The Captive a Cannes 2014: "la realtà è peggiore di quanto si pensi"

Nonostante l'atmosfera allegra e rilassata, Atom Egoyan e gli interpreti del film - tra cui Rosario Dawson e Ryan Reynolds - hanno discusso in maniera approfondita del delicato argomento trattato dalla pellicola.

C'era un'aria vibrante di allegria durante la conferenza per Captives alla 67esima edizione del Festival di Cannes; i presenti, la produttrice Simone Urdl, il regista e sceneggiatore Atom Egoyan, gli interpreti Mireille Enos, Ryan Reynolds, Scott Speedman, Rosario Dawson e Kevin Durand, hanno risposto alle domande in maniera affabile e con attenzione, svicolando qualche domanda ridicola ("Lanterna verde catturato a Cannes?") con classe. A dire il vero l'atmosfera era così ridente che quasi strideva considerato il tema pesante del film - la pedofilia e rapimenti di minori - ma come ha detto Rosario Dawson, anche sul set si è riso tanto, forse perchè era l'unico modo per andare fino in fondo senza rischiare il crollo nervoso.

Ricerche, documenti, libri e immaginazione

Che tipo di ricerca fare per prepararsi a questo tipo di ruolo, per comprendere, anche lontanamente, cosa un genitore, una vittima o anche un criminale, può provare, pensare, in questo genere di circostanze? Un compito gravoso quello degli attori, quello di cercare di rendere giustizia al dolore, inimmaginabile, che una coppia di genitori subisce quando un figlio gli viene strappato via. Il primo a farsi carico di questa risposta è Reynolds il quale ha detto di aver letto molto materiale in merito, libri che trattano dei risvolti emotivi e psicologici provocati da queste terribili tragedie "la cosa che trovo interessante è che mentre altri tipi di drammi, di traumi, tendono a spingere le famiglie ancor più vicino, quando si verifica un rapimento quasi sempre la reazione più diffusa è quella di una spaccatura nella coppia, molto spesso irrimediabile". L'attore ha continuato parlando di come a volte la speranza a cui ci si aggrappa non è motivo di conforto ma causa di allontanamento e come i meccanismi di difesa che la mente adotta per affrontare la realtà, non fanno altro che "disintegrare le persone con il passare del tempo. Loro due sono una coppia, ma al momento non riescono a stare insieme, anche se vorrebbero per poter affrontare insieme questa difficoltà".

Captives: Ryan Reynolds in una scena del film insieme a Mireille Enos
Captives: Ryan Reynolds in una scena del film insieme a Mireille Enos
Mireille Enos ha commentato che essendo madre lei stessa non ha faticato molto a immedesimarsi nei panni del suo personaggio "l'immaginazione è una cosa molto potente e ho attraversato tutti gli stati emotivi presenti nel film, rabbia, dolore, negazione, ma di certo non posso immaginare quello che persone reali hanno provato in queste situazioni - anche considerato il fatto che molto spesso non rivedono più i loro figli - ma quello che mi ha colpito è che nonostante questi due non riescano più a stare nella stessa stanza insieme, non divorziano, rimane un collegamento tra di loro e questa specie di speranza che aleggia è qualcosa di molto intenso che trovo molto affascinante".

Il povero Durand invece, ha ribadito quanto sia stato "terribile e allo stesso tempo un grande onore che Atom abbia pensato che fossi perfetto per questa parte. Ero abbastanza spaventato e dopo aver letto del materiale ricevuto dalla produzione lo era ancora di più. Ma è stata una sfida interessante". "Penso che Kevin abbia il ruolo più difficile" ha detto Reynolds "non credo sarei riuscito ad affrontare questa sfida se fossi stato al posto suo e penso che Kevin sia riuscito a fare un lavoro incredibile, dando al personaggio molti strati, addirittura ispirando empatia, creando un villain che è realistico al contrario dei cliché hollywoodiani. Non so se ci sarei riuscito, voglio pensare di si, ma in realtà non lo sapremo mai!".

La realtà è agghiacciante

Captives: Rosario Dawson in una scena del film
Captives: Rosario Dawson in una scena del film
Anche i "poliziotti" hanno fatto i loro compiti a casa e hanno "studiato" un libro scritto proprio da persone che si occupano di questo tipo di crimini, scoprendo come la vita di questi agenti viene cambiata radicalmente dai casi di cui si occupano. La Dawson ha letto lo stesso libro (che pare le sia stato consigliato dall'autore) e ne è rimasta talmente colpita da consigliarne la lettura in quanto lo ha trovato estremamente informativo da un punto di vista "della realtà della situazione". E' agghiacchiante, ma conti fatti, non ci sono effettivamente abbastanza poliziotti al mondo per proteggere le vittime più innocenti. Alla fine l'attrice ha commentato che fare questo tipo di ricerche per i ruoli che si trova ad interpretare le ha fatto maturare un enorme rispetto per coloro che effettivamente affrontano questa realtà quotidianamente.

Evil doesn't lurk in dark corners...

La Dawson ha poi detto che una delle scelte più convincenti del film è stata quella di creare un villain che fosse credibile, realistico "nei film i pedofili sono sempre descritti come reietti della società, gente che automaticamente riusciamo a individuare perchè è "fuori posto", ma la realtà è esattamente opposta, la maggior parte delle volte si tratta di persone all'apparenza normalissime, che conosciamo, insegnanti, vicini, un collega. Non se ne stanno in agguato in un angolo buio, sono persone con amici, famiglie, vite sociali e quello che è interessante è che il film ti mette di fronte a questa realtà, non ti da' la sicurezza di dire "oh, questa persona è lontana anni luce da me, non ha niente a che vedere con me", ti fa capire che la realtà è molto più insidiosa e vicina a noi di quanto si pensi".

Captives: il regista del film Atom Egoyan in una foto promozionale
Captives: il regista del film Atom Egoyan in una foto promozionale
L'autore invece ha aggiungo che per quanto si siano basati sulle loro richerche ci sono state ovviamente delle differenze - sui metodi impiegati dalla polizia per cercare di stanare i loro sospettati - e una delle principali discrepanze tra il film e la realtà sta nel fatto che i poliziotti non possono infrangere la legge e usare bambini come esche per mettere le mani su questi farabutti, mentre nel film il detective fa pressioni per usare questa tecnica di indagini. Disgraziatamente nella vita vera questo limite - assolutamente necessario - è fonte di grande frustrazione per la polizia che non può combattere questi criminali al loro stesso gioco anche avendone l'opportunità.

The Queen of the Night

Titolo originale dell'opera è un omaggio all'aria omonima de Il flauto magico di Mozart "quell'aria mi sconvolge e infatti si trova nel film" ha detto l'autore, continuando "la musica è sempre un elemento fondamentale dei miei film" il compositore "di fiducia" di Egoyan, Michael Danna è riuscito a creare qualcosa di specifico per descrivere la storia, un suono che è "quasi una distorsione di Mozart, una deviazione caotica che rispecchia quello che è il clima del film"

Captives: Ryan Reynolds in una scena
Captives: Ryan Reynolds in una scena

Sotto l'occhio del grande fratello

Egoyan ha risposto a svariate domande sul tema della tecnologia intensa come forma di sorveglianza, dicendo che oggi siamo tutti, costantemente, sotto osservazione "immaginare una sorta di culto, una setta, che installa telecamere per riprendere e guardare in maniera voyeuristica il dolore di queste persone - usando la vittima rapita come voce narrante per duplicare il danno e la beffa - non poi così difficile nel mondo di oggi, dove tutti siamo sempre a guardare cosa succede e siamo a nostra volta guardati".

The original spark

Captives: Ryan Reynolds in una scena del film con Rosario Dawson e Mireille Enos
Captives: Ryan Reynolds in una scena del film con Rosario Dawson e Mireille Enos
Un caso molto noto è stata la molla che ha spinto il regista a dare vita a questo progetto, il rapimento di un bambino avvenuto in un parco nei pressi della sua abitazione "la madre si è girata per un istante ed è bastato quello. Ogni volta che torno a casa vedo i poster, vedo i genitori ancora impegnati nelle ricerche, convinti che il figlio spunterà fuori prima o poi. Questa storia è stata la base di tutto, ho provato un approccio diverso e ho tentato di illustrare la storia attraverso queste tre 'coppie', i genitori, i detective e il rapitore con la sua vittima". Il regista ha anche organizzato una sorta di parallelo per il tema del matrimonio, voluto dal rapitore con la ragazzina che ha in ostaggio "un matrimonio impossibile, non voluto" e quello invece dei due genitori "un legame necessario e voluto che si trasforma e diventa quasi una forma di tortura, con il personaggio di Mireille che continua a rinfacciargli quel momento, tormentando suo marito". In definitiva queste tre coppie, questi sei personaggi sono il cuore del fim, "poi tutto il resto fa parte delle manie e ossessioni di tutti i registi, a partire dagli scenari innevati, le cascate del Niagara, questi paesaggi meravigliosi da fotografare".