Stephen Frears: quarant'anni di grande cinema

Il Noir in Festival accoglie una delle personalità più eclettiche del cinema britannico per conferirgli il riconoscimento di Regista Noir dell'anno

Il grande pubblico lo ha conosciuto grazie alla trasposizione hollywoodiana del romanzo di Choderlos de Laclos Le relazioni pericolose e per lo stile inequivocabilmente britannico esaltato da film come Alta Fedeltà, Lady Henderson presenta e l'indimenticabile The Queen, che è valso alla protagonista Helen Mirren la Coppa Volpi e l'Oscar come migliore attrice. Meno nota, probabilmente, la sua anima dark che, dagli esordi di Sequestro pericoloso a Piccoli affari sporchi, continua a far sentire comunque la sua presenza. E proprio in nome di questo lato oscuro della sua cinematografia che il Noir in Festival ha deciso di dedicare a Stephen Frears un omaggio artistico e personale. Così, preceduto dalla proiezione di Sequestro pericoloso e A prova di errore, due tra le opere meno note, il regista inglese arriva sotto il Monte Bianco per ritirare il premio come miglior regista noir dell'anno e raccontare i misteri che caratterizzano un'attività lunga quarant'anni in cui l'ironia inglese, pungente e provocatoria, si fonde piacevolmente con un inaspettato amore per l'hard boiled.

Signor Frears, il suo esordio dietro la macchina da presa avviene nel 1971 con Sequestro pericoloso, una spy story di genere con cui il festival ha deciso di aprire una breve carrellata sulla sua esperienza nel noir. Quale fascino ha esercitato su di lei questo stile narrativo tanto da caratterizzare l' esordio? Stephen Frears: Tutto è iniziato in modo incredibilmente casuale. Chiesi ad un mio amico scrittore di pensare ad una sceneggiatura che riproducesse in qualche modo se stesso e il tempo che stavamo vivendo. In quel momento mi sembrava che un soggetto noir avesse più possibilità di diventare un film, d'altronde si trattava di una forma molto popolare d'intrattenimento.

Di provenienza e natura diversa è A prova di errore, considerato un interessante esercizio di stile. Cosa ricorda di questa esperienza a metà strada tra cinema e televisione? Sephen Frears: Un esercizio di stile? Davvero? In realtà io me ne stavo tranquillamente a casa mia quando è arrivata la telefonata di George Clooney. Ricordo che mia moglie rimase piuttosto impressionata. George mi contattò per propormi un progetto particolare. Aveva girato da poco una puntata in presa diretta di E.R. - medici in prima linea e voleva provare a realizzare allo stesso modo un film per la televisione. Io non avevo nessun tipo di esperienza in questo tipo di riprese, ma decisi di provare ugualmente. Indubbiamente è stata un'esperienza molto interessante, ma chiamarlo esercizio di stile credo che sia troppo. In realtà per me A prova di errore è soprattutto un film meraviglioso diretto da Sidney Lumet e drammaticamente rovinata da Stanley Kubrick con Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba. George ed io ci siamo semplicemente divertiti, ancora oggi quando ci incontriamo ricordiamo quell'esperienza...

Dopo aver realizzato il suo primo lungometraggio per dieci anni abbandona il cinema e il genere noir per la televisione. Cosa la portò a questa scelta così netta e decisa? Stephen Frears: Io non seguo un piano preciso, onestamente non ricordo nemmeno il film successivo. Posso dire di aver fatto molta televisione perché in quel periodo storico realizzare un film era un'avventura quasi impossibile. Erano gli anni della Thatcher in cui il governo decise di liberalizzare la televisione. Il risultato fu che i prodotti realizzati cominciarono a cambiare, avevamo a disposizione più soldi ed iniziammo film per la tv molto più complessi. Così, dopo aver trascorso un decennio ad apprendere la tecnica nelle emittenti televisive, sono tornato dietro la macchina da presa con Vendetta.

Uno dei momenti più importanti della sua carriera è sicuramente la collaborazione con Martin Scorsese per Rischiose Abitudini. Stephen Frears: In quel periodo Martin si stava guardando intorno per scovare un buon romanzo americano ancora non trasposto sul grande schermo e, alla stesso tempo, si era accorto di questo folle che a Londra non faceva altro che film eccentrici. Incredibilmente ha pensato che io fossi perfetto per interpretare la prosa di Jim Thompson. Martin Scorsese è un uomo incredibilmente intelligente, quindi mi piace pensare di essere stato la scelta migliore per il film.

Continuando ad approfondire il tema di Rischiose abitudini, come è avvenuto il suo incontro con Anjelica Huston? Stephen Frears: Ricordo che mi trovavo in ufficio con Martin nel pieno della pre-produzione quando ci venne a trovare Cybill Shepherd. In un primo momento pensai che fosse perfetta per la parte di Lilly Dillon ma quando incontrai Anjelica Huston cambia immediatamente idea. Martin mi confessò di non averla mai vista recitare, nemmeno ne L'Onore dei Prizzi. Gli chiesi il motivo e lui mi rispose che si trattava di un film su degli irlandesi che sbeffeggiavano in continuazione degli italiani. In quel momento capii di trovarmi in un paese di pazzi. .

Un altro momento fondamentale del suo percorso artistico è dettato dalla scelta di girare My Beautiful Laundrette e Sammy & Rosie vanno a letto, entrambi pionieri nella rappresentazione dell'immigrazione e nella collocazione del problema all'interno della realtà britannica.. Stephen Frears: Si tratta di due sceneggiature semplicemente meravigliose che mi hanno offerto la possibilità di accendere un riflettore sui nuovi diseredati, sugli invisibili della nostra società. Entrambi i film hanno soprattutto il pregio di fotografare la classe media pakistana non come figure tragiche ma come protagonisti vivaci e sexy, con un approccio più contemporaneo e ironico.

Totalmente diverso il suo atteggiamento nei confronti di Mary Reilly . Stephen Frears: Non mi è piaciuto. E stato orrendo fare quel film. Questa mattina riflettevo proprio sulla capacità del cinema di conservare il passato e di riprodurlo costantemente. Ecco, questo è un problema da non sottovalutare nel caso di film come Mary Reilly. Ricordo la lavorazione come un vero e proprio incubo.

Nel corso della sua carriera lei ha avuto la capacità di individuare spesso sceneggiature di grande qualità, ma in questo variegato insieme narrativo c'è un progetto che rimpiange di non essere riuscito a portare sul grande schermo? Stephen Frears: Assolutamente sì. Ricordo una sceneggiatura fantastica basata sui movimenti dei diritti umani in America. Si tratta di una storia che solo apparentemente sembra concentrarsi sulla figura di Martin Luther King, ma che, in realtà, individua come protagonista uno stretto collaboratore.

Può svelarci qualche particolare del film che sta girando in questo momento negli Stati Uniti ? Stephen Freas:E' una storia che si basa essenzialmente sulle memorie di una giovane donna che, arrivata a Las Vegas per lavorare come barista, si trova coinvolta da un gruppo di attempati matematici impegnati ad inventare un sistema per vincere le scommesse sportive.