Sul set di Fratelli

L'esperienza delle riprese di Fratelli, primo lungometraggio di Paola Columba, girato in un piccolo angolo del Molise.

Fratelli è il titolo provvisorio del film con cui Paola Columba esordisce alla regia di un lungometraggio. A produrlo è il suo compagno di una vita, Fabio Segatori, regista che si misura per la prima volta con la produzione di un film con la sua casa di produzione BABY FILMS. Ad interpretare il film sono gli amici storici della talentuosa coppia, per i quali e sui quali la regista ha appositamente ritagliato i personaggi: Giovanni Capalbo, Pino Rugiano, Andrea Dugoni.
Il film viene girato in un piccolo paese del Molise, Casacalenda, dove Paola e Fabio hanno un altro amico storico, il professor Guerrera, che li mette in contatto con dei giovani fabbricanti di immagini, lontani anni luce dai cinematografari romani, il Gruppo Kerem, che divengono la troupe del film.

Dettagli inutili, che non aggiungono nulla al film, potrebbe dire qualcuno. Qualcuno che non è stato sul set di Fratelli. No, i dettagli sono importanti nella vita e nel cinema, e questo sembra saperlo bene Paola Columba. I dettagli aprono la strada alle sinergie che possono muovere e mutare e migliorare o meno un percorso. L'importanza delle piccole cose fa sì che entrare nella produzione di questo film significhi, com'è forse evidente, entrare in una famiglia. Una famiglia che vive di teatro e cinema e che pur di autoprodursi non teme né lo sforzo economico né quello artistico né quello fisico. Fa sì che dividere la marmellata a colazione sia lo spunto per discutere una scena, per penetrare le motivazioni dei personaggi, per limare o acuire un'atmosfera, e fa sì che si creino delle energie da far confluire nel film. Così un giorno alla volta tocca a tutti, arrivare ed aprire la propria valigia di energie perché tutti i fratelli possano beneficiarne: Cristina Mantis entra in famiglia; Alberto Cracco entra in famiglia; Fulvio Cauteruccio entra in famiglia; Cristina Cellini entra in famiglia e persino Arnoldo Foà entra in famiglia.
Il film narra le vicende di quattro fratelli che vivono nel sud dell'Italia: Pino è il capo famiglia che lavora faticosamente la terra e che la vita ed il lavoro nei campi hanno indurito; Giovanni, venditore di pentole in tv, spaccone e scialacquone, è un sognatore che ha pagato cari i suoi sogni; Andrea è il fratello più fragile perché down e perché dotato di una sensibilità emotiva fuori del comune; Luana cura la casa ed i suoi fratelli con animo semplice e religioso, da sempre devota ai propri doveri. L'attrito tra i fratelli si accende, evidentemente, per l'incontro di due visioni del mondo e della vita opposte: quella di Pino e quella di Giovanni. L'eredità paterna sarà la scintilla degli eventi, ma questo aspetto così materiale è solo la punta di un iceberg che si è andato congelando nel corso dei decenni e che, purtroppo, dipinge sin troppo bene molti rapporti familiari anche nella vita reale del nostro paese.
In un desiderio di fare cinema, di cercare l'arte, di cercare le emozioni e le passioni, Fratelli lo cerchi, lo aspetti e lo speri e quando capita sul tuo percorso ci sei subito dentro perchè è una delle esperienze migliori che potevano accaderti.

Paola Columba è bella. La prima volta che la si incontra è seria e decisa. Quasi impenetrabile. Una statua della libertà senza fiaccola in mano. Sul set poi si impara ad osservarla. Quando qualcosa la offende ha un broncio che fa soffrire. Però Paola sorride spesso. Sorride sempre. Anche se viene contrariata, dopo un po' sorride di nuovo e la fiaccola che non ha in mano e non mostra, la tiene alta e ardente dentro di sè. Sbuca fuori dalle sue risate improvvise e cristalline. Siamo tutti qui per il suo film, grazie a lei e per lei. Quello che accade in questa famiglia dà la misura del film, dei modi adottati per la sua produzione: capita di commettere degli errori sul set e l'errore non brucia per orgoglio personale, ma per Paola, per Fabio, per la famiglia dei fratelli, perché accolgono e danno il meglio di cui sono capaci, senza risparmiarsi, e gli si vuole restituire più di quello che si può, più di quello che si è.

Vi raccontiamo queste cose, vi parliamo di sentimenti e stati d'animo durante le riprese di un film perché in un paese in cui il cinema, oltre al resto, sembra sempre più immobile, l'esperienza di Fratelli va oltre il cinema, non si conclude in sè stessa, ma insegna un metodo che in di più dovrebbero seguire: quello di credere nelle proprie capacità e professionalità, nei propri progetti tanto da investire in essi, quello di non lasciarsi anestetizzare da metodi produttivi stanchi e pigri, quello di andare oltre le richieste egemoniche dello schermo televisivo, quello di cercare la via giusta perché qualcosa si muova e si possa realizzare. Il resto, poi, sembra proprio venire da sé.