Recensione Coriolanus (2011)

Una mossa indubbiamente coraggiosa da parte di Fiennes, che però mostra tutti i suoi limiti in una regia altalenante che, specialmente nella seconda parte, è priva di personalità, insistita e ridondante.

Shakespeare in War

Dopo aver interpretato da assoluto mattatore nel 2000 la tragedia di Shakespeare, una delle ultime scritte dall'autore agli inizi del 1600, Ralph Fiennes rimane talmente colpito dal personaggio di Caio Marzio Coriolano che inizia a pensare da subito ad una trasposizione cinematografica. Un personaggio ed una storia da lui studiati a lungo, che hanno un che universale e che, a suo dire che avevano un legame strettissimo con l'attualità che doveva essere sviscerato a tutti i costi. Nasce così l'idea di ambientare ai giorni nostri la storia del valoroso condottiero romano macchiatosi di un doppio tradimento.

Siamo a Roma, oggi. La città è in guerra contro i Volsci, un popolo confinante dotato di un piccolo ma agguerritissimo esercito di guerriglieri capitanato da Tullo Aufidio (Gerard Butler), ed è in preda ad una sommossa popolare per via della mancanza di cibo. L'esercito dei ribelli sfoga tutta la sua rabbia nei confronti di Caio Marzio (Ralph Fiennes), il valoroso generale dell'esercito romano colpevole secondo loro di aver fatto sparire tutte le scorte alimentari. Menenio Agrippa (Brian Cox) tenta di placare gli animi mentre l'imperturbabile Coriolano si mostra sprezzante nei loro confronti in quanto secondo lui il popolo non ha servito l'esercito che era sceso in campo per difendere la città. Chi riesce ad approfittare furbescamente del momento di impopolarità di Caio Marzio sono i due tribuni della plebe, Bruto e Sicinio, che denunciano il generale che sta per lasciare Roma proprio mentre giunge la notizia che l'esercito dei Volsci è pronto a dare battaglia. Cominio, a capo dell'esercito romano sceglie come suo secondo proprio Caio Marzio per organizzare una sorta di doppia spedizione punitiva e così mentre il primo conduce i suoi soldati contro l'esercito di Aufidio per difendere la città, Caio Marzio contrattacca e con i suoi uomini invade la città volscia di Corioli che viene vittoriosamente conquistata, per poi raggiungere il suo superiore e aiutarlo a combatte le rimanenti forze dei Volsci che poi si ritirano sconfitti. In segno di riconoscimento per il suo incredibile valore, Comino concede così a Caio Marzio il soprannome onorifico di Coriolano. Al suo ritorno a casa l'uomo viene convinto dall'integerrima e ambiziosa madre Volumnia (una strabiliante Vanessa Redgrave) a candidarsi alla carica di console, ma nonostante i favori del Senato e del popolo, Bruto e Sicinio riescono ad aizzano un'altra rivolta contro la sua elezione a console che alla fine sortirà gli effetti desiderato. Coriolano va su tutte le furie e dopo aver insultato tutti i membri del governo della città viene esiliato come traditore.

Dopo settimane di viaggio egli arriva a destinazione nella capitale dei Volsci dove incontra il suo vecchio nemico Aufidio ed insieme a lui ordisce la sua vendetta offrendosi di guidare l'esercito dei Volsci in una battaglia contro Roma. Quando la notizia si diffonde, il governo di Roma, in preda al panico, cerca in ogni modo di convincere Coriolano ad abbandonare i suoi propositi di vendetta, ma né Cominio, né Menenio riescono nell'intento. Come ultima arma viene usata la sua famiglia: la madre Volumnia, la moglie e il figlioletto di Coriolano vengono condotti al suo capezzale e dopo un lungo confronto, alla fine l'uomo cede alle implorazioni della sua anziana genitrice e rinuncia, firmando un trattato di pace tra volsci e romani. Un armistizio che gli costerà la vita per aver tradito la fiducia di Aufidio e di tutti i Volsci.

Un progetto ambizioso, coraggioso e complesso quello della rivisitazione in chiave moderna di Coriolano, che ha reso difficile l'opera di ricerca dei finanziamenti per la produzione. Quando al gruppo si è unito il commediografo e sceneggiatore John Logan, conosciuto a Hollywood grazie ai premi collezionati per lo script de Il Gladiatore e The Aviator, le cose per Fiennes hanno iniziato ad andare per il verso giusto ed alla fine il suo film, il primo nella tripla veste di produttore, regista e attore, si è finalmente potuto realizzare.

Un'opera, questo moderno Coriolanus, nel complesso poco convincente, per un esordio dietro la macchina da presa alquanto presuntuoso. Il film nella prima parte riesce a intrattenere piacevolmente, anche grazie alle numerose sequenze action e ad uno spargimento di sange e proiettili da far invidia a Full Metal Jacket, mentre nella seconda si affloscia su sè stesso scendendo di ritmo e annoiando lo spettatore con dialoghi interminabili e sceneggiate enfatizzate al massimo che poco si sposano con il look ultracontemporaneo del film e con la Belgrado scelta come location per ambientare la Roma di oggi.

Una mossa indubbiamente coraggiosa da parte di Fiennes, che però mostra tutti i suoi limiti in una regia altalenante che, specialmente nella seconda parte, è priva di personalità, insistita e ridondante. Forse il progetto nella sua globalità e la difficoltà del testo scelto avrebbero richiesto un po' di tempo in più e una maggiore esperienza da parte sua invece di buttarsi nella mischia con uno Shakespeare post-moderno senza aver acquisito la giusta preparazione tecnica.
Globalmente poco coinvolgente in termini di pathos, il film raggiunge il suo momento topico nella "scena madre" in cui la Redgrave si reca al capezzale del figlio per convincerlo a rinunciare ai suoi propositi distruttivi nei confronti di Roma. Un duetto di straordinaria potenza che manca però di quella credibilità di fondo imprescindibile.

Se nelle intenzioni di Fiennes c'era un action war-movie ultramoderno costruito sul testo originale della tragedia di Shakespeare, la trasposizione avrebbe a nostro avviso dovuto mantenersi fedele alla storia modellando i dialoghi in modo da renderli più asciutti, meno teatrali, fruibili anche per un pubblico giovane o non particolarmente avvezzo ai drammi storici. Il risultato è un polpettone guerresco ben messo in scena ma poco amalgamato con la storia e con il linguaggio originale usato da Shakespeare, che sin dai primi minuti si pone ai limiti del surreale. Un vero peccato, perchè forse con qualche ritocco qui e là e soprattutto con un po' di lucidità in più si sarebbe potuto trovare il giusto connubio tra letteratura, Storia e cinema.

Movieplayer.it

2.0/5