, The Crown ha però il merito di non limitarsi a raccontare intrecci sentimentali più o meno romanzati, approfondendo invece le dinamiche politiche e sociali attraverso i racconti di numerosi personaggi sempre ricchi di sfumature a cui viene dato l'adeguato spazio con episodi a loro dedicati, capitoli piuttosto indipendenti che insieme formano una storia più ampia. La sceneggiatura, infatti, non forza mai il ritmo della narrazione, concedendosi tutto il tempo necessario per affrontare ogni evento con la dovuta attenzione, approfondendone ogni aspetto, a prescindere dal fatto che si tratti della catastrofe ambientale che ha colpito nel 1952 Londra o della relazione tormentata della principessa Margaret con il colonnello Peter Townsend, senza dimenticare la difficoltà di Winston Churchill ad abbandonare la propria carica o le tensioni politiche internazionali.

Una vita alle prese con inaspettati cambiamenti

The Crown: Claire Foy e Jared Harris in una foto del primo episodio
The Crown: Claire Foy e Jared Harris in una foto del primo episodio

La regia di Stephen Daldry è particolarmente efficace e attenta nell'introdurre i primi cambiamenti che avvengono nella vita di Elisabeth nel momento in cui avviene il passaggio di consegne. The Crown si apre infatti svelando la malattia di Giorgio VI in modo realistico e quasi disturbante, creando un contrasto evidente con la felicità e la leggerezza che animano la vita della figlia che sta per sposarsi, pronta ad affrontare l'ostilità dei suoi concittadini e di parte della realtà politica e all'interno della Corte nei confronti del suo futuro marito Philip. La prima puntata riesce a introdurre tutte le figure coinvolte nella narrazione con incredibile bravura, seguendo le varie fasi del matrimonio di una principessa che appare indipendente e determinata pur essendo attenta nel seguire le regole a cui ha imparato obbedire, mentre Winston Churchill sfrutta le nozze per ricordare a tutti il suo peso politico, e rivelando i primi indizi dei legami esistenti tra i Windsor che verranno poi esplorati nelle puntate successive.
I segnali che anticipano però un'imminente tragedia sono presenti sotto la superficie e tra i piccoli gesti che nascondono un significato che nessuno vuole realmente vedere, dalla spiegazione di un padre alla figlia su come gestire i documenti che vengono presentati al re alla scelta di far compiere un viaggio a chi è destinato a indossare la corona, fino a un'emozione inarrestabile, suscitata da una canzone, che spezza la maschera di bugie e finzione indossata per festeggiare nel migliore dei modi le festività natalizie con la propria famiglia. Le scene ambientate a Malta, con i paesaggi assolati e gli abiti estivi e colorati, o nel luminoso Kenya lasciano così ben presto spazio alle atmosfere più grigie e fredde dei palazzi e delle campagne britanniche mentre Elisabeth entra inesorabilmente nel suo ruolo di regina.

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The Crown: Claire Foy e Matt Smith nei ruoli di Elisabeth e Philip
The Crown: Claire Foy e Matt Smith nei ruoli di Elisabeth e Philip

L'interpretazione impeccabile di Claire Foy

The Crown: John Lithgow e Claire Foy in una foto del terzo episodio
The Crown: John Lithgow e Claire Foy in una foto del terzo episodio

Fin dalle prime battute è evidente la bravura di Claire Foy nel mostrare la trasformazione, anche fisica, che subisce Elisabeth. La spensierata giovane in abito bianco che festeggia il coronamento del suo amore, mostrato rapidamente poi nei momenti felici dei primi anni di matrimonio segnati dalla nascita dei figli e attimi di grande gioia accanto a Philip, lascia gradualmente posto a una donna che sente il peso delle responsabilità e deve reprimere i suoi sentimenti. La postura, i piccoli cambiamenti di espressione, la tensione palese sul volto dell'attrice contribuiscono con grande efficacia a rappresentare l'iniziale senso di inadeguatezza che la donna prova nell'affrontare un incarico per cui non si sente realmente preparata, e il continuo contrasto tra apparenza e realtà che avviene dentro di lei, consapevole che non potrà mai realmente mostrare chi è veramente, costretta a sacrificare emozioni e sentimenti per apparire sempre invulnerabile e forte, anche nei momenti più difficili.

The Crown: una sorridente Claire Foy nel primo episodio
The Crown: una sorridente Claire Foy nel primo episodio

La regina diventa quindi una figura per cui risulta quasi impossibile non provare affetto nel vedere come la sua voglia di avere una vita normale diventi troppo presto un'utopia irrealizzabile, mentre il suo matrimonio inizia a incrinarsi giorno dopo giorno e le sue decisioni hanno delle conseguenze drammatiche sulle persone che ama di più. I sorrisi sinceri di Elisabeth durante il suo viaggio in Kenya lasciano purtroppo spazio a espressioni sempre più studiate, dando in questo modo vita a quella che, con acume, viene descritta nella serie come una creatura mitologica divisa a metà tra umanità e corona. Claire Foy dà il meglio in particolare nei momenti in cui emergono le debolezze della giovane sovrana, alla ricerca di punti fermi, amici e alleati, o nell'emozionante confronto con lo zio, in parte considerato colpevole della situazione a causa della sua decisione di abdicare per poter sposare Wallis Simpson, scelta a cui viene dato ampio spazio e adeguata importanza, per permettere di comprendere come seguire i propri sentimenti sia considerato una debolezza inaccettabile, come ricorda la regina glaciale madre Mary nella lettera che invia alla nipote al suo ritorno in patria dopo aver ereditato il trono e nei comportamenti distaccati nei confronti del figlio.
La serie riesce ottimamente a delineare il ritratto umano della sovrana, e degli altri personaggi, facendone emergere anche i difetti e gli errori mentre vengono affrontate lotte spesso intraprese già con la consapevolezza che non si potranno vincere. Il rapporto con Philip, inoltre, pur non essendo per ora approfondito con flashback che potrebbero rendere più chiara la natura del sentimento che lega i due coniugi, è mostrato con la giusta dose di emozioni, come accade anche in occasione di un monologo intenso con cui si affronta l'eventualità di un possibile tradimento. Matt Smith, nel ruolo del duca di Edimburgo, si rivela in grado di offrire un'interpretazione molto convincente, soprattutto nel dare spazio alla frustrazione di un uomo che rinuncia veramente a tutto, dal proprio nome alle sua ambizioni militari, per sostenere Elisabeth, scontrandosi con un sistema non ancora pronto a effettuare cambiamenti e con delle tradizioni molto limitanti che lo pongono sempre un passo indietro rispetto alla donna che ama. L'attore, inoltre, ha i giusti tempi comici per mostrare le gaffe compiute da Philip senza risultare sopra le righe o poco naturale, facendo sorridere con simpatia di fronte all'imbarazzo della moglie e suscitando simpatia nelle sue dimostrazioni di affetto per i figli.

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Ritratti mai stereotipati di figure storiche importanti

The Crown: John Lithgow interpreta Winston Churchill
The Crown: John Lithgow interpreta Winston Churchill

L'intero cast è però di altissimo livello, iniziando da Jared Harris che sa esprimere l'affetto paterno di re Giorgio e la consapevolezza delle proprie responsabilità non sacrificando nemmeno un po' di ironia e affetto nel cercare di allacciare un rapporto con il genero, spiegandogli quali sono i suoi doveri durante una battuta di caccia. John Lithgow appare solo inizialmente stereotipato nella sua interpretazione di Winston Churchill, aggiungendo progressivamente sfumature sempre più realistiche alla figura dell'anziano primo ministro che si sente in dovere di guidare la nazione e accompagnare la Regina nella gestione delle questioni politiche. La figura del politico, con un fisico imponente ma sempre più piegato su se stesso, dalla camminata incerta in contrasto con lo sguardo fiero e caparbio, assume, episodio dopo episodio, dei connotati più umani grazie a una debolezza nel fisico e nell'animo che Lithgow porta sullo schermo, fino ad arrivare a una nona puntata che commuove e lascia il segno, facendo emergere il lato più umano e sensibile del condottiero.

The Crown: l'attrice Vanessa Kirby interpreta la principessa Margaret
The Crown: l'attrice Vanessa Kirby interpreta la principessa Margaret

Vanessa Kirby, nella parte della principessa Margaret, ha il giusto approccio alla figura di una giovane anticonformista e a cui le regole sociali della società in cui vive stanno strette, sempre alla ricerca di un modo per esprimere la propria personalità senza essere messa completamente in ombra dalla sorella. L'attrice incarna con una performance molto fisica come Margaret andasse alla ricerca del suo posto nel mondo e nella società, ribadendo più volte come rendesse felice il padre quasi come un modo per trovare una propria sicurezza, rendendo così complessa e realistica la sua voglia di amare liberamente, senza dover sottostare a tradizioni o decisioni politiche, e l'affetto che prova nei confronti della sorella. La storia d'amore con Townsend, in mano a Morgan, è diventata poi un espediente molto utile per mostrare come ci fosse nella società britannica dell'epoca una tensione tra l'opinione dei cittadini e quella del governo, oltre a enfatizzare le differenze esistenti tra le nuove e le vecchie generazioni e l'evoluzione dell'attenzione dei media per i gossip, con una sequenza di inseguimento da parte dei paparazzi che non può che ricordare la tragedia che ha visto vittima Diana Spencer.
Anche per i ruoli secondari la produzione ha però potuto contare su attori di grande bravura e il risultato non sfigurerebbe se messo a confronto con progetti per il grande schermo come ad esempio il pluripremiato The Queen, film con cui c'è, per ovvi motivi, più di un punto di contatto.

Un'incredibile attenzione per i dettagli

The Crown: Ben Miles e Vanessa Kirby in una foto del decimo episodio
The Crown: Ben Miles e Vanessa Kirby in una foto del decimo episodio

La qualità del progetto seriale è inoltre evidente anche dal punto di vista tecnico grazie a una regia sempre attenta, a una fotografia di grande bellezza e a delle scelte visive particolarmente efficaci dal punto di vista simbolico e metaforico, tra cui alcune sequenze in cui si compie un intelligente uso cromatico di alcuni oggetti di scena come accade ad esempio con l'ombrello chiaro di Margaret che viene sommerso da quelli neri al suo ritorno dalla Rhodesia, facendo sparire ogni fonte di luce dall'inquadratura, o con il look della piccola Elisabeth mentre attraversa il cortile dell'Eton college, con un cappotto blu che spicca in un contesto di uniformi scure. I costumi di Michele Clapton (Il trono di spade) hanno poi il merito di ricreare con grande fascino la moda dei decenni presi in considerazione e sottolineano la personalità unica di chi li indossa.

The Crown: i protagonisti Matt Smith e Claire Foy
The Crown: i protagonisti Matt Smith e Claire Foy

The Crown è inoltre impreziosito dalle scenografie che ricostruiscono in modo accurato gli interni dei palazzi usati dalla famiglia Windsor, dalle sequenze girate in esterno che rendono giustizia alla bellezza delle location utilizzate e da ogni oggetto di scena che sa contribuire a costruire una cornice preziosa in cui tutti i personaggi si muovono con grande sicurezza, trovando dei riflessi della personalità del proprio personaggio negli spazi.
Da segnalare, inoltre, il fascino dei titoli di testa creati per la serie, accompagnati da un tema composto da Hans Zimmer, in cui la corona prende vita in modo tangibile e fisico, svelandone il lato esteticamente meravoglioso e al tempo stesso trasmettendone la sacralità e il valore simbolico. Le composizioni musicali composte da Rupert Gregson-Williams per le puntate sono infine eleganti e affascinanti, con il loro uso con gli archi e dei cori utilizzati spesso per dare vita a un rescendo musicale necessario ad accompagnare i momenti più drammatici.

Un dramma universale sul sacrificio

The Crown: un'immagine di Claire Foy
The Crown: un'immagine di Claire Foy

The Crown rappresenta una delle serie più riuscite prodotte da Netflix grazie a una qualità indubbia di tutti gli elementi che compongono il progetto, permettendo di seguire l'evoluzione della società britannica del secondo dopoguerra attraverso il racconto del dietro le quinte della vita di figure pubbliche che spesso sono state rappresentate in modo unidimensionale, mettendo in secondo piano le debolezze e i difetti che le rendono invece umane e vicine alla vita delle persone comuni. Gli episodi fanno ritornare i membri della famiglia Windsor in un contesto meno idealizzato, privandoli con rispetto e sensibilità di quell'aura quasi divina che li contraddistingue nella rappresentazione trasmessa in passato dai media, offrendone un ritratto molto approfondito ed emotivamente coinvolgente.
Visivamente regale, imponente tecnicamente e profondamente umano, il progetto di Peter Morgan supera i confini delle serie in costume per diventare un dramma universale sul sacrificio e sulla forza d'animo che si celano dietro lo scintillio di una corona il cui vero peso, personale e politico, lo conosce solo chi la indossa. Prevedibile e assolutamente meritato il già annunciato rinnovo per una seconda stagione, che permetterà di proseguire nella narrazione, così ricca di contenuti e tematiche universali.

Movieplayer.it

4.0/5