Recensione The Last Song (2010)

Dramma sentimentale per teenager romantici, 'The Last Song' prova a lanciare la popstar disneyana Miley Cyrus nel mondo dell'entertainment per adulti, ma la storia, straziante melodramma familiare per cuori teneri scritta dal famoso Nicholas Sparks, non la fa decollare.

Teen romance

Come per molte star giovani del passato, anche per l'ultimo volto-icona della Walt Disney Miley Cyrus, alias Hannah Montana, era venuto il momento di confrontarsi con un pubblico e un genere più maturi: la giovanissima cantante e attrice del Tennesse interpreta così per la prima volta al cinema un ruolo drammatico. Nei panni di un'adolescente ribelle, permalosa e irrequieta, la reginetta della Crab Dance, tormentone musicale che spopola tra i ragazzi su YouTube, si misura con un personaggio ben più imbronciato di quello che l'ha resa famosa su Disney Channel, ma, se la sua prova non barcolla e non delude i fan, è lo script che le impedisce di volare alto.

Dramma sentimentale che finisce per acchiappare un pubblico di teenager romantici piuttosto che gli spettatori adulti, The Last Song è la straziante storia di Ronnie Miller, adolescente di New York dal look emo, convinta, da figlia di genitori separati, che il mondo giri intorno a sé e diversa dalle sue coetanee (legge Tolstoj e s'imbatte in bizzarre crociate contro i procioni per mettere in salvo le uova di tartaruga sulle spiagge). Arrivata insieme al fratellino Jonah a Tybee, cittadina marittima al largo della costa della Georgia, per trascorrere l'estate con il padre Steve, con il quale vive un rapporto conflittuale e ha in comune la passione per la musica e il piano, la ragazzina intraprende un turbolento viaggio di formazione che le fa comprendere il valore della famiglia, dell'amore e dell'amicizia.
L'amore è al centro di ogni episodio del film, declinato, se possibile, in tutte le sue forme, dall'amore paterno e fraterno a quello delle prime cotte fino all'amicizia, ed è messo in moto verso la "giusta" direzione dalla passione per la musica, tema già sviluppato nel precedente Hannah Montana - Il film. Mettere una super-pop-star adolescente come la Cyrus e un autore di bestseller della letteratura rosa come Nicholas Sparks insieme nello stessa produzione poteva essere una formula convincente, ma il traino della notorietà non riesce da solo a salvare un plot inesorabilmente ridondante, prevedibile fino alla fine e piuttosto melenso. La penna di Nicholas Sparks, sceneggiatore dell'opera con Jeff Van Wie, è annacquata dallo sviluppo da drammone fatuo e superato nel racconto dalla fotografia del modesto John Lindley (C'è posta per te) e dalle scenografie di Nelson Coates, che accomodano per la storia i toni caldi e le atmosfere rilassanti del paesaggio naturale da tipica località di mare. La regista televisiva Julie Anne Robinson, al suo esordio cinematografico, sembra aver prolungato sul grande schermo i valori contenutistici di una serie fragorosa della fine degli anni '90 come Dawson's Creek, che però non aveva l'ambizione di orientarsi a un pubblico adulto e funzionava bene inserita nel suo contesto di serialità riemergente: i numerosi intrecci sentimentaloidi (scontro generazionale, amore estivo, differenze socio-economiche, difficoltà di adattamento, sogno nel cassetto, lutto familiare...) si sciolgono sullo schermo uno dietro l'altro come le perline biancastre di una collana che si è appena spezzata mentre la brezza marina prova a portarsi via ogni sofferenza, le emozioni vengono sospinte fino al singhiozzo, l'adolescenza ne esce ritratta come la generazione della rabbia esplosiva ma della romanticheria coraggiosa.
Malgrado la performance di Miley Cyrus non sia contestabile, non è però lei la vera star del film: se è vero che è passata da un genere a un altro, non sembra si sia allontanata granché dai film precedenti. A rubarle la scena sono il bravo Greg Kinnear, che emoziona fino ai lacrimoni i cuori più teneri, e il piccolo Bobby Coleman, che manovra l'ingenuo umorismo del suo personaggio con la sicurezza di un attore più esperto della sua età attirando inevitabilmente le simpatie del grande pubblico. L'aitante australiano Liam Hemsworth, che interpreta il fidanzatino Will, emblema del gruppo "anche i ricchi piangono", cattura come una calamita gli sguardi e le attenzioni delle teenager, che saranno così prese dalla sua immagine da perfetto bellimbusto dal cuore di panna da non accorgersi che intanto sullo schermo si è appena consumato un doppio tragico melodramma familiare: al suo personaggio e alla sua presenza corporea il merito dunque di aver inserito almeno un palliativo alle lacrimucce commosse versate durante il film.