Shadowhunters: transizione difficoltosa dal cinema alla TV

Il nostro commento al pilot della trasposizione televisiva della saga fantasy di Cassandra Clare, dal 13 Gennaio anche in Italia su Netflix con cadenza settimanale.

Il giorno del suo diciottesimo compleanno, Clary Fray scopre l'esistenza di un mondo che non conosceva, abitato da creature magiche e demoniache. E quando presenze oscure prendono di mira la ragazza per via di sua madre, la situazione diviene inquietantemente personale. In fuga, Clary stringe un'alleanza con tre cacciatori d'ombre: Jace, Isabelle ed Alec. Grazie a loro scoprirà la verità sulla propria famiglia, mentre altrove il sinistro Valentine continua a cercare un artefatto misterioso legato alla madre della ragazza...

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Shadowhunters - Città di ossa: Lily Collins e Jamie Campbell Bower in una scena di gruppo
Shadowhunters - Città di ossa: Lily Collins e Jamie Campbell Bower in una scena di gruppo

In principio ci fu il cinema

Prima di passare all'oggetto specifico che ci accingiamo a commentare, vale a dire il primo episodio di Shadowhunters, è opportuno ricordare che non si tratta del primo adattamento per lo schermo della saga letteraria di Cassandra Clare, giunta ormai al decimo romanzo (in uscita fra un paio di mesi). Prima ci fu il film Shadowhunters - Città di ossa, arrivato nelle sale nell'autunno del 2013 e segnato da un riscontro negativo da parte di critica e pubblico (il secondo lungometraggio, già in fase avanzata di pre-produzione, fu rimandato e poi cancellato). La casa di produzione teutonica Constantin Film, che detiene i diritti di sfruttamento dei libri, ha quindi deciso di riesumare le avventure di Clary Fray sul piccolo schermo.

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Nuova formula

Shadowhunters: Clary (Katherine McNamara) e Jace (dominic Sherwood) si confrontano nell'episodio The Mortal Cup
Shadowhunters: Clary (Katherine McNamara) e Jace (dominic Sherwood) si confrontano nell'episodio The Mortal Cup

Per il pubblico americano, Shadowhunters è soprattutto uno stratagemma di marketing, legato alla rinascita del canale noto finora come ABC Family (in Europa la serie va in onda su Netflix, allo stesso ritmo del palinsesto statunitense). Da quest'anno, infatti, la casa di serie televisive come Pretty Little Liars, ossia programmi che non sono propriamente per famiglie, si chiama Freeform, alludendo a contenuti variegati e non necessariamente "per tutti". La modifica è avvenuta proprio in occasione del debutto di Shadowhunters (e il ritorno della sesta stagione di Pretty Little Liars).

Spazio alla parola

Shadowhunters: alcuni dei protagonisti nell'episodio The Mortal Cup
Shadowhunters: alcuni dei protagonisti nell'episodio The Mortal Cup

Se a livello pubblicitario e commerciale si può quindi giudicare azzeccata la scelta di portare in televisione l'universo creato da Clare, sul piano artistico l'operazione lascia a desiderare, almeno per quanto concerne il pilot, fastidiosamente appesantito dal peggiore difetto da primo episodio: la necessità di spiegare tutto, il più velocemente possibile, saltando da una location - e un'epoca - all'altra nel tentativo di liberarsi del fardello di una backstory per nulla semplice praticamente subito e lasciare ai dodici episodi rimanenti più spazio per respirare e mettere in scena l'epicità immaginata dall'autrice.

Shadowhunters: i protagonisti Katherine McNamara e Dominic Sherwood in una foto dell'episodio The Mortal Cup
Shadowhunters: i protagonisti Katherine McNamara e Dominic Sherwood in una foto dell'episodio The Mortal Cup

Questo è un difetto che si poteva riscontrare anche nel pilot di The Shannara Chronicles, l'altra serie fantasy di inizio 2016. Però in quella serie il sapore epico era già presente, insieme ad una sana dose di divertimento e un cast per lo meno rispettabile. Shadowhunters invece soffre per via di un approccio troppo "terra terra" (per ora sembra di vedere un episodio particolarmente economico di Smallville), un'eccessiva seriosità che appesantisce anche i dialoghi più (teoricamente) leggeri ed un gruppo d'attori la cui mancanza di riconoscibilità è quasi imbarazzante anche solo rispetto al film (che aveva Lena Headey e Jonathan Rhys Meyers). Qualcuno forse riconoscerà dei volti da CW (Alan Van Sprang, che interpreta Valentine, è stato Enrico II in Reign), ma per un programma così ambizioso (sulla carta) è un risultato poco incoraggiante. Speriamo che le puntate successive smentiscano i nostri timori, altrimenti questa rischia di diventare la saga che proprio non ne vuole sapere di fare bella figura sullo schermo...

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2.0/5