Showrunner Fantastici a San Valentino: quando gli sceneggiatori scrivono in coppia

Da Amy Sherman-Palladino & Daniel Palladino a Robert & Michelle King fino a Baran bo Odar e Jantje Friese, festeggiamo San Valentino in modo alternativo raccontandovi tre coppie di sceneggiatori nel lavoro e nella vita da cui sono nate tante serie tv cult.

Showrunner Fantastici a San Valentino: quando gli sceneggiatori scrivono in coppia

L'amore è un gioco a due, ma a volte anche il lavoro. Quando mondo personale e professionale si incontrano non dev'essere necessariamente uno scontro di idee e punti di vista e una battaglia dei sessi (Greta Gerwig e Noah Baumbach docet con Barbie) ma può diventare anzi un matrimonio felice anche a livello lavorativo. È infatti oramai quasi "storia della tv" il connubio particolarissimo che si crea quando due coniugi nella vita vanno a creare qualcosa scrivendo insieme (un aspetto parodiato dalla comedy Episodes).

Gerwig Baumbach
Una foto di Greta Gerwig e Noah Baumbach

Le sceneggiature spesso si scrivono in due o più persone, proprio perché il doppio punto di vista serve, facilita e arricchisce la scrittura che altrimenti rimarrebbe piatta e sintonizzata sul mono. Ma in questo caso il duo è anche una coppia nella vita, dando pepe, chimica e una marcia in più al racconto, nonostante immaginiamo non debba essere facile tornare a casa insieme dopo esserlo stati per tutta la giornata. Quando le serie tv si scrivono in due il risultato è due volte pazzesco. Memori di questo mantra, in occasione di San Valentino, piuttosto che parlare di episodi tematici e puntate da ricordare, siamo andati ad indagare la filmografia di tre coppie di sceneggiatori famose che negli anni 2020 hanno creato dei cult già iscritti nel firmamento della serialità. It's showtime.

Le ragazze Gilmore e la signora Maisel dei coniugi Palladino

Una mamma per amica: Lauren Graham, Alexis Bledel e Kelly Bishop in una scena
Una mamma per amica: Lauren Graham, Alexis Bledel e Kelly Bishop in una scena

Amy Sherman-Palladino & Daniel Palladino sono una coppia in cui lei ha mantenuto il doppio cognome anche perché, diciamolo subito, è più celebre e famosa del marito ed è considerata la creatrice primaria e quella a cui si fa riferimento nelle interviste e dichiarazioni, quando si tratta delle loro opere. Le più celebri sono due: la prima è Una mamma per amica (in originale Gilmore Girls, in onda dal 2000 al 2007 e poi nel 2016), che lanciò la carriera di Lauren Graham e Alexis Bledel, creando personaggi fortemente iconici ancora oggi, e caratterizzandosi da subito per i dialoghi fiume e pieni di ironia, difficili da memorizzare e interpretare con nonchalance, come dichiarato più volte dagli interpreti dei loro show. Una serie che ne ha passate tante nel corso della programmazione, sia i due creatori che l'hanno abbandonata alla penultima stagione a causa dell'accordo non raggiunto durante il cambio di rete da WB a The CW, la prima in cui le due protagoniste si separavano dopo un brutto litigio, per poi tornare nel finale e provare a mettere una pezza, e avere la rivincita con Netflix dieci anni dopo nello scrivere quelle famose ultime quattro parole con cui Amy avrebbe sempre voluto far finire lo show.

Mrs Maisel 5X09 Rachel Brosnahan Alex Bornstein
La fantastica signora Maisel: Rachel Brosnahan e Alex Borstein in una scena

La seconda è La fantastica signora Maisel (The Marvelous Mrs. Maisel, 5 stagioni dal dal 2017 al 2023), che riprendeva tutte le caratteristiche di cui sopra, trasportandole dal paesino inventato di Stars Hollow, nell'entroterra americano, in cui tutti si conoscono, a quel microcosmo che è l'Upper East Side di New York per raccontare l'emancipazione di una casalinga degli anni '60 con il sogno impossibile di diventare stand-up comedian. Anche qui una carriera confermata: quella della fantastica (è proprio il caso di dirlo) Rachel Brosnahan, che formava un'altra non-coppia al femminile accanto ad Alex Borstein, l'aspirante agente Susie Myerson. Ora siamo spasmodicamente in attesa della terza, Étoile, sempre per Prime Video e dedicata al mondo del balletto (grande rimpianto della sceneggiatrice che dovette appendere le scarpette al chiodo e prendere in mano la penna) con Luke Kirby e Gideon Glick già visti in Mrs. Maisel e, tra gli altri, Camille Cottin di Chiami il mio agente!. Nel mezzo però ci sono state anche The Return of Jezebel James, fermata dopo soli tre episodi con protagoniste Parker Posey e Lauren Ambrose, e A passo di danza (Bunheads, dal nome della crocchia in cui vengono tenuti i capelli dalle ballerine), fermata dopo un unico ciclo di episodi ma trampolino di lancio per la carriera di Sutton Foster, che poi rivedremo in Younger e nello stesso revival delle Gilmore.

La fantastica signora Maisel: perché ci mancherà la serie di Amy Sherman-Palladino?

La fantapolitica e fantagiurisprudenza dei coniugi King

Julianna Margulies e Chris Noth in una scena della serie The Good Wife
Julianna Margulies e Chris Noth in una scena della serie The Good Wife

Ciò che ha caratterizzato fin dagli esordi lo stile di Robert King & Michelle King, coppia fin dalla nomenclatura nei crediti, è l'interesse per la Legge statunitense - e tutti i suoi cavilli e le sue sfaccettature, come spesso capita in questi casi. Hanno creato un vero e proprio universo condiviso, iniziato con The Good Wife (dal 2009 al 2016), che ha ricordato al mondo come la tv generalista non abbia nulla da invidiare a quella via cavo quando si tratta di scrittura e caratterizzazione dei personaggi, se pensiamo a tutti quelli sopra le righe della serie. Un legal drama che ben presto si rivelava molto più del "caso della settimana", mostrando tutte le contraddizioni, l'ipocrisia e il finto puritanesimo della società, a partire dalla brava moglie del titolo (una splendida Julianna Marguiles). Una donna che riprendeva il lavoro di avvocato dopo aver fatto la casalinga e che rimaneva accanto al marito fedifrago (Chris Noth) e aspirante politico, che era andato a letto con delle prostitute facendo scandalo: guarda un po', i King parlavano di un matrimonio complicato.

The Good Fight: la locandina della serie
The Good Fight: Christine Baranski e Cush Jumbo nella locandina della serie

Da una costola di quel mondo - e da due personaggi principali, la Diane di Christine Basanski e la Lucca di Cush Jumbo, insieme alla Marissa di Sarah Steele e altre guest star - sono nate The Good Fight (dal 2017 al 2022, per il servizio streaming corrispettivo, l'allora CBS All Access oggi Paramount+), che si avvicinava più alla fantapolitica - altra passione dei King - e alle brutture della nostra società, compresa la discriminazione verso i neri e la delusione per le presidenziali in cui vinse Donald Trump - come nel caso del revival di Will & Grace, c'era urgenza politica di far sentire la propria voce di dissenso. Ora attendiamo tutti Elsbeth, basata sul personaggio già apparso in entrambi gli show e interpretato da Carrie Preston, di nuovo sulla rete generalista CBS. Nel mentre c'è stata nel 2016 BrainDead, durata una sola stagione sempre sulla rete di proprietà Paramount con protagonista Mary Elizabeth Winstead in cui si immagina un'invasione aliena nelle più alte cariche della politica statunitense. Tuttora in corso è invece Evil, a partire dal 2019 e sempre su Paramount+, in cui la coppia ha voluto sperimentare il fantasy dopo lo sci-fi, nello specifico il soprannaturale esoterico degli esorcismi, con protagonista una coppia formata da una psicologa forense scettica e da un seminarista cattolico più aperto (Katja Herbers e Mike Colter, già visto in The Good Wife) che devono affrontare un sibillino villain (Michael Emerson, l'ex Ben Linus di Lost nella realtà marito di Carrie Preston).

The Good Fight: dopo il finale di serie, l'eredità del mondo di The Good Wife alla tv

Il dramma cervellotico dei tedeschi

Dark: una foto della serie Netflix
Dark: una foto della serie Netflix

Chiudiamo questo trittico degli Showrunner Fantastici a San Valentino spostandoci in Europa, per la precisione in Germania (in parte Svizzera e Turchia e Russia, stando alle origini) con Baran bo Odar e Jantje Friese, fattisi conoscere sul colosso dello streaming Netflix, con cui hanno firmato un accordo, regalando alla piattaforma e agli spettatori uno dei suoi gioielli seriali, esempio sopraffino di sceneggiatura e controllo della struttura narrativa, nonché la dimostrazione della capacità tedesca di gestire una storia a più episodi e più stagioni. Stiamo parlando ovviamente di Dark, in onda dal 2017 al 2020, in cui una cittadina tedesca rimane sconvolta da una misteriosa sparizione che sembra ripetersi ciclicamente ogni 33 anni. Tre epoche indissolubilmente collegate tra loro, con un casting certosino per interpretare i personaggi nelle varie epoche e una trama complessa da seguire - tanto che uscirono infografiche apposite all'epoca - ma che rende la serie altrettanto affascinante.

1899 e Dark: la narrazione a confronto tra le due serie Netflix

Aaaaqfnf Xqlowbplh0Dxoupiqk9Xt Xz4H Wjey2 5Uaekgwp4Ko63Rs64Zgvbuqohn9I0Pnhlnae2Qpxo7Kswims3Ohdhewods4Rz0Ifqzoyrrpngfaki0K3Aievqscmkfgghhqwq38P Jgpp7W1C9G9Soo8W
1899: il numeroso cast della serie Netflix in un'immagine promozionale

Puzzle mentali che evidentemente appassiona la coppia anche nella vita reale e che li ha portati a creare 1899 per la piattaforma nel 2022, purtroppo durata solamente una stagione e che mostrava un cast più internazionale. Ora siamo tutti pronti per il loro prossimo progetto annunciato, Something Is Killing The Children, dall'omonimo graphic novel dello statunitense James Tynion IV e del nostro Werther Dell'Edera, insieme al colorista spagnolo Miquel Muerto, edita da noi da Edizioni BD. Ora che conosciamo il loro stile, chissà a quale trip mentale dovremo prepararci questa volta.