Sciarra, Pasotti e Foà a Locarno per Quale amore

Maurizio Sciarra torna a Locarno per presentare il suo ultimo lavoro, Quale amore, girato in Svizzera e liberamente tratto da La sonata a Kreutzer di Tolstoj.

Maurizio Sciarra, a cinque anni dalla vittoria con Alla rivoluzione sulla due cavalli, torna a Locarno per presentare il suo ultimo lavoro, Quale amore, girato in Svizzera e liberamente tratto da La sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj. Accompagnato dai due interpreti maschili del film, Giorgio Pasotti e Arnoldo Foà, il regista parla con entusiasmo di questo film, difendendolo con passione anche da qualche attacco polemico di parte della critica.

Quale amore affronta il tema del dualismo tra l'amore ideale, perfetto, e il desiderio di possesso che culmina nella gelosia più sfrenata. Un argomento di grande attualità che però, in questo caso, ha origine da un'operetta morale ottocentesca. Come vi siete accostati a un adattamento che richiedeva una conciliazione tra l'epoca del romanzo e i tempi moderni? Maurizio Sciarra: Per raccontare una storia contemporanea ho scelto di rivolgermi a uno dei racconti meno cinematografici che esista, e l'ho fatto consapevolmente. Era una scommessa difficile da vincere, ma i personaggi di Tolstoj, ancora oggi, permettono di fotografare il tema della crisi di coppia con straordinaria intensità. All'inizio ho pensato anche di girare un film in costume, ma ho scartato subito quest'idea perché avrei interposto un filtro che avrebbe causato una notevole perdita di potenza espressiva perciò ho preferito optare per il presente. Io e i produttori pensavamo di ambientare la pellicola a Ginevra, ma durante i sopralluoghi a Lugano, la bellezza del luogo ci ha spinti a scegliere il Ticino, infatti il film è coprodotto da Italia e Svizzera e aspira a essere una storia internazionale.

Il linguaggio tolstojano, per lo più inalterato, suona piuttosto melodrammatico in contrasto con i volti moderni che popolano il film. Giorgio Pasotti: La storia, effettivamente, è molto attuale, perciò per me è stato importante dare poco colore al mio personaggio. Per trovare il giusto equilibrio ho scelto un'interpretazione monotonica perché volevo a tutti i costi evitare la macchietta del folle che è impazzito a causa della gelosia. Andrea subisce un'evoluzione, ma non perde mai la sua lucidità ed è perfettamente consapevole delle sua azioni.

Arnoldo Foà: La storia deve essere predominante su tutto, anzi tutti i mariti che vedranno il film saranno convinti a uccidere le proprie mogli. Scherzi a parte, io trovo il linguaggio di Tolstoj assolutamente moderno. I grandi autori sono fondamentali perché capaci di fotografare puntualmente i momenti essenziali della nostra vita.

Maurizio Sciarra: Ogni storia ha bisogno di un suo linguaggio particolare, altrimenti si arriva a un appiattimento linguistico e di modi di ripresa che appartiene più alla televisione che al cinema. Ad esempio, durante le riprese, abbiamo usato solo una volta la steadycam per una necessità tecnica. Oggi la steady è un mezzo usurato, che non ha più niente da dire perché è stato privato delle sue potenzialità espressive e si usa soprattutto in televisione. Per questo motivo ho scelto di lasciare inalterato il linguaggio di Tolstoj, perchè non volevo fare un film d'attualità, ma indagare una parte dell'animo umano con tecniche di derivazione letteraria.

Il cameo del presidente del festival Marco Solari, la scelta di mostrare Vanessa Incontrada nuda e la visibilità di alcuni sponsor come l'UBS hanno aiutato Quale amore a essere presentato in Piazza Grande? Maurizio Sciarra: Il film ci è stato richiesto da vari festival, la scelta di venire qui è dovuta principalmente alla mia vittoria di cinque anni fa e al fatto che si tratta di una coproduzione italo-svizzera. Quanto al conflitto d'interessi con il direttore Solari, gli ho chiesto di dimettersi per poter interpretare il mio film, ma lui non ha accettato. (Sciarra ride n.d.r.).

Anni fa Giancarlo Sbragia ha portata in scena La sonata a Kreutzer creando una grandissima tensione emotiva grazie all'intreccio tra le parole di Tolstoj e la musica di Beethoven. Nel film, la grande attenzione ai dialoghi sembra aver messo la musica in secondo piano affievolendo l'emozione. Maurizio Sciarra: In genere in un film di una durata media di novanta minuti ve ne sono venti di musica. Noi ne abbiamo inseriti quaranta, di cui quindici dedicati alla Sonata a Kreutzer di Beethoven. Il film ha richiesto un pre-preparazione sulla musica e io stesso, mentre lavoravo, percepivo questo lavoro come un musical. Tutti gli snodi drammatici della vicenda sono stati girati con la musica adeguata, perciò se questo non arriva al pubblico è una mia mancanza, visto che la musica è l'altro protagonista insieme agli attori.

Giorgio Pasotti: Il mio personaggio è stato preparato sulla base dei tre atti che compongono la sonata di Beethoven. Ho lavorato a lungo per assimilare la dimensione emotiva insita in questo brano e sono proprio le sue variazioni a modificare gli stati d'animo di Andrea.