Sergio Colabona presenta Passannante

L'incontro stampa romano per la presentazione del film che narra la vicenda del cuoco anarchico che attentò alla vita di re Umberto I.

E' un film che suscita sentimenti contrastanti, Passannante. Un'opera gravata da difetti troppo grandi, ed evidenti, per potersi dire cinematograficamente riuscita, ma che nondimeno ha un valore etico, e di testimonianza, che va al di là della sua riuscita prettamente artistica: per come racconta, getta luce su un personaggio dimenticato, su una vicenda sepolta (letteralmente) dalla nostra storia, che anche a sentirla raccontare ora, a un secolo di distanza, fa vibrare d'indignazione: anche, e soprattutto, nel centocinquantenario della nostra unità, in questo clima di concordia che troppo spesso ci fa dimenticare le pagine più oscure, e vergognose, della nostra vicenda nazionale.
Del film dedicato al cuoco anarchico, torturato, imprigionato e lasciato morire in manicomio, per un fallito attentato alla vita del re Umberto I, e della tormentata vicenda legata alla sua mancata sepoltura, hanno parlato il regista Sergio Colabona, gli ideatori Ulderico Pesce e Andrea Satta, e gli attori Luca Lionello e Veronica Gentili, nell'incontro con la stampa che si è tenuto a Roma, dopo la proiezione del film.

"L'idea del film mi è venuta leggendo un trafiletto di giornale del 1999", ha esordito Colabona "che parlava del paese lucano (Salvia di Lucania, ribattezzata poi Savoia di Lucania, ndr) noto per aver dato i natali a Passannante. Ho trovato poi un libro di un editore di Salerno che parlava del personaggio, e ho scritto una prima stesura della sceneggiatura. Solo in seguito ho visto lo spettacolo di Ulderico e Andrea, e allora ci siamo conosciuti: inizialmente c'era una certa diffidenza reciproca, ma poi ci siamo capiti e abbiamo deciso di imbarcarci insieme in questa avventura. Ho dovuto faticare non poco per convincere gli attori a fare il film, ad esempio il protagonista Fabio Troiano non sapeva neanche chi fosse Passannante".
"Il vero giornalista, a cui è ispirato il personaggio che vediamo nel film, è Alessandro De Feo dell'Espresso, è lui che ci ha dato una mano più di tutti nella battaglia per dare una giusta sepoltura al corpo di Passannante", ha aggiunto Ulderico Pesce. "Lui ha dato una grande visibilità mediatica a questa vicenda, solo in seguito abbiamo incontrato Sergio che si era appassionato alla storia del personaggio. Penso che, bello o brutto, questo sia un film che rimane, che dovrebbe essere mostrato nelle scuole perché educativo. In questo periodo celebriamo l'Unità d'Italia, ma è giusto anche raccontare storie del genere; storie che fanno capire che l'unità non ha mai cancellato disparità e miserie presenti nel paese, e che già allora c'era gente disposta a pagare con la vita la sua voglia di giustizia. Il personaggio di Passannante ci fa capire quanto è importante, oggi come ieri, sognare."

Il cantante Andrea Satta, che dagli anni '90 ha portato in giro per l'Italia, insieme a Pesce, lo spettacolo dedicato all'anarchico lucano, ha azzardato un paragone col presente: "Passannante per noi è Carlo Giuliani, sono i prigionieri rinchiusi a Guantanamo, sono tutti coloro che stanno in carcere ingiustamente, o che comunque subiscono trattamenti disumani. Io voglio solo ricordare che, nell'Italia democratica, per 50 anni il cranio e il cervello di un uomo sono stati esposti in un museo criminologico, negando a questi un diritto che è di tutti, quello della sepoltura."
Luca Lionello ha aggiunto: "Il nostro è un film fatto col cuore, l'abbiamo tutti amato e realizzato con grande passione. Personalmente, mi è piaciuta molto l'idea di gettare uno sguardo sulle nostre radici e sul nostro passato. E trovo sia anche, a suo modo, un film molto attuale". Veronica Gentili, che nel film interpreta la regina Margherita, ha concordato: "Oggi come ieri, è difficile prendere posizione per chi non ha le spalle coperte. Si rischia molto, e si paga il doppio. Passannante non ha avuto paura a farlo."

Qualcuno ha poi chiesto al regista se i colloqui dei tre protagonisti con i vari Ministri della Giustizia che si vedono nel film (e che rappresentano rispettivamente Oliviero Diliberto, Clemente Mastella e Roberto Castelli) siano ispirati a fatti reali. "No, sono episodi inventati", ha risposto Colabona. "Ci serviva un luogo simbolico, in questo caso il ministero, che potesse rappresentare la lotta contro la burocrazia. Va detto, comunque, che nel 1999 il ministro Diliberto fece la prima ordinanza di sepoltura, e usò parole molto forti per descrivere quello che era successo: disse testualmente 'Qui il nascente Stato Italiano ha stroncato per la prima volta l'opposizione meridionale'. Il fascicolo, tuttavia, fu in seguito sepolto da Castelli, che sosteneva che sarebbe stato un errore dare sepoltura a quello che secondo lui era un anarchico, un criminale. Solo la nostra insistenza, e la visibilità mediatica dataci dall'Espresso, hanno infine permesso di concludere felicemente la vicenda".