Sigourney Weaver al Napoli FilmFestival

Continua la passerella di Dive al Napoli FilmFestival con l'arrivo di Sigourney Weaver.

Continua la passerella di Dive al Napoli FilmFestival con l'arrivo di Sigourney Weaver. Accompagnata dalla famiglia, l'attrice sta approfittando del soggiorno per visitare i dintorni della città, in attesa di incontrare il pubblico e ricevere il Vesuvio Award che l'organizzazione del Festival le ha voluto assegnare.
La prima domanda rivoltale dalla stampa locale non poteva che riguardare il suo rapporto con la città.
E' la sua prima volta a Napoli, che impressione ha avuto? Sigourney Weaver: Mio padre amava molto la storia romana. Per questo motivo ha chiamato mio fratello Traiano e voleva chiamarmi Flavia. Per lui fu molto importante portarci in Italia, venimmo in Campania quando avevo sedici anni e visitammo Pompei, Paestum e altri luoghi stupendi della zona. Ne approfittai per nuotare molto. E' stato molto emozionante ritornare in questa splendida città. Sono qui solo da un giorno, ma ho l'impressione di aver già visto tanto. Napoli è una città bellissima e sono rimasta incantata dalla vista dalla mia stanza d'albergo del Castel Dell'Ovo.

Che progetti ha in corso in questo periodo? Sigourney Weaver: Ho due progetti in cantiere. Uno si chiama Snow Cake, si tratta di una commedia romantica in cui interpreto una donna autistica. Ho fatto un anno di ricerca per questo ruolo, per trovare la giusta chiave. Il film è drammatico ma mai cupo. E' un personaggio che ho amato molto, è quello di una donna molto spontanea che non si preoccupa di quello che la gente pensa di lei.
L'altro progetto si chiama Every World is True ed uscirà a Novembre. E' imperniato sulla figura di Truman Capote.

Che cosa pensa del nostro cinema? Lavorerebbe con un regista italiano? Sigourney Weaver: Mi piacerebbe lavorare con registi italiani, ma nessuno me lo ha mai chiesto. Amo molto Federico Fellini, credo sia unico, mi avrebbe fatto molto piacere poterlo incontrare e lavorare con lui. Ho lavorato con molti italiani, soprattutto direttori della fotografia e li ho trovati strepitosi, mi piace la passione con cui affrontano il lavoro.

Sta lavorando anche a un film incentrato sulle favole dei fratelli Grimm? Sigourney Weaver: Il progetto si chiama Happily N'Ever After. Interpreto una persona cattiva, ma molto divertente. Il film fa vincere i personaggi cattivi delle fiabe, è molto originale da questo punto di vista. Mi capita spesso che mi offrano personaggi di cartoni animati, ma di solito si tratta di regine cattive; questa volta si tratta di un personaggio diverso.
Uno dei produttori è anche produttore di Shrek. Ho incontrato il regista solo una volta, ho avuto più contatti con gli sceneggiatori. Sui cartoni animati si tratta di un lavoro diverso, si sta da soli in una stanza, senza incontrare altre persone.
Lei ha lavorato anche in Francia, che può dirci di questa esperienza? Sigourney Weaver: Ho lavorato due volte in Francia. Loro hanno un sistema di lavoro molto diverso dal nostro e mi piace molto. Ho trascorso molto tempo in Francia perchè i miei genitori hanno una casa lì. Ho interpretato dei film in francese, ma mi piacerebbe lavorare di più in quel paese, piuttosto che negli Stati Uniti.

Lei è una persona schietta, che effetto fa ad Hollywood, le ha creato dei problemi? Sigourney Weaver: Non passo molto tempo ad Hollywood, ma penso che sia bello che ognuno possa dire quello che pensa su ogni argomento. E in questo periodo c'è molto da dire. Questo non è un vero problema, perchè gli attori non sono molto considerati, inoltre la comunità è molto liberal.

Lei ha lavorato con Roman Polanski per La morte e la fanciulla, com'è stato lavorare con lui? Sigourney Weaver: E' stata un'esperienza molto affascinate. Ho incontrato Roman a Roma, prima delle riprese del film ed abbiamo parlato a lungo del personaggio che avrei interpretato. Mi ha fatto conoscere Jack Walters, che mi avrebbe giudata per il mio ruolo.
Roman ha un modo tutto suo di lavorare, gira le scene in ordine cronologico ed ama tantissimo i suoi attori. Non è mai rigido nell'organizzazione delle scene, si basa molto sulle prove con gli attori, lascia che siano le loro interpretazioni a guidarlo. Dà molta libertà.
I trattò di un cast molto ristretto, set abbastanza ristretti, un piccolo studio, che so essere andato distrutto dopo le riprese.

Quindi lei ha un buon rapporto con il cinema europeo. Sigourney Weaver: Il cinema americano ha rubato molto dal cinema europeo ed è stato l'amore per il vostro cinema che ha fatto nascere il cinema indipendente in America. Il cinema europeo ci ha influenzati molto e ha migliorato la qualità delle nostre storie. Sono molto soddisfatta dello stato attuale del nostro cinema, dei piccoli film, non delle grandi produzioni.

Ha lavorato anche con M. Night Shyamalan, un autore che non sempre viene apprezzato nel suo paese. L'impressione è che lui abbia ricreato l'ambientazione di The Village anche per voi del cast. Sigourney Weaver: Shyamalan è un grande narratore, ha una grandissima potenza nella costruzione delle storie. Ha avuto una grandissima influenza su tutto il cast, ci ha riuniti e ci ha fatto provare per tre settimane prima di iniziare le riprese; abbiamo vissuto insieme, abbiamo imparato a fare le cose che facciamo nel film, come costruire uno steccato. Ha messo insieme una piccola comunità.
Negli Stati Uniti si aspettano sempre che faccia Il sesto senso, invece mi sembra che in Europa sia molto apprezzato il suo tentativo di affrontare sempre nuove storie in modo originale. Sono contenta anche di aver lavorato con Bryce Dallas Howard, è una grandissima attrice.

Lei ha affrontato tanti ruoli straordinari, qual è stato il personaggio più difficile? Sigourney Weaver: E' molto difficile rispondere, ogni personaggio è stato un'esperienza diversa. Sono stata molto affascinata dalla donna autistica, un personaggio molto originale e spiritoso. E' stato interessante perchè mi ha dato modo di capire come viviamo oggi nella nostra società.
Il personaggio più divertente è stato quello che interpreto in Heartbreakers, una donna molto cattiva, ma affascinante. Io sono nata con Alien, ma mi piace molto fare commedie. Penso che abbiamo bisogno delle commedie.

Che cosa ha rappresentato per lei il ruolo di Ripley. Le ha creato problemi essere identificata con un personaggio così forte? Sigourney Weaver: Mi ha aiutato molto, più che danneggiato. Ogni volta che tornavo ad interpretare Ripley, avevo acquisito maggior esperienza e consapevolezza, quindi ho potuto aggiungere profondità al personaggio. Ripley piace perchè è una persona normale, non è legata al genere, è molto forte. Il motivo per cui riesco ad aiutare il cinema indipendente è proprio l'aver avuto la fortuna di essere così nota per i miei ruoli in Alien e Ghostbusters - Acchiappafantasmi. Abbiamo bisogno della fantascienza, perchè ci permette di abbandonare il nostro piccolo pianeta. Per Alien ho avuto la fortuna di lavorare con quattro grandissimi autori che hanno fatto quattro grandi film. Normalmente l'aspetto negativo delle serie è che andando avanti i film diventano più grossi, più costosi e più stupidi. Per il quinto Alien mi piacerebbe fare qualcosa di diverso, tornare indietro all'inizio della serie, e fare un piccolo film, da indipendente. Se potrà essere così, lo faremo.

Ha mai pensato di passare dietro la macchina da presa? Sigourney Weaver: Sono sposata a un regista, quindi so quanto sia difficile. Non sono abbastanza egocentrica per essere una regista, è un lavoro che richiede molto egocentrismo, nel senso positivo del termine. Io sono più una collaboratrice. Mi piacerebbe, però, fare una mia versione de La Tempesta, sarebbe bello girarlo su un'isola al largo di Napoli, uno scenario perfetto.
Non sono una persona molto ambiziona, sono riuscita ad ottenere molto più di quanto sperassi. Mi piacerebbe dirigere un film se trovassi il gruppo di persone adatto a lavorare con me.

Per chiudere, può dirci qualcosa di Tadpole - un giovane seduttore a New York, che vedremo stasera al Festival? Sigourney Weaver: E' un perfetto esempio di film indipendente. E' prodotto dalla Indigent, che si basa su un principio molto semplice: tutti quelli che vi lavorano guadagnano la stessa cifra, indipendentemente dal ruolo, finchè il film non viene venduto.
E' stato girato in solo tre settimane. Ho partecipato anche io al casting e siamo stati molto fortunati degli attori che abbiamo trovato, era un cast eccellente. Si nota molto l'influenza del cinema indipendente e di Woody Allen. Si parla dell'esperienza di vivere e crecere a New York, con una storia d'amore molto tenera che fa da sfondo alla maturazione di un giovane.