Star Trek: Discovery 2, episodio 5, la recensione: tanta (troppa) carne al fuoco

La recensione del quinto episodio della seconda stagione di Star Trek: Discovery, un concentrato di ritorni più o meno attesi.

Star Trek Discovery Stagione 2 Saints Of Imperfection 4
Stark Trek Discovery: una scena dell'episodio Saints of Imperfection

Cercare Spock o non cercare Spock? È la domanda che presumibilmente ha ronzato nella testa degli autori di Star Trek: Discovery 2 durante tutta la pianificazione della seconda annata, giunta ora all'episodio 2x04 su quattordici previsti. L'introduzione di colui che è forse il personaggio più amato di tutto il franchise, e sicuramente il più noto, è al centro del grande mistero che costituisce la trama orizzontale della stagione, quella dei segnali rossi che, come abbiamo scoperto strada facendo, tormentano il figlio di Sarek sin dall'infanzia. Rimandare il debutto ufficiale del futuro amico di James T. Kirk nel contesto della nuova serie ha senso per dare a questo secondo ciclo di episodi un fil rouge, nonché per abituare gli spettatori all'idea di vedere uno Spock televisivo che non avrà le fattezze di Leonard Nimoy. Nell'attesa di mostrarci pienamente l'interpretazione di Ethan Peck, i responsabili del programma hanno però bisogno di riempire il tutto, costruendo trame per lo più autoconclusive che in qualche modo risultano legate al mistero centrale. Un equilibrio delicato, che nel caso specifico di Saints of Imperfection (titolo involontariamente profetico in tal senso) viene in parte a mancare.

L'astronave dei vivi e dei morti

La scorsa settimana abbiamo dovuto fare i conti con la possibile morte di Saru, un'eventualità gestita con la giusta dose di pathos e intelligenza, grazie all'interpretazione di Doug Jones e alle implicazioni a lungo termine della falsità dei dettagli precedentemente noti sul ciclo vitale del personaggio. Questa volta la componente emotiva, affidata quasi interamente a Michael Burnham (non una scelta particolarmente saggia dati gli elementi a disposizione), si basa in parte sul presunto decesso di Tilly. Presunto, perché noi sappiamo che non è veramente morta, e far credere agli altri membri dell'equipaggio che lo sia veramente, a così breve distanza dal dramma di Saru, sa tanto di gestione maldestra dei vari archi narrativi legati ai singoli personaggi. Impressione confermata dalla decisione di far tornare in pianta stabile sulla Discovery il famigerato Ash Tyler, la cui utilità narrativa è cessata nella prima stagione quando è saltato fuori che era, per certi versi, un Klingon sotto mentite spoglie. Ma dato che Shazad Latif è ancora sotto contratto come membro fisso del cast occorre sfruttarlo, anche alla luce di una delle sottotrame più deboli della stagione precedente, ossia la sua relazione con Michael, un rapporto costruito a tavolino per generare tensione drammatica senza che questa fosse meritata.

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Stark Trek Discovery: Wilson Cruz in una scena dell'episodio Saints of Imperfection

Da quel punto di vista, è leggermente meno frustrante il ritorno in scena di Hugh Culber, una delle vittime della prima annata, se non altro perché la sua storia con Paul Stamets, per quanto importante più sul piano simbolico che in altri termini (è la prima relazione gay in cinque decenni di Star Trek), ha delle basi più solide su cui poter continuare, soprattutto perché il redivivo Hugh forse non è esattamente lo stesso. Ma anche quello è un dettaglio che fatica a farsi notare particolarmente in una storia che salta da un elemento all'altro a ritmo accelerato, combinando in un singolo episodio elementi che meritavano più spazio per respirare, considerando che siamo appena arrivati a circa un terzo della stagione. Certo, gli episodi successivi serviranno (presumibilmente) ad approfondire uno o più di questi aspetti, , ma se la formula rimane questa non mancheranno i problemi.

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E poi c'è Philippa

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Stark Trek Discovery: Michelle Yeoh in una scena dell'episodio Saints of Imperfection

Per fortuna, e non a caso c'è di mezzo la trama orizzontale più interessante, Saints of Imperfection contiene anche la seconda apparizione stagionale di Michelle Yeoh nei panni della redenta (?) Philippa Georgiou del Mirror Universe, ormai pienamente integrata nel nuovo mondo in quanto agente della Sezione 31. Lei è alla ricerca di Spock, e se ciò significa una presenza maggiore dell'attrice nelle settimane a venire, anche solo ogni tot di puntate (in vista dell'eventuale spin-off a lei dedicato), sarà esattamente la dose di pathos genuino misto a divertimento di cui il programma ha bisogno se intende proseguire anche in direzione del vicolo cieco che è la storia tra Michael e Ash. Il viaggio della Discovery è ora un cumulo di incertezze, ben costruite ma pur sempre all'insegna di un parziale allungamento del brodo. Un approccio che, come direbbe il personaggio che per ora non abbiamo visto, ha poco di logico.

Movieplayer.it

3.0/5