Sherlock 4, cinque cose che (forse) non avete notato

Come da consuetudine, anche la quarta annata dell'adattamento dei racconti di Conan Doyle contiene dei riferimenti nascosti, che si tratti della fonte letteraria o dei parallelismi con la vita reale.

Sherlock: Benedict Cumberbatch e Martin Freeman in The Lying Detective
Sherlock: Benedict Cumberbatch e Martin Freeman in The Lying Detective

Si è conclusa su BBC One (e in Italia su Netflix) la quarta - e forse ultima - stagione di Sherlock, la serie che ha dato la spinta giusta alla carriera di Benedict Cumberbatch e portato sullo schermo con un sapore modernamente classico la prosa di Arthur Conan Doyle. Una serie ricca e stimolante che, oltre al lavoro intelligente e spesso sorprendente sui personaggi e un notevole linguaggio visivo per tradurre in immagini il genio deduttivo del protagonista, ha anche saputo regalare ai fan di vecchia data svariate chicche metatestuali, ammiccando ripetutamente al materiale di partenza (vedi, per esempio, il blog di John Watson e i titoli dei post relativi ai vari casi). La quarta annata non fa eccezione a questo simpatico gioco citazionistico, che si estende anche al di là del canone letterario, e dopo aver visto tutti e tre gli episodi abbiamo voluto passare in rassegna i vari rimandi. N.B. Ovviamente questo articolo contiene spoiler.

Leggi anche: Sherlock: profumo di morte in apertura della quarta stagione

1. Allusione poliglotta

Il co-creatore della serie, Steven Moffat, sostiene di aver inserito in uno degli episodi precedenti un dettaglio nascosto che risulterebbe comprensibile solo agli spettatori che conoscono la lingua cinese. Le sei Thatcher contiene un altro Easter Egg linguisticamente subdolo, nella scena in cui Mary Morstan si trova in Norvegia. È possibile scorgere due imbarcazioni chiamate "Flekkete Bånd" e "Løwens Manke". Questi sono i titoli norvegesi di due racconti di Doyle, L'avventura della banda maculata e L'avventura della criniera del leone, ai quali l'episodio allude anche tramite la menzione di due casi di Sherlock (un uomo con un tatuaggio giapponese e una medusa).

Leggi anche: Sherlock 4, episodio 2: menzogne, colpi di scena da shock e amicizie che non possono finire

2. La vita privata di Mary Morstan

Sherlock: Martin Freeman e Amanda Abbington in The Six Thatchers
Sherlock: Martin Freeman e Amanda Abbington in The Six Thatchers

La fuga all'estero della moglie di Watson contiene un altro omaggio, questa volta di natura cinefila: sul passaporto posticcio di Mary appare il cognome Ashdown. Questo pseudonimo è stato usato dal grande detective in persona nel film Vita privata di Sherlock Holmes di Billy Wilder, un lungometraggio per il quale Moffat e il co-creatore Mark Gatiss (interprete di Mycroft) hanno più volte dichiarato di avere un affetto particolare. Questo perché il film, come la serie, è noto per il suo approccio al contempo rispettoso ed irriverente nei confronti del mito holmesiano.

Leggi anche: Sherlock 4, episodio 3: il problema finale è la famiglia

3. L'inaffidabile Toby

Sherlock: Amanda Abbington, Martin Freeman e Benedict Cumberbatch in The Six Thatchers
Sherlock: Amanda Abbington, Martin Freeman e Benedict Cumberbatch in The Six Thatchers

Non lo si vede spessissimo sullo schermo, ma è ben noto ai fan dei libri il cane Toby, segugio che aiuta Holmes soprattutto nel secondo romanzo, Il segno dei quattro. Qui appare in una versione molto meno attiva, per motivi tecnici: stando a Moffat e Gatiss, il ruolo di Toby è stato ridimensionato perché il cane fornito alla produzione era piuttosto pigro. E a proposito di animali celebri nel canone letterario, Le sei Thatcher contiene il secondo utilizzo nella serie della parola "Sumatra", allusione al famoso ratto gigante menzionato ne L'avventura del vampiro del Sussex e utilizzato in seguito da altri autori (inoltre, nei libri il Sumatra è il paese d'origine di Culverton Smith, antagonista ne Il detective morente).

Leggi anche: Sherlock. Uno studio in rosa: abbiamo letto per voi il manga Panini

4. Culverton Savile

Sherlock: Toby Jones nel ruolo del villain dell'episodio The Lying Detective
Sherlock: Toby Jones nel ruolo del villain dell'episodio The Lying Detective

Dopo Charles Augustus Magnussen, che era un incrocio tra una creazione di Doyle - Charles Augustus Milverton - e il magnate Rupert Murdoch, anche la quarta stagione contiene un villain che, pur provenendo dal mondo letterario, si basa in parte anche su un personaggio reale. Nel caso di Culverton Smith, come hanno fatto notare i critici inglesi, si tratta di qualcuno il cui ricordo è ancora una fonte di imbarazzo per la BBC: Jimmy Savile (1926-2011), celebre filantropo e presentatore radiofonico e televisivo, noto per le sue attività benefiche in ambito ospedaliero proprio come Smith. Dopo la sua morte è emerso un lato meno positivo della sua personalità, con la rivelazione che Savile avrebbe abusato sessualmente di centinaia di persone tra il 1955 e il 2009, sfruttando la propria fama per commettere questi crimini. La somiglianza tra Smith e Savile è accentuata vedendo l'episodio in lingua originale, poiché l'attore londinese Toby Jones parla con l'accento tipico dello Yorkshire, regione natale del controverso presentatore.

Leggi anche: Sherlock - L'abominevole sposa: un uomo fuori dal suo tempo

5. Sherrinford e Eurus

Sherlock: l'attore Mark Gatiss in The Final Problem
Sherlock: l'attore Mark Gatiss in The Final Problem

Già nel finale della terza stagione era stata suggerita l'esistenza di un terzo fratello Holmes, teoria già formulata in campo letterario dai lettori e dagli autori successivi a Doyle, poiché in una famiglia come quella di Sherlock e Mycroft il figlio primogenito sarebbe responsabile della casa. Il nome suggerito per questo fratello sarebbe Sherrinford, già considerato da Doyle per il personaggio che è divenuto Sherlock. Nella serie il fratello maggiore è stato sostituito dalla sorella minore Eurus, ma Sherrinford è comunque legato alla famiglia in quanto carcere di massima sicurezza - e ignoto al pubblico - dove lei è rinchiusa su ordine di Mycroft. L'abitazione d'infanzia dei fratelli Holmes, mostrata ne Il problema finale, si chiama invece Musgrave, un rimando al racconto Il cerimoniale dei Musgrave, incentrato su un antico enigma.