Recensione Cover-boy - l'ultima rivoluzione (2006)

Un film low-budget che d'indipendente non ha solo l'esigua somma di sostentamento al progetto, ma un'anima di spiccata autorialità e un desiderio intrinseco di alzare una voce fuori dal coro.

Straniero in patria

Intenso racconto di un'amicizia ai margini della società, una storia di immigrazione, sopravvivenza, speranze e sogni infranti. Cover-Boy - L'ultima rivoluzione è un piccolo film low-budget che d'indipendente non ha solo l'esigua somma di sostentamento al progetto, ma un'anima di spiccata autorialità e un desiderio intrinseco di alzare una voce fuori dal coro.

Cover-Boy è l'immagine di copertina di una società in crisi dipinta da un realismo e una poesia che oltrepassano ogni logoro stereotipo di rappresentazione di un'Italia in difficoltà, e tocca con viscerale onestà il lato più sincero e profondo dei problemi che ci circondano. Il film è un piccolo capolavoro di regia e sceneggiatura, grazie a Carmine Amoroso, già autore di un'opera cinematografica, Come mi vuoi, che creò scalpore per aver parlato per la prima volta di "transgender". Amoroso ha girato con tecniche digitali quasi inesplorate, in formato HDV, comunicando per immagini calde e pregne di significato tutta la sofferenza e la gioia che accompagnano le vite travagliate di due giovani precari.

La storia parte dalla Romania, dalla sterile povertà post rivoluzione comunista, da cui Ioan (Eduard Gabia) decide di partire in cerca di una vita migliore in un viaggio di speranza e disperato per raggiungere l'Italia, dove un amico promette di aiutarlo a trovare un lavoro e dove sembra che tutti i suoi problemi si possano risolvere. Purtroppo però questo amico viene arrestato e il giovane arriva a Roma da solo senza un posto dove andare o qualcuno a cui rivolgersi. Si trova quindi a dormire sui marciapiedi e lavarsi nelle fontane pubbliche, intrufolandosi negli spogliatoi degli operai della stazione Termini per rubare un agognato momento sotto la doccia. È qui che conosce Michele (Luca Lionello), un quarantenne che lavora come addetto alle pulizie tra i binari, un uomo dalla vita precaria come il suo impiego, sempre alla ricerca di un'introvabile stabilità. Il loro rapporto inizia in modo turbolento, ma poi Michele aiuta il giovane rumeno a sistemarsi offrendogli un posto in subaffitto a casa sua, appartamento di proprietà di una fantomatica attrice (Luciana Littizzetto) che passa il suo tempo a declamare versi di Catullo nella nostalgia di una carriera bruciata sul nascere.
Ioan riesce a trovare un posto come meccanico in un'officina popolata da extracomunitari che, non avendo il permesso di soggiorno come lui, lavorano clandestinamente. I due improvvisati coinquilini, dividendo un macerato monolocale e rincorrendo insieme attimi di una felicità sofferta, diventano col tempo veri amici.

L'inquadratura sugli occhi tristi ma illuminati da un'ombra di timida speranza dei due giovani uomini rappresenta un mondo di lacrime taciute e di sogni mai svelati. Le immagini raccontano un universo malato di fatica e dolore ma portatore sano di un'istancabile fiducia verso il futuro. Anche quando tutto va male, con il lavoro perso e i soldi che non bastano per finire il mese, Michele e Ioan rimangono uniti per sostenersi, fedeli al proprio orgoglio e ad una residua dignità, senza mai cadere nella tentazione di occupazioni losche e illegali, tenendo stretta nel pugno della mano la fede in qualcosa di meglio.
Questo fino a quando le strade dei due amici si trovano a dividersi, perché Ioan viene scelto da una fotografa che lo porta a Milano per fargli fare da modello per una campagna pubblicitaria di moda. Con una svolta completa rispetto alla sua vita da marciapiede, il timido straniero viene catapultato in un ambiente a lui del tutto alieno, dovendo lasciare a Roma l'unica persona che davvero le era amica. Gli occhi lucidi di Michele al momento della partenza di Ioan sono una perla di commozione e un raffinatissimo lirismo dell'immagine, un attimo davvero indimenticabile.

Il film vanta degli attori di una bravura e veridicità interpretativa sorprendente. La spontaneità di Eduard Gabia, giovane ballerino e performer rumeno scovato dal regista durante una sua esibizione in Italia, e la profondità espressiva di Luca Lionello donano all'intero racconto una naturalezza e una sensibilità percettiva di valore unico. Il film ha vinto numerosi e prestigiosi premi nei festival cinematografici internazionali, tutti strameritati.