Shadowhunters: Il finale della prima stagione non risolve i problemi generali della serie

La trasposizione televisiva dei romanzi di Cassandra Clare chiude il primo ciclo di episodi con un commiato irrisolto, promettendo svolte epocali per il futuro.

Questioni di brand

Indubbiamente, la scelta di puntare su Shadowhunters in televisione è stata una decisione saggia da parte del suo network americano, quel Freeform nato dalle ceneri di ABC Family che ha così potuto sottolineare il proprio essere in sintonia con i gusti di un pubblico young adult, al quale si indirizzano proposte come il sempreverde Pretty Little Liars (che ha da poco chiuso la sua sesta stagione, mentre la settima - ed ultima? - dovrebbe debuttare in estate) e il già menzionato adattamento dei romanzi di Cassandra Clare.

Shadowhunters: le attrici Katherine McNamara ed Emeraude Toubia in Stella del mattino
Shadowhunters: le attrici Katherine McNamara ed Emeraude Toubia in Stella del mattino

Una scommessa vinta almeno in termini di audience, dato che Shadowhunters in America è andato talmente bene da essere rinnovato per una seconda stagione (e anche a livello internazionale, dove è distribuito da Netflix il giorno dopo la messa in onda statunitense, i risultati sembrano essere soddisfacenti, se consideriamo che la serie è reperibile nella categoria "Popular on Netflix"). Un risultato non da poco per un progetto nato in seguito alla morte prematura di quello che doveva essere un nuovo franchise cinematografico, anche se viene da chiedersi se la direzione attuale sia quella giusta.

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Why so serious?

Shadowhunters: Dominic Sherwood e Katherine McNamara nell'episodio Stella del mattino
Shadowhunters: Dominic Sherwood e Katherine McNamara nell'episodio Stella del mattino

Nella nostra recensione del primo episodio avevamo sottolineato quanto il pilot soffrisse in parte per via della necessità di spiegare tutto, in parte a causa di un tono eccessivamente serio. Il primo problema è stato risolto, con un maggiore equilibrio fra la mitologia immaginata da Clare e le vicende personali dei cacciatori d'ombre; il secondo invece continua a dominare la prima stagione, caratterizzata da una seriosità che rende difficile immaginare una modalità di visione più vicina al binge-watching promosso da Netflix. Per carità, non pretendiamo un'atmosfera scanzonata, che sarebbe altrettanto fuori luogo, ma una situazione un po' più equilibrata gioverebbe maggiormente all fruizione di un prodotto dove i protagonisti includono un lupo mannaro, un vampiro e un mago (quest'ultimo anche apertamente bisessuale). Questo problema si estende anche al cast, quasi per nulla in sintonia con la vera valenza del materiale che hanno a disposizione. Solo Emeraude Toubia (Isabelle), Harry Shum Jr. (Magnus Bane, il mago di cui sopra) e Alan Van Sprang (il cattivo Valentine) hanno il giusto approccio, divertendosi visibilmente, mentre gli altri interpreti passano ogni singolo episodio a recitare come se si trovassero in un dramma intimista.

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Shadowhunters: i quattro protagonisti nella puntata Stella del mattino
Shadowhunters: i quattro protagonisti nella puntata Stella del mattino

L'unica eccezione, parziale, è il decimo capitolo, Mondo capovolto, dove Clary si ritrova in una dimensione parallela dove i cacciatori d'ombre non esistono e tutti i suoi amici hanno delle vite normali. In quell'universo alternativo, elemento narrativo che fa spesso capolino in produzioni di genere sul piccolo schermo (basti pensare a Star Trek - Deep Space Nine, Buffy - L'ammazzavampiri o Smallville), per la prima volta tutti sembrano essere in sintonia per quanto riguarda l'atmosfera della serie e come realizzare un prodotto serio ma divertente. Solo che poi si torna nel mondo reale, e la narrazione è nuovamente appesantita da un'assenza quasi totale di ironia (per lo meno volontaria), cosa evidente soprattutto nel penultimo episodio, Malec, dove neanche un matrimonio riesce a risollevare le sorti di uno show votato al dark onnipresente, a volte con risultati al limite del disastroso (la sottotrama legata al presunto rapporto di parentela fra Clary e Jace è assolutamente inerte a livello puramente drammatico).

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Dov'è l'epica?

Shadowhunters: Dominic Sherwood e Katherine McNamara in una foto dell'episodio The Mortal Cup
Shadowhunters: Dominic Sherwood e Katherine McNamara in una foto dell'episodio The Mortal Cup

L'altro grande difetto, già riscontrato in apertura di serie e per ora costante, è un approccio decisamente cheap nei confronti della materia più apertamente fantasy, evocata con toni epici nei dialoghi ma attualmente molto limitata a livello visivo. Il finale di stagione, Stella del mattino, promette di rimescolare le carte da quel punto di vista, annunciando un conflitto aperto per l'anno prossimo, ma c'è da chiedersi se, arrivati a quel punto, ci saranno ancora abbastanza persone interessate a questo mondo. Anche perché una maggiore quantità di action non servirà a molto se il respiro epico continuerà ad essere smorzato dalla visione di uno showrunner che sembra determinato a far soffrire i suoi personaggi senza proporre un briciolo di speranza. La seconda annata saprà aggiustare il tiro anche in quel reparto? Aspettiamo e speriamo...

Movieplayer.it

2.0/5