The Beatles: Get Back, la recensione: chiedi chi erano i Beatles. Peter Jackson ti risponderà

La recensione di The Beatles: Get Back, eccezionale docuserie realizzata da Peter Jackson coi materiali inediti di Apple Corps, su Disney+ il 25, 26 e 27 novembre.

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The Beatles: Get Back, la band in un momento creativo in studio

Sullo scioglimento dei Beatles è stato detto e scritto di tutto e di più. La band più influente al mondo, la più innovativa, formata da quattro ragazzi inglesi che avrebbero fatto da apripista a ciò che sarebbe venuto dopo, ha lasciato un segno indelebile nella storia e nel costume. Dalle innovazioni sonore all'eliminazione del frontman unico, dalla cura del look all'immagine sbarazzina, adeguata a una band giovane che si rivolgeva ai giovani, dall'impegno politico all'isteria collettiva che alimenterà il fenomeno delle groupie, a inizio anni '60 i Beatles hanno infranto tutta una serie di barriere anticipando, con la loro rivoluzione gentile, la vera ribellione sessantottina. Inevitabile che lo scioglimento del gruppo inglese abbia provocato sgomento nei fan spingendo gli esegeti a fornire una spiegazione.

A far chiarezza arriva adesso l'esclusiva docuserie di Peter Jackson in tre episodi sui Fab Four, in uscita su Disney+ il 25, 26 e 27 novembre. Naturalmente, come sottolinea la nostra recensione di The Beatles: Get Back, l'intento del regista neozelandese non è tanto quello di rivelare misteriosi retroscena sul rapporto tra i quattro membri dei Beatles e l'onnipresente Yoko Ono, ritenuta colpevole dello scioglimento secondo la narrativa ufficiale, quanto regalare al grande pubblico un documento unico ed eccezionale che cambia la prospettiva sulla band.

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The Beatles: Get Back, un'immagine della celebre esibizione sul tetto della Apple

Un tesoro per i fan, una testimonianza per il mondo

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The Beatles: Get Back, un'immagine della serie

Nel 2018 Apple Corps., che detiene i diritti sull'opera dei Beatles, ha proposto a Peter Jackson di visionare i materiali video contenuti nel suo caveau per realizzare un prodotto da proporre al pubblico. Di questi materiali fanno parte anche le 56 ore di girato, e le oltre 100 ore di audio, commissionate dalla band al regista Michael Lindsay-Hogg per realizzare uno speciale tv poi cancellato. Parte di questo girato confluì nel documentario Let It Be, dedicato al celebre concerto sul tetto della Apple del 1969. L'esito del film è stato poco amato dalla band e dai suoi fan per la cupezza che ne trapela, ma nelle mani di Peter Jackson il materiale assume una forma completamente diversa.

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The Beatles: Get Back, un'immagine

L'eccezionalità di The Beatles: Get Back sta nella scelta di Peter Jackson di accostarsi ai materiali inediti con l'entusiasmo del fan. Da amante della musica dei Fab Four, il regista devia dal progetto iniziale di realizzare un film optando per una docuserie di otto ore, tale è la ricchezza del girato originario. Davanti agli occhi degli spettatori si materializza così il processo compositivo dei Beatles. Lunghe sessioni giornaliere quasi in real time in cui John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison provano, ridono, parlottano, compongono, improvvisano e ogni tanto discutono. A scandire il tutto, un calendario che segna i giorni che mancano al live show televisivo, poi cancellato, che lascerà il posto alla celebre esibizione sul tetto degli Apple Studios di Savile Row, nel cuore di Londra.

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The Beatles: Get Back, Paul McCartney e Lohn Lennon durante le prove

Rispettoso del tesoro che gli è capitato tra le mani, Peter Jackson si accosta alle scelte di montaggio di The Beatles: Get Back lasciando che a parlare siano le immagini della band. Chiamato a selezionare un materiale vastissimo, il regista si adopera affinché il suo intervento risulti poco invasivo. L'impressione è che a scandire i tempi della visione siano i Fab Four, la loro musica e la loro bolla. Intorno ai quattro Beatles ruota un entourage variopinto che comprende manager, tecnici, bonzi in preghiera, mogli e figli, una breve visita di Peter Sellers, con cui Ringo stava girando The Magic Christian, oltre al regista ingaggiato per riprendere le prove, Michael Lindsay-Hogg, che nella serie di Peter Jackson diventa, a sua volta, uno dei protagonisti. Entourage che seguirà i Fab Four dai Twickenham Film Studios agli studi della Apple di Savile Row lungo quattro settimane di passione, risate, musica e incomprensioni.

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Il restauro dei materiali audio e video

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The Beatles: Get Back, John Lennon in un momento del girato

Dopo una full immersion di otto ore che idea possiamo farci della relazione tra i membri dei Beatles nel 1969? Due sono gli aspetti essenziali che emergono dal montaggio di Peter Jackson: la sintonia e complicità che, nonostante le tensioni, sembra ancora unire i quattro musicisti e l'evidente leadership di Paul McCartney. Di fronte a una band che perde - letteralmente - pezzi, McCartney prende il mano il timone. Le immagini della serie lo dipingono come membro più energico e carismatico ,colui che ha le idee più chiare, ma questa esuberanza verrà percepita dagli altri come desiderio di comandare (uno dei problemi alla base dello scioglimento).

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The Beatles: Get Back, un'immagine di George Harrison

Il materiale a cui attinge Peter Jackson è stato commissionato dagli stessi Beatles, che sono consapevoli di essere ripresi in ogni istante anche se Michael Lindsay-Hogg si concede il lusso di usare microfoni e telecamere nascoste in alcuni momenti salienti. L'eccezionale intervento di restauro è riuscito a ripulire gli audio permettendoci di cogliere anche frasi pronunciate a mezza voce dai Fab Four mentre pensavano di esseri coperti dalla musica. Di fronte a un George Harrison silenzioso e demotivato, visibilmente in crisi, e a un Ringo Starr che sembra in buoni rapporti con tutti, è palese che il dialogo artistico ed emotivo che anima i Beatles è quello tra le personalità di Paul McCartney e John Lennon.

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The Beatles: Get Back, un'immagine di Ringo Starr

Dopo la visione di The Beatles: Get Back, ogni fan sarà in grado di darsi una risposta sulle vere ragioni che, un anno dopo il concerto sul tetto di Savile Row, hanno condotto allo scioglimento dei Beatles. Tra abbandoni, chiarimenti e gestione della crisi, la docuserie di Peter Jackson contiene anche una quantità insperata di chicche che va dalle giocose esecuzioni musicali dei classici (John e Paul che eseguono Two of Us a denti stretti, come ventriloqui) a John Lennon che fornisce un'immagine inedita di sé mentre si dedica alle imitazioni, snocciola battute oscene, cammina a braccetto con Ringo o gioca con la figlia di Linda McCartney, Heather. E se Yoko Ono è presente in ogni sessione di prove, e non si allontana da John neppure per un secondo, la sua presunta rivalità con Linda McCartney viene confutata dalle immagini rubate da Michael Lindsay-Hogg che le vedono intente a confabulare sorridendo. C'è perfino una sequenza in cui Paul legge un articolo scandalistico sulla band con tono da anchorman mentre John sottolinea ogni frase con un divertente commento sonoro.

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The Beatles: Get Back - il concerto sul tetto della Apple

Un discorso a parte merita la parte finale di The Beatles: Get Back, dedicata all'esibizione dei Beatles sul tetto della Apple. La docuserie meriterebbe la visione anche solo per questa gustosa porzione che nasce dalla sinergia tra il girato di Michael Linday-Hobbs, che sfrutta perfino una camera nascosta all'ingresso dello studio, e l'incredibile montaggio di Peter Jackson. Mentre i Beatles aprono il concerto con la loro Get Back, l'obiettivo coglie le reazioni stupite, compiaciute e irritate dei passanti nella via sottostante in una serie di gustose interviste. Le uniche permesse nel docufilm che si limita a usare materiale d'epoca. The Beatles: Get Back è documento che fotografa la fine di un'era. Nonostante l'intento del regista di mostrare un lato inedito dei Fab Four, giocoso e ricco di humor, la visione non può che generare nello spettatore un pizzico di malinconia. La stessa malinconia che si prova a sfogliare un album di vecchie fotografie osservando i resti di un'epoca che non tornerà più.

Conclusioni

Otto ore di musica, risate, sorprese e rivelazioni. La recensione di The Beatles: Get Back non può che sottolineare l'eccezionalità dell'operazione di Peter Jackson. Il regista neozelandese ha rimesso mano a materiali esclusivi del 1969 attraverso un sapiente di lavoro di restauro e montaggio offrendo un tesoro ai fan dei Fab Four e un documento esclusivo che fotografa un'epoca al resto del mondo.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Assistere al processo di composizione di John, Paul, Ringo e George è qualcosa di unico.
  • Le esecuzioni musicali ci catturano e ci catapultano negli anni '60.
  • La serie ci offre uno sguardo ravvicinato alle personalità dei Fab Four e a coloro che gravitano attorno a loro.
  • L'atteggiamento da fan devoto di Peter Jackson non impedisce al regista di mettere il dito nella piaga, rivelando anche retroscena e tensioni.

Cosa non va

  • Il materiale girato nel 1969 era stato commissionato dai Beatles, a tratti si ha l'impressione che i musicisti scelgano consapevolmente di esasperare alcuni atteggiamenti.
  • I dubbi etici sull'uso di certe registrazioni audio rubate all'insaputa dei parlanti aleggiano sui momenti chiave della serie.