Soul Flower Train: l'incontro con Hiroshi Nishio

Il simpatico regista giapponese ci racconta l'incapacità del suo paese di permettere al pubblico di crescere e la passione per il cinema italiano che lo ha spinto a intraprendere questo mestiere.

"Ho deciso di diventare regista dopo aver visto Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Ciò che amo di più del cinema italiano è la capacità di rivolgersi a un pubblico variegato, di ogni età e di ogni strato sociale"

A vederlo di persona, Hiroshi Nishio potrebbe essere un personaggio di un anime. Capelli lunghi, voce sottile da bambino, occhiali da nerd, sguardo vispo e abiti coloratissimi, Nishio se ne va in giro sotto il sole di Firenze in giacche di velluto, pantaloni a quadri rossi e verdi, cravatte coloratissime e Nike dorate. Quando apre bocca, però, questo strano folletto giapponese tradisce l'aspetto infantile sfoderando perle di saggezza e lasciando trapelare la grande consapevolezza che ha del proprio mestiere. Al Wa! Japan Film Festival ci ha regalato una delle pellicole più emozionanti e intimamente vere, il vivace Soul Flower Train, opera che unisce uno sguardo fantasioso e originale sulla realtà a un tema complesso come il rapporto tra genitori e figli. "Soul Flower Train è un manga di Robin Nishi del 2008 che ho molto amato. Io sono cresciuto con i manga, li trovo una notevole forma d'espressione artistica, perciò ho voluto incontrare Robin per parlargli dell'ipotesi di un adattamento. Di solito in Giappone autori di manga e registi non hanno una buona comunicazione, ma nel nostro caso io e Robin abbiamo scoperto di avere una passione comune: il sake. Siamo usciti spesso assieme, ci siamo ubriacati, a volte abbiamo litigato, ma dai nostri incontri è nato questo film. Robin lo ha apprezzato talmente tanto che è venuto a vederlo almeno dieci volte. Ovviamente dopo ogni visione siamo andati a ubriacarci".

A zonzo per Osaka: l'Italia del Giappone

Soul Flower Train: Mitsuru Hirata e Sayoko in una suggestiva immagine
Soul Flower Train: Mitsuru Hirata e Sayoko in una suggestiva immagine
Il titolo della pellicola di Hiroshi Nishio, Soul Flower Train, fa riferimento alla forma di spogliarello giapponese mostrata nel film, il cosiddetto treno fiorito, un'arte che unisce abilità calligrafiche e raffinato erotismo, molto in voga negli anni' 70. A spiegare l'origine del titolo è ancora Nishio: "Soul Flower Train è il titolo scelto da Robin Nishi per il suo manga. Robin ha scelto di far precedere Flower Train dalla parola Soul in omaggio a una celebre band giapponese, i Soul Flower Junior, un gruppo rock alternativo molto noto nel nostro paese. La musica è uno degli elementi chiave nel mio film. Mi hanno già fatto notare che molte sonorità ricordano quelle occidentali, ma in realtà ho scelto di usare solo musiche di band locali. Amo molto andare a ballare nei locali di Osaka e lì ho incontrato molti musicisti, così ho chiesto loro di collaborare al film. Il risultato è quello che sentite nella pellicola, anche se ammetto che in molte canzoni si sente l'influenza della musica irlandese". Il regista riflette poi sull'importanza di girare in esterni, nella sua città natale, che diventa un vero e proprio personaggio della vicenda. "Osaka è un luogo un po' pazzo. Viene definità l'Italia del Giappone per il carattere solare dei suoi abitanti e per la sua natura selvaggia. Ho scelto di girare tutto in esterni, per le strade di Osaka, nei parchi e in un vero locale di streeptease per trasmettere la reale atmosfera dei luoghi. Osaka ha dei colori molto forti e io amo i colori. Penso che anche il mio look lo confermi. Anche le mie due protagoniste, Marin e Sayoko, sono state scelte perché sanno parlare il dialetto di Osaka".

Alla ricerca della maturità

Soul Flower Train: il regista Hiroshi Nishio gioca con un'accetta
Soul Flower Train: il regista Hiroshi Nishio gioca con un'accetta
In un film come Soul Flower Train, incentrato sulle relazioni affettive che si sviluppano tra i tre protagonisti, la scelta degli attori assume un'importanza fondamentale e permette a Hiroshi Nishio di fare una riflessione più ampia sul suo paese. "Ho deciso di diventare regista dopo aver visto Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Sono un malato di cinema. Ciò che amo di più del cinema italiano è la capacità di rivolgersi a un pubblico variegato, di ogni età e di ogni strato sociale. Il Giappone è diventato un paese in cui è difficile diventare adulti. I ragazzi impazziscono per gli idol, ma se li guardi bene sembrano tutte ragazzine. Nascondono i loro tratti maschili e anche se non sanno recitare, i produttori costruiscono interi film su di loro. Io ho cercato di lavorare sempre con attori veri, che mi permettessero di raccontare delle storie. In Soul Flower Train ho avuto la fortuna di lavorare con Mitsuru Hirata che è molto popolare. Quando c'è una star nel cast c'è sempre un certo grado di tensione, ma nel mio caso sono stato molto fortunato. Mitsuru mi ha aiutato moltissimo, si è creata una grande alchimia tra lui e le due giovani coprotagoniste, e mi ha anche aiutato con alcune idee sul suo personaggio. La scena finale del film è una sua trovata".