Star Trek: Discovery 2x11, la recensione: madre e figlia

La recensione dell'undicesimo episodio della seconda stagione di Star Trek: Discovery, che trae la sua forza dal colpo di scena della puntata precedente.

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Star Trek Discovery: Sonja Sohn, Sonequa Martin-Green nell'episodio Perpetua Infinità

Come abbiamo sottolineato in precedenza, e l'argomento tornerà anche in questa di recensione di Star Trek: Discovery 2x11, la seconda stagione dello show ha la fastidiosa abitudine di introdurre dei concetti interessanti per poi accantonarli, saltando da una tappa narrativa all'altra dando alle trame dei singoli episodi l'aria di essere poco più di semplici riempitivi in attesa di arrivare agli elementi che interessano veramente agli showrunner, quelli legati alla trama orizzontale. È quindi abbastanza sorprendente quando, come accaduto per esempio due settimane fa, la serie si prende il tempo necessario per far respirare una storia singola, sempre legata a ciò che verrà ma senza essere liquidata come una distrazione. È successo nel nono episodio della stagione, incentrato sulla figura tragica di Airiam, e succede nuovamente nell'undicesimo, che arriva dopo il notevole colpo di scena finale della scorsa settimana: l'Angelo Rosso, il misterioso umanoide venuto dal futuro per impedire un evento cataclismico, è la madre di Michael Burnham, data per morta da anni.

La famiglia prima di tutto

Perpetual Infinity è, principalmente, la storia di una figlia che ritrova sua madre, grazie ai viaggi nel tempo (un'idea che di per sé non è nuova nel franchise, come ben sa chi ricorda uno degli episodi più belli di Star Trek - Deep Space Nine, dove però si parlava di padri e figli maschi). Una riunione che però non è il momento di felicità strappalacrime che uno potrebbe aspettarsi: la dottoressa Burnham si è abituata da tempo all'idea di perdere Michael, avendola vista morire infinite volte durante i suoi tentativi di tornare nel presente prima di ritrovarsi nuovamente scaraventata in un futuro lontano, ben oltre i confini cronologici delle altre serie. Per l'esattezza, sono passati 950 anni, e tutte le forme di vita dell'universo sono state annientate da Control, l'intelligenza artificiale che sta creando danni da alcuni episodi a questa parte (il più recente: uccidere Leland e controllare il suo cadavere). Ancora nessuna traccia di eventuali avversari classici in combutta con l'entità sintetica, ma conoscendo gli autori e il loro amore per il fan service non è escluso almeno un accenno, forse in vista di storyline future (e la battuta di Control "Lottare è inutile" fa tanto pensare ai Borg).

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Star Trek Discovery: Wilson Cruz, Anson Mount, Ethan Peck, Sonequa Martin-Green nell'episodio Perpetua Infinità

Tutto ciò è tuttavia secondario, letteralmente: Leland-Control è una sottotrama che non toglie spazio all'elemento più importante, il ricongiungimento difficile tra due generazioni di Burnham. Per certi versi abbiamo a che fare con un episodio dominato da una guest star, un'ospite il cui peso televisivo è notevole: Sonja Sohn, mitica interprete di Kima Greggs in The Wire (e presente anche su Netflix, oltre che in Star Trek: Discovery, nel nuovo film di Steven Soderbergh, High Flying Bird). Non siamo più nella Baltimora devastata dal narcotraffico e dalla povertà, ma c'è una durezza simile nell'interpretazione della Sohn, nuovamente nei panni di una donna che ha visto, e continua a vedere, il peggio e di conseguenza impara a indurirsi emotivamente. È una caratterizzazione affascinante, alla quale Sonequa Martin risponde con quella che forse è la sua performance migliore in tutta la serie finora, senza le inibizioni di una scrittura che solitamente tratta Michael come la persona più importante dell'universo senza l'approfondimento necessario per renderla degna di tale considerazione. Qui, con l'attenzione focalizzata sull'aspetto più intimo dello show con due personaggi il cui rapporto merita di essere esplorato nel dettaglio (ogni riferimento negativo ad Ash Tyler è assolutamente voluto), raggiungiamo un traguardo che è verosimilmente quello a cui la stagione puntava fin dall'inizio, con l'auspicio che i tre episodi rimanenti non siano un ritorno alle vecchie abitudini.

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Futuro e passato

Rivedremo la dottoressa Burnham? È una domanda la cui risposta si farà attendere, con una suspense dal sapore agrodolce: da un lato, la madre di Michael viene nuovamente catapultata nel futuro apocalittico che vuole scongiurare, ma questa volta con una tuta danneggiata, e quindi forse non più in grado di viaggiare nel tempo; dall'altro, Burnham figlia giura di fare il possibile, e anche l'impossibile, per riportare a casa la genitrice, e sarà interessante quale effetto una risoluzione simile possa avere sul canone del franchise (il finale di stagione, stando ad Alex Kurtzman, risponderà a diverse domande dei fan). E a proposito di canone, l'episodio conferma un dettaglio menzionato en passant qualche puntata fa: a quanto pare, Spock è dislessico. Aggiunta interessante o perdita di tempo? Ai posteri l'ardua sentenza.

Conclusioni

Arrivati al termine della nostra recensione di Star Trek Discovery 2 x11, constatiamo che la serie non ha ancora perso la sua capacità di andare oltre la mera aderenza ai canovacci classici del franchise. Il duetto recitativo tra Sonequa Martin e l'ospite speciale Sonja Sohn dà all'episodio un respiro intimo e ricco di pathos, ponendo le basi per quelli che forse saranno tre capitoli altrettanto solidi per chiudere questo ciclo.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Sonja Sohn contribuisce in modo notevole al calibro recitativo della serie.
  • La trama episodica ha il tempo necessario per respirare, senza la fretta tipica dello show.
  • Gli spunti per il futuro sono interessanti.

Cosa non va

  • Alcuni elementi potevano essere trattati in modo più approfondito.